«Noi, maestri-sentinelle tra regole e allerta costante: ora un patto con le famiglie»
La docente in via Foppette: confronto su sicurezza e controlli
Un patto «necessario» tra famiglie e scuole. Un’alleanza educativa sul rispetto delle regole. In cui ognuno faccia la sua parte, per il bene dei bambini. Ha le lacrime agli occhi ma Maristella Zuccolin, 62 anni, da oltre quaranta maestra della primaria, adesso in via Foppette, istituto Moisè Loria. «Noi adulti dobbiamo prendere dolorosamente coscienza, una volta per tutte, dei nostri limiti. A scuola, così come nelle case, non possiamo fare le sentinelle, non arriviamo a controllare ogni centimetro, ogni singolo istante della vita dei minori che ci vengono affidati. Non so neanche se sarebbe giusto nell’ottica di una loro crescita, anche ammesso che si trovassero le risorse da piazzare come un esercito».
La sicurezza è un obiettivo da costruire insieme. I bambini, soprattutto nei primi anni del percorso scolastico, vanno accompagnati nel comprendere il valore delle regole, dice la maestra: «I piccoli non hanno un forte senso dell’autorità — osserva Zuccolin —. Hanno l’abitudine a disobbedire, si distraggono, non stanno a sentire». Forse però questo è il momento di fermarci e provare ad aggiustare il tiro: «È indispensabile stringere un patto di solidarietà tra fanuovo miglie e comunità scolastiche — avverte Zuccolin —. Partendo dall’esperienza quotidiana. Se dico ad uno dei miei alunni “vai in bagno e torna subito in classe”, mi aspetto che lui non lo faccia, è naturale, capita spesso. Curioserà in corridoio, io aprirò la porta dell’aula per vedere se torna, lo sgriderò quando arriva di al banco, perché serva da lezione a tutti. Ma l’ora dopo saremo punto e a capo. È un tema delicato. Che interroga la nostra capacità di coniugare educazione e sicurezza». In via Foppette, come in dozzine di altre scuole di Milano, fino a metà mattina e dopo le 14.30 del pomeriggio i bidelli sono due, per quasi 250 bambini. Uno sta per forza nell’atrio e l’altro in giro per i due piani tra commissioni, consegne, pulizie. «Io ho una prima classe, adesso. Quando ho saputo la tragica notizia mi sono venute in mente tutte le volte che solo in quel giorno avevo mandato uno dei miei bimbi ai servizi. Hanno le urgenze, insistono due o tre volte. Come fai a dire di no? Ma guardiamoci negli occhi: la maggior parte delle volte passano quei minuti da soli». Di più. «Il nostro edificio, come quasi tutti gli altri, è pieno di angoli “invisibili”, muri che non lasciano vedere in linea retta tutte le aule, dai bagni».
Un punto centrale sono le risorse per il personale, tema sollevato ieri dallo stesso ministro Fioramonti. L’altro riguarda lo standard di sicurezza che gli edifici scolastici devono garantire. «Va anzitutto migliorata la consapevolezza dei lavoratori della scuola e delle famiglie», riflette la maestra Zuccolin. Per rimettere a fuoco la priorità: la sicurezza dei bambini. «Dobbiamo ricostruire un dialogo concreto con i genitori sul valore delle regole. Senza farci schiacciare dal senso di impotenza e di colpa».