Corriere della Sera (Milano)

Figlio minacciato sui social Mamma denuncia gli amici

Gli agenti sono intervenut­i in una scuola di Varese. Un 13enne tra i bulli

- Di Andrea Camurani

VARESE Le occhiate che diventano pretesto per attaccare briga, comportame­nti sempre più pesanti e che alla lunga non lasciano spazio ad altro se non alla disperazio­ne, soprattutt­o nella testa di un adolescent­e. Ma c’è una mamma che capisce e interviene decidendo di proteggere il figlio: va dalla polizia con l’obiettivo di chiedere un ammoniment­o per quei giovani che continuava­no a dar fastidio al ragazzo. E mentre è di fronte ai dirigenti della sezione reati contro la persona di Varese accade qualcosa che trasforma il timore in paura: quei due ragazzini coetanei del figlio si «trasforman­o», attraverso il profilo Instagram dove viene postata una foto minacciosa in cui uno indossa la maschera di Anonimous e l’altro, a volto scoperto, brandisce un coltello con la scritta «ti veniamo a prendere», rivolta al proprio figlio. «Adesso basta», ha detto agli uomini della mobile di Varese guidata da Maurizio Greco. Così è stata fatta scattare la trappola, con agenti in borghese che si sono mischiati ai tanti genitori in attesa dei figli fuori da scuola per seguire da vicino l’evoluzione di quell’invito minaccioso che gli «amici» avevano rivolto alla vittima.

I fatti risalgono a venerdì scorso quando gli agenti sono entrati in azione in uno degli istituti superiori che costellano la zona della questura. Per questo niente lampeggian­ti o auto di servizio: gli uomini della divisione anticrimin­e hanno raggiunto i cancelli della scuola a piedi e all’orario dell’uscita ecco i due autori della fotografia postata sul social network assieme ad altri tre ragazzini partecipan­ti alla sortita, uno dei quali di soli 13 anni, tutti identifica­ti e subito portati negli uffici della polizia. Nel frattempo sono scattate le perquisizi­oni personali e domiciliar­i: nell’abitazione di uno dei due «capetti» è stato trovato il coltellino utilizzato nella fotografia minatoria. È così scattata la denuncia alla procura della repubblica dei minori di Milano per i due della foto con l’accusa di minaccia aggravata. Al termine delle verbalizza­zioni, in accordo col pm presso il tribunale dei minori — il sostituto Sabrina Ditaranto — gli appartenen­ti al gruppo sono stati affidati ai genitori e la posizione degli altri è al vaglio.

Una storia che ricorda quella ben più grave dei baby torturator­i che quasi un anno fa rinchiuser­o un coetaneo in un box del quartiere varesino delle Bustecche in un pomeriggio di violenza e sopraffazi­one: oggi non si è arrivati a tanto, certo, ma anche in quel caso le minacce successive documentat­e dagli investigat­ori vennero veicolate attraverso «storie» e video chiamate in diretta su Instagram, che per indagini come queste si trasforman­o in prove pesanti contro i responsabi­li. L’allarme viene da tempo lanciato dagli stessi inquirenti ogni giorno di fronte a reati che vedono coinvolti minori, e i consigli ai genitori sono di controllar­e il cellulare dei figli, la cronologia dei siti frequentat­i e i profili social, senza il timore di incorrere in un’indebita invasione nella sfera della privacy: farlo è più che altro un dovere.

Proprio quello che ha fatto la mamma di Varese, che grazie alle sue competenze in materia di social ha potuto seguire i contatti del figlio e bloccare sul nascere comportame­nti che potenzialm­ente sarebbero potuti andare bel più in là di quegli emoji a forma di bombe e coltelli, dai quali è parsa subito chiara l’intenzione di effettuare una spedizione punitiva all’uscita da scuola.

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