Incontro ravvicinato con Agnetti
Una mostra da Building mette a fuoco il lavoro dell’artista concettuale milanese Ritratti, autoritratti e opere del suo sodalizio con Castellani e Manzoni
Durante l’estate 2017 gli ha reso omaggio Palazzo Reale con una vasta antologica, diffondendo la sua conoscenza al pubblico. Oggi Vincenzo Agnetti torna a Milano e in zona Brera, dove aveva studiato: da Building inaugura stasera la mostra «Autoritratti Ritratti Scrivere» a cura di Giovanni Iovane (vernice a invito ore 18, apertura da domani, via Monte di Pietà 23, ingr. lib., www.buiding-gallery.com).
Agnetti (Milano 1926-1981) è stato tra i più significativi esponenti dell’Arte Concettuale in Italia, e poi saggista, scrittore, teorico dell’arte: un lavoro intellettualmente complesso il suo, con un interesse spiccato per l’indagine sui processi creativo-espressivi e la riflessione su linguaggio e comunicazione. La produzione si concentra tra 1967 e 1981: tutto ciò che aveva realizzato e ideato prima si configura come un humus che, diceva, aveva «dimenticato a memoria». Da questa frase emerge una peculiarità tipica dell’artista: quella dell’ironia, della logica paradossale, dell’uso di giochi di parole e apparenti nonsense per sovvertire i meccanismi consuetudinari del lessico e dell’estetica. Tornando a Building, due le sezioni. Nella prima opere in cui l’artista sperimenta in modo straniante il genere del ritratto: emblematico l’autoritratto intitolato «Quando mi vidi non c’ero», 1971, che appartiene alla celebre serie dei «feltri», pannelli con varie tinte base e scritte incise a fuoco o dipinte in vari colori, oppure la fotosequenza «Autotelefonata (No)» del ’72. Nella seconda parte si indaga sul sodalizio culturale con Enrico Castellani e Piero Manzoni: in mostra alcuni loro pezzi su cui Agnetti aveva esercitato la sua ricerca con testi critici, come cornice, fotografie e documenti dell’epoca. Fanno parte del progetto espositivo alcune performance ideate ad hoc dall’artista Italo Zuffi e una tappa ai Chiostri di Sant’Eustorgio (piazza Sant’Eustorgio 3) aperta da domani alle 10, con lavori dal tratto mistico come «Ritratto di Dio», 1970.