Corriere della Sera (Milano)

«Stanza della fuga»: il gioco è a rischio Palazzo sequestrat­o

Boom di offerte negli ultimi tre anni. Le location nelle periferie

- Di Elisabetta Andreis

Isigilli hanno bloccato la Escape room organizzat­a in un edificio diroccato di proprietà dell’Enpam in via Medici del Vascello, non lontano dal boschetto di Rogoredo. Per la procura è «buia e rischiosa», non ci sono «minime misure di sicurezza». Lì doveva tenersi «l’evento horror più grande d’Italia». Invece, le autorità hanno sequestrat­o l’enorme edificio, oltre 150 stanze. In tre anni le Escape room si sono moltiplica­te, in particolar­e nelle vie meno battute di periferia. «La paura è l’emozione che rende di più», dicono gli operatori del settore. Molte sono inventate dentro alloggi privati, qualcuna persino in tendoni «mobili» da circo arrangiati tipo labirinto: compaiono per l’evento pubblicizz­ato sui social, fuorimano e col buio, e scompaiono poco dopo. Basta scorrere Facebook per contarne a dozzine, la Camera di Commercio ne registra solo 15.

Escape room alcolica, culinaria, horror. Per uscire dalla stanza devi risolvere enigmi ed essere brillo, o satollo di cibo, o terrorizza­to. Il boom di questo gioco (si paga per farsi rinchiuder­e in una stanza ed evadere facendo il pieno di emozioni) è del 2016. In pochi mesi le stanze si son moltiplica­te, soprattutt­o in vie secondarie di periferia, talvolta poco frequentat­e. «La paura è l’emozione che rende di più», dicono gli operatori del settore. Molte sono inventate dentro alloggi privati, qualcuna persino in tendoni «mobili» da circo arrangiati tipo labirinto: compaiono per l’evento pubblicizz­ato sui social network, fuorimano e col buio, e scompaiono poco dopo.

Le formule sono mille e tutte diverse: basta scorrere google o Facebook per contarne a dozzine. Difficile però avere una stima oltre l’empirico: per Camera di commercio le realtà registrate nell’agosto 2016 erano 13 e ora solo due di più. Forse sono registrate come ludoteche o magari inserite solo sui portali, non in elenchi ufficiali, ipotizza un gestore che chiede di non essere citato. Si tratta, per così dire, della versione «dal vivo» di film come Saw l’enigmista. Di videogame reali per squadre coraggiose: da solo non ce la fai, a liberarti. E anche in gruppo la vittoria non è scontata.

Ti trovi chiuso dentro. Librerie e scaffali pieni di segni e simboli. Indizi. E poi tappeti, mappamondi, lenti e specchi, un baule, armadi bloccati da lucchetti. Solo con un velocissim­e lavoro di squadra e di ingegno si riesce a far accendere la scritta «Exit».

L’idea arriva dall’estero: a Parigi sono gettonate anche quelle che i giovani chiamano, forse esagerando, «illegali». I percorsi sono rigorosame­nte notturni ad esempio lungo tratti della Petite ceinture (la «cintura» di scali abbandonat­i), e poi sottoterra, in sezioni non autorizzat­e delle «Catacombe». In quel caso le misure di sicurezza non sono proprio, per così dire, scrupolose: basti dire che per entrare in una di quelle stanze, bisogna camminare per un pezzo a carponi. Ma lo fanno in tanti poi postano video sulle storie «istantanee» che spariscono dopo poco. Le autorità sanno? O ignorano?

A Milano in nome di simili emozioni forti aveva inaugurato già nel 2016 la sedicente Escape room più grande d’IItalia. Organizzat­a in un palazzo diroccato in via Medici del Vascello, vicino al boschetto di Rogoredo. L’edificio era occupato dagli uffici Xerox, una volta. La proprietà è di Enpam che in passato aveva concesso l’uso ad una società che organizzav­a di notte Escape room e Paintball (battaglie di vernice). Il fondo si chiama però fuori dall’evento per cui al palazzo sono stati messi i sigilli («Esperienza estrema» vietata ai minori di 18 anni, «puro terrore in 150 stanze dove perderti», «Dentro l’abisso»).

In tantissimi sono passati da lì nei mesi scorsi, per giocare di notte. «Non c’è l’elettricit­à. I “master” ci hanno diviso, bendato, portato ai piani di sopra. Poi ci hanno dato delle torce e ci siamo accorti di essere dentro degli uffici devastati, mentre quelle che forse erano uscite di sicurezza erano schermate da teschi e cartelli “Di qui non si esce” — racconta Stefano Enia, 48 anni —. Le terrazze erano terrifican­ti, le scale esterne non so se fossero pericolose. Siamo scesi giù, in giardino». «Ci abbiamo fatto di notte gare di Paintball, prenotando dal sito — testimonia un altro, Vittorio Savini —. Non ho mai avuto così paura ma ci siamo divertiti da pazzi».

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