Corriere della Sera (Milano)

Il ritorno dei bomber

«Lukaku-Lautaro, coppia in crescita» «Piatek generoso, si è tolto un peso» L’ex Serena e la fatica dei centravant­i: la fiducia è tutto (e a volte non basta)

- Di Stefano Landi Elisabetta Andreis

C’è la solitudine dei numeri primi. Poi quella dei numeri 1, intesi come i portieri che magari se ne stanno lì per 90 minuti senza toccar boccia e poi basta una palla casuale per rovinare la loro partita e a volte la carriera. Però le filosofie del calcio cambiano. Per cui ai giorni nostri a sentirsi più soli spesso sono gli attaccanti. Vittime della sindrome del «falso nueve». Si sono adeguati in tanti. Al punto che a molti bomber è venuta una certa depression­e cronica. Ma il calcio oltre a non essere una scienza esatta è anche un mondo tra i più umorali. E così è bastata una domenica di pioggia di inizio autunno a consacrare sulle due sponde milanesi il ruolo del centroavan­ti. Prima l’Inter che passa a Sassuolo trascinato dalla doppia doppia di Lautaro Martinez e Romelu Lukaku, ormai una coppia di fatto sotto il nome d’arte di «LuLa». Poi, nonostante la miseria di un pareggio casalingo con il Lecce, pure Krzysztof Piatek ha sbloccato quella pistola ultimament­e troppo spesso inceppata, tornando al gol su azione dopo tempi bui.

La domanda che ci lascia in eredità questa giornata di campionato è una sola: «È tornato di moda il centravant­i?». «Il calcio è fluido e segue le logiche dell’allenatore di turno: l’attaccante di oggi si è evoluto. E chi è riuscito ad adattarsi sopravvive». Lo dice Aldo Serena, uno che nelle aree di rigore di Milan e Inter ci ha sguazzato parecchio. In tempi in cui la squadra giocava per il suo numero 9. E non viceversa. «Agli attaccanti di oggi viene chiesto di partecipar­e, di aiutare, di costruire, di dialogare. Sono parte di un discorso collettivo. Conte in questo senso è un allenatore didattico. E Lautaro e Lukaku sono giocatori perfetti. Hanno l’età giusta per imparare e crescere. Ha scaricato Icardi non solo per questioni caratteria­li. Ma perché Mauro era un’eccezione nel calcio di oggi». Martinez sembra sbocciato al fianco del gigante belga. «Io resto dell’idea che una squadra forte possa scontare a un giocatore i compiti di sacrificio. Ma per gli allenatori moderni, la partecipaz­ione è imprescind­ibile», spiega Serena.

Discorso diverso lo vive il Milan. Umore basso e classifica da scalare. L’esordio di Pioli in panchina ha portato un solo punto. Ma a scavare nel pessimismo c’è il buono del ritorno al gol su azione di Piatek. L’attaccante polacco, massacrato dalle critiche nelle ultime settimane, si è alzato dalla panchina, è entrato e, neanche il tempo di sudare, ha segnato facendosi trovare sulla mattonella giusta dell’area di rigore: «Il polacco è un giocatore generoso, per certi versi antico. Di quelli che vanno serviti come piace a loro», spiega l’ex bomber di Milan e Inter. Insomma, va un po’ imboccato. E da ieri nei bar di Milano è ripartito il tormentone sul fatto che si sia sbloccato. Come fosse un motore da oliare. «Sono stato due anni in stanza con Pioli quando giocavamo nella Juve. Conosco bene il suo pragmatism­o. Penso darà fiducia al polacco. Con quel gol si è tolto un peso». Così si torna alla solitudine dei numeri 9: «Un ruolo delicato, quello con più componenti psicologic­he insieme al portiere. Mi viene in mente una stagione in cui Hugo Sanchez segnò 36 gol con il Real Madrid tutti con un tocco. Questo spiega quanto sia tutto una questione di istanti. E per cogliere l’attimo, la fiducia è tutto».

«Che cosa è per te la squadra?».. «La squadra è la mia città, Milano», dice Cristian Donato. È forse la risposta più bella data dai ragazzini delle primarie e medie accorsi a centinaia per l’evento organizzat­o in Fondazione Pirelli nell’ambito di «Io leggo perché» (foto). L’incontro era con Javier Zanetti, vicepresid­ente di Fc Internazio­nale Milano, Regina Baresi, capitano dell’Inter femminile e Mario Isola, responsabi­le F1 e Car racing Pirelli. Presenti anche il giornalist­a Luigi Garlando e l’assessore comunale Laura Galimberti oltre al padrone di casa, Antonio Calabrò, direttore della Fondazione che ha donato oltre 300 libri a scuole del territorio. I ragazzi ieri mattina hanno dibattuto sull’importanza di «fare squadra», non solo nello sport. «La squadra aiuta a stare felici ma a scuola c’è competizio­ne», sbuffa Nadia Grytsiuk. «Spero che nel lavoro si riesca ad essere solidali altrimenti non lavoro», ride la vicina Sofia Agojo. «Noi tre siamo una squadra e ci passiamo i compiti, come in campo i giocatori fanno con la palla», dice ancora Giorgia Berardi. Zanetti, affabulato­re, li incanta: «Ragazzi — raccomanda loro —. Ricordatev­i che l’obiettivo raggiunto è tanto più nobile, quanto più genera la felicità di tutti», ha detto. E la Baresi, scherzando: «Seguite le passioni. In casa hanno tentato in tutti i modi di convincerm­i a fare altro. Non ce l’hanno fatta, e adesso sono orgogliosi».

 ??  ?? Milan Krzysztof Piatek, 24 anni, esulta con Hakan Çalhanoglu, 25 anni
Milan Krzysztof Piatek, 24 anni, esulta con Hakan Çalhanoglu, 25 anni
 ??  ?? Inter Romelu Lukaku, 26 anni, abbraccia Lautaro Martinez, 22 anni
Inter Romelu Lukaku, 26 anni, abbraccia Lautaro Martinez, 22 anni

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