IL PERICOLO CORRE SUL TAXI PRECAUZIONI SENZA PREGIUDIZI
Caro Schiavi, pur non avendone i titoli, vorrei auto-nominarmi difensore d’ufficio del tassista accusato di razzismo per aver impedito di sedersi sul sedile posteriore a un cliente di colore. Essendo un ex tassista, devo confessare che anch’io, una volta, molti anni fa, ebbi un comportamento analogo. Il mio cliente si rivelò, come temevo, un rapinatore seriale di tassisti che, sedendosi dietro il posto di guida, lo strozzava con un filo elettrico e, con l’aiuto di una complice, portava a termine la rapina. Ne nacque una discussione interrotta da una pattuglia della polizia, intervenuta, alla quale esternai la somiglianza del «cliente» (bianco) alla descrizione del rapinatore seriale. Fortuna volle che i poliziotti avessero in auto l’identikit del rapinatore: da una perquisizione saltò fuori il filo elettrico e un coltello.
Il fatto che volessi che si sedesse di fianco a me era una precauzione per tenerlo d’occhio, ed ebbi ragione. Questo preambolo dovrebbe servire a spiegare in quale clima di vero terrore sono costretti a lavorare i tassisti già da molto tempo. Il comportamento del tassista romano quindi, non è assolutamente configurabile come un atto razzista, ma se in qualcosa ha sbagliato è stato solo un eccesso di prudenza. La gente dovrebbe sapere che un gran numero di tassisti nelle grandi città subisce rapine che poi non vengono nemmeno denunciate perché, per esperienza, quando vengono denunciate si risolvono con un nulla di fatto, anche se il colpevole viene catturato. Ho iniziato a fare il tassista nel 1976, allora chi ci rapinava erano gli eroinomani alla ricerca dei soldi per la dose: la cosa era facile veloce, la vittima difficilmente reagiva per non mettere in pericolo la pelle per poche migliaia di lire. Ultimamente, invece, i rapinatori sono quasi sempre disperati alla ricerca di qualche soldo per mangiare. Il gesto del tassista romano è stato forse solo un moto di diffidenza e mal gliene incolse.
Caro Pedrielli, è un piacere ritrovarla in una nuova veste dopo quarant’anni passati nel traffico di Milano e sapere che ha raggiunto l’agognata pensione. Niente da dire sui rischi del tassista: quelli del turno di notte potrebbero riempire le nostre pagine con i loro racconti. Ma il caso romano non lo assimilerei ai suoi, tassista onesto e perbene. Sotto sotto un po’ di intolleranza ci deve essere stata, quel passeggero non aveva l’aria del rapinatore seriale. Le precauzioni sono giuste, i pregiudizi sul colore della pelle no.