’Ndrangheta Tolti 3 milioni al narcos
Garbagnate, nel mirino dell’Anticrimine il trafficante Bruzzaniti
Gli agenti della Divisione anticrimine della polizia hanno eseguito martedì un decreto di sequestro a scopo di confisca di beni e immobili, a Garbagnate Milanese, riconducibili a Bartolo Bruzzaniti, per un valore di 3 milioni di euro. Bruzzaniti, 43 anni, che ha già trascorso 9 anni in carcere per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, è considerato dalla questura e dalla Direzione distrettuale antimafia legato alla cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti di Africo (RC), una delle più attive nel narcotraffico tra Calabria e Lombardia, accreditata in Colombia.
Bartolo Bruzzaniti ha 43 anni e parentele pesanti nel gotha della ’ndrangheta. Non è un capomafia, o almeno non è mai stato condannato per associazione mafiosa. È un narcos, un emissario delle cosche che gestiva il traffico di cocaina a quintali dalla Colombia alle piazza di Milano. Ha trascorso nove anni in carcere dal 2002 al 2011 per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Poi, una volta uscito, si era buttato in altri affari, apparentemente legali. Una «finzione», però, per gli agenti della Divisione anticrimine guidati dal primo dirigente Alessandra Simone, che martedì hanno eseguito un decreto di sequestro a scopo di confisca, firmato dal Tribunale di Reggio Calabria.
I poliziotti hanno sequestrato a Bartolo Bruzzaniti beni per un valore di 3 milioni di euro a Garbagnate Milanese, dove il 43enne vive da tempo. Alla base del provvedimento la «sperequazione» tra i redditi dichiarati e il tenore di vita e gli immobili in qualche modo riconducibili a lui. Tra questi anche due bar e una licenza di tabaccheria, sempre a Garbagnate. Immobili e società che il 43enne nato a Locri (RC) aveva intestato a parenti (principalmente ai figli) e a prestanome, nella speranza che gli investigatori non riuscissero a risalire a lui. Ma, di fatto, il 43enne nei due bar si comportava da padrone, come hanno spiegato gli inquirenti. Per le indagini della questura e della Direzione distrettuale antimafia di Milano, il 43enne è legato alla cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti di Africo (RC). Una delle più forti e attive nel narcotraffico tra Calabria e Lombardia.
Il fascicolo sul sequestro (e l’eventuale confisca) è poi passato a Reggio per competenza territoriale in quanto nel 2011 la procura calabrese aveva emesso un provvedimento di sorveglianza speciale nei confronti del 43enne.
La madre di Bartolo Bruzzaniti, in particolare, è cognata di Rocco Morabito, a sua volta fratello di Giuseppe Morabito, classe 1934, detto Peppe’u Tiradrittu: uno dei più importanti boss ancora in vita delle cosche d’Aspromonte. Un legame di parentela, seppure lontano, che nella ’ndrangheta può garantire alleanze di livello internazionale, vista la credibilità di cui gode la cosca Morabito con i cartelli colombiani. Tanto che la cocaina veniva venduta a credito, senza bisogno di acconti o garanzie. Proprio l’importazione di quintali di coca era la specialità di Bruzzaniti. Nel 2001 è stato coinvolto nell’operazione «Sim card» di Reggio Calabria. Ma era riuscito a sfuggire all’arresto ed era stato catturato nel 2002 a Milano. Poi nel 2004 l’inchiesta «Jonio Blu» della Dda di Torino e un anno dopo l’indagine «Costa dei Monaci» della Dda di Milano, sempre per traffico di droga. Alla fine le condanne (cumulate) erano state a poco più di dieci anni.
Gli agenti hanno eseguito il sequestro della casa (un appartamento di 5 stanze, due box e cantine) di Garbagnate, dove vive insieme alla famiglia e dove continuerà a risiedere, in attesa della conferma della confisca, ma non più come proprietario. Il provvedimento ha poi riguardato due bar, sempre a Garbagnate, due società individuali, i conti correnti e un Suv Audi Q3. La macchina con la quale si spostava abitualmente Bruzzaniti. In tutto tre milioni di euro di valore.
I legami
L’uomo ha relazioni di parentela con boss della cosca Morabito dell’Aspromonte