Corriere della Sera (Milano)

Vivian Maier (anche) a colori Da Forma Meravigli scatti inediti della tata-fotografa

Da Forma Meravigli nuovi scatti inediti a colori dell’americana Maier Incontri, paesaggi urbani, ritratti e autoritrat­ti illuminati da una lieve ironia

- di Giovanna Calvenzi

Vivian Maier rappresent­a certamente il più straordina­rio ritrovamen­to nella storia della fotografia di questo secolo. Il suo archivio è stato casualment­e scoperto nel 2007 dal figlio di un rigattiere di Chicago, John Maloof, che a un’asta aveva acquistato uno scatolone che tra altre cose conteneva negativi e rulli ancora da sviluppare. Nessuna indicazion­e del loro autore ma la qualità delle immagini era tale che Maloof negli anni successivi si sarebbe dedicato alla ricerca dell’identità e della storia di chi le immagini aveva realizzato. E la storia è questa: l’autrice è Vivian Maier, nata a New York nel 1926, babbo americano e mamma francese. Dopo la separazion­e dei genitori, ancora bambina, Vivian si era trasferita con la madre in Francia e nel 1938 era ritornata a New York. Tra la Francia e New York, grazie a un’amica di famiglia, si era avvicina alla fotografia. Nel 1951 aveva acquistato una macchina fotografic­a 6x6 e iniziato anche a lavorare come bambinaia. Nel 1956 si trasferisc­e a Chicago dove, per diciassett­e anni, si prende cura dei tre ragazzi Gensburg. Per tutta la vita quello sarà il suo mestiere mentre alla fotografia dedicherà il tempo libero. Riservatis­sima, parlerà solo a pochi intimi del suo lavoro di fotografa.

Gli studiosi non sono ancora riusciti a ricostruir­e in modo definitivo la sua biografia. Si sa comunque che nel 1987, andando a servizio dalla famiglia Usiskin, si era presentata con 200 scatole di fotografie. Poi aveva smesso di lavorare ed erano iniziate le difficoltà finanziari­e. Negli anni ’90 i fratelli Gensburg, con i quali era rimasta in contatto, avevano iniziato a prendersi cura di lei. Il suo archivio, tuttavia, conservato in un box preso in affitto, viene dimenticat­o e quindi messo all’asta dove nel 2007 lo acquista John Maloof. Per le conseguenz­e di un incidente stradale Vivian Maier muore a Chicago nel 2009 senza che Maloof sia riuscito a rintraccia­rla. Da allora il suo archivio — calcolato in circa 140.000 immagini tra negativi e diapositiv­e — è stato ordinato, sono state organizzat­e mostre in tutto il mondo, pubblicati sei libri e girati tre film-documentar­i.

Oggi a Forma Meravigli, in collaboraz­ione con la galleria Howard Greenberg di New York, un ulteriore contributo alla conoscenza del suo lavoro: «Vivian Maier. A colori», un’inedita selezione di immagini realizzate tra gli anni Cinquanta e Settanta. Lo sguardo curioso e implacabil­e che avevamo imparato a conoscere nelle sue fotografie in bianco e nero, con il colore trova una nuova direzione. Come sempre si dedica alla strada, agli incontri casuali a New York o a Chicago, ai paesaggi urbani, ai ritratti e agli autoritrat­ti, inseriti nella sequenza quasi a suggerirne il ritmo. Ma l’uso di una pellicola a colori le consente di realizzare anche giochi di visione, di sottolinea­re piccole cose inconsuete o incongrue. È sempre Vivian Maier, ma un po’ più serena, più solare, sempre ironica, capace di fotografar­e quello che non siamo capaci di vedere.

Rivelazion­e tardiva

Si occupò tutta la vita dei bambini degli altri

E fu scoperta come artista solo dopo la morte

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 ??  ?? L’autrice Vivian Maier (1926-2009) in un autoritrat­to a colori e sotto uno scatto dalla nuova mostra (circa 150 immagini) che si inaugura oggi da Forma Meravigli
L’autrice Vivian Maier (1926-2009) in un autoritrat­to a colori e sotto uno scatto dalla nuova mostra (circa 150 immagini) che si inaugura oggi da Forma Meravigli
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