Rifiuti elettrici «Quasi la metà smaltiti male»
I rilevatori satellitari a bordo dei camion tra isole ecologiche e smaltitori irregolari Tracciate anche le «rotte» lombarde Altroconsumo: regali al mercato illegale
Quattro elettrodomestici su dieci, quando li eliminiamo, non vengono smaltiti in maniera corretta: sono i risultati di un’indagine condotta recentemente da Altroconsumo ed Ecodom (Consorzio italiano recupero e riciclaggio elettrodomestici). Gli apparecchi elettrici ed elettronici — che cambiamo con una velocità sempre più elevata e che quando diventano rifiuti sono chiamati Raee — devono essere smaltiti secondo un percorso specifico perché contengono materiali pericolosi o particolarmente preziosi. In entrambi i casi non possono essere dispersi nell’ambiente, né destinati a una discarica o a un inceneritore.
Quando vogliamo eliminare la lavatrice, il ferro da stiro, o lo spazzolino da denti elettrico, abbiamo due possibilità: portarli in un’isola ecologica, personalmente o tramite il servizio di ritiro a domicilio, oppure affidare l’apparecchio vecchio al punto vendita dove acquistiamo il nuovo. Si tratta di un servizio dovuto, «uno contro uno», per i grandi elettrodomestici; i piccoli invece possono essere lasciati nei punti vendita di attrezzature elettroniche, anche se non facciamo acquisti. Sia che facciamo riferimento a un’isola ecologica che al rivenditore, i Raee dovrebbero poi raggiungere gli impianti di tratta- mento autorizzati — 59 in Italia — dove sono «smontati» per riciclare tutto il possibile.
Secondo stime del settore, però, una buona parte dei Raee andrebbe «persa» e l’indagine di Altroconsumo lo conferma. L’inchiesta, che ha coinvolto circa 200 volontari, prevedeva l’inserimento, nei loro apparecchi dismessi (lavatrici, frigo, lavastoviglie), di trasmettitori satellitari che hanno permesso di seguirne gli spostamenti, una volta usciti di casa. «Dei 174 apparecchi che hanno fornito dati validi (gli altri hanno smesso di funzionare troppo presto oppure stanno ancora trasmettendo) — spiega Claudia Chiozzotto, di Altroconsumo — solo 107 hanno raggiunto l’impianto di trattamento previsto dalla legge. Gli altri 67 sono finiti in impianti non autorizzati, dai rottamai (e in questo caso è possibile recuperare solo la componente metallica), in case e capannoni privati, o nel mercato dell’usato. Ogni volta che uno di questi elettrodomestici esce da un’isola ecologica e non raggiunge l’impianto autorizzato previsto, si alimenta un mercato illegale».
L’indagine ha interessato tutte le regioni d’Italia, e 63 apparecchi sono partiti proprio dalla Lombardia, con risultati analoghi. Considerando i 54 tracciati validi, 31 hanno raggiunto la destinazione corretta mentre 23 hanno preso una strada sbagliata: dieci di questi hanno raggiunto un rottamaio. «I rischi — sottolinea Chiozzotto — sono sia di tipo ambientale sia sociale. Da un lato abbiamo l’impatto dovuto alla dispersione di sostanze inquinanti, assieme alla perdita dei materiali utili che si potrebbero ricavare dai Raee. Dall’altro, quando questi apparecchi entrano nel mercato dell’usato, possono essere messi in vendita privi dei requisiti di sicurezza, in Italia o nei paesi in via di sviluppo, dove la normativa è meno stringente». Questi numeri rappresentano una stima per difetto, perché tutti i volontari coinvolti hanno compiuto correttamente la prima parte del percorso di smaltimento, consegnando gli elettrodomestici alle isole ecologiche o ai rivenditori. Non è sempre così. «È necessaria più trasparenza oltre a più informazioni per i consumatori che non conoscono gli iter corretti — dice Chiozzotto —. Servono maggiori controlli su tutta la filiera, in entrata e in uscita dagli impianti. Sarebbe poi importante allungare la vita di questi apparecchi, anche grazie al mercato dell’usato, ma andrebbero formalizzate le regole che ne garantiscono sicurezza ed efficienza».
Claudia Chiozzotto Servono controlli sulla filiera perché i camion tracciati sono tutti partiti dalle isole ecologiche: i cittadini si erano mossi in maniera corretta Gli effetti non sono soltanto ambientali ma anche sociali