Omicidio Belardinelli Manduca sfida i pm «Io tifoso dell’Inter»
Il 39enne napoletano nega tutto: mai stato un ultrà
«Guidavo quell’auto ma non l’ho investito io. Non sono nemmeno un tifoso del Napoli, anzi tifo Inter e ho anche la tessera riservata ai supporter». Fabio Manduca, il 39enne arrestato con l’accusa di omicidio volontario (con dolo eventuale) del tifoso interista Daniele Belardinelli, investito e ucciso durante gli scontri del 26 dicembre scorso, s’è difeso così durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Guido Salvini. Una tesi che stride però con i risultati delle indagini della Digos che hanno portato all’emissione della misura cautelare nei suoi confronti. Il 39enne, arrestato venerdì a Napoli, ha risposto per quasi un’ora assistito da un difensore d’ufficio per via dell’assenza del legale Dario Cuomo che ha annunciato ricorso al Riesame.
All’interrogatorio c’era anche il pm Rosaria Stagnaro che insieme al pm Michela Bordieri e all’aggiunto Maria Letizia Mannella, ha coordinato le indagini. Manduca si è limitato a rispondere ad alcune domande e ha rilasciato dichiarazioni spontanee. In particolare sulla sua appartenenza al tifo organizzato napoletano. Su questo punto, ha spiegato di aver sottoscritto il 21 dicembre 2018 la tessera del tifoso riservata ai supporter interisti. Una circostanza che secondo Manduca confermerebbe quindi il suo tifo per i nerazzurri. In più ha detto di aver partecipato alla trasferta «Barcellona-Inter in Spagna». Per gli investigatori però ci sono pochi dubbi sulla sua appartenenza a gruppi ultrà napoletani. E la sottoscrizione della tessera del tifoso sarebbe stata solo un escamotage per partecipare alla trasferta a Milano in caso di divieto alla tifoseria ospite. Una pratica molto frequente tra i gruppi ultrà.
Il 39enne, con una dozzina di condanne alle spalle per truffa, ricettazione e lesioni, ha ammesso di essere stato alla guida della Renault Kadjar che, secondo le indagini, avrebbe investito il tifoso interista-varesino