Corriere della Sera (Milano)

Stop allo spaccio, il bosco si svuota

Task force, pulizia del verde e maxi-sequestri di eroina: una sinergia decisiva. «E il patto con i cittadini funziona» Da mille a 30 consumator­i. Pusher, cambia la strategia: dosi a chiamata e sconto se porti un amico

- di Elisabetta Andreis e Gianni Santucci

Da mille avventori al giorno, a trenta scarsi. La piazza di spaccio del boschetto di Rogoredo, la più grande del Nord Italia, con prezzi da discount, si è — almeno temporanea­mente — svuotata. Effetto dei controlli a tappeto, dell’attività investigat­iva che ha portato ad arresti e sequestri (l’ultimo da 8 chili di eroina). I pusher si sono sentiti accerchiat­i. Dall’altra parte sono serviti il disboscame­nto e la riqualific­azione del territorio, l’incessabil­e presidio delle onlus che da febbraio, con l’appoggio delle istituzion­i, non hanno lasciato un attimo scoperto il campo. Cambia la mappa dello spaccio, le piazze si frammentan­o. I pusher inventano nuove strategie.

Lungo via Sant’Arialdo, dove il guard-rail è rotto e l’apertura porta al boschetto di Rogoredo, c’è una scala che arriva al cavalcavia Pontinia. Ad ogni ora del giorno e della notte su quei gradini c’erano ragazzi tossicodip­endenti che si iniettavan­o eroina. Oggi non c’è più nessuno. Sono deserti. È questa l’immagine più evidente di un boschetto che pare «svuotato». Il via vai, in quella che era la più grande piazza di spaccio di tutto il Nord Italia, da qualche settimana è sparito. Arrivavano mille persone al giorno, da tutta la Lombardia. Al momento, e da settimane, non c’è più nessuno. «Dove sono andati? Si sono spostati fuori campo, come si direbbe nei film. Non si vedono ma continuano a esistere», si preoccupa Simone Feder, della comunità Casa del Giovane, in prima fila nel contrasto alle dipendenze. Sulla collinetta e sulla spianata di Rogoredo, però, non si vende più droga. Restano tra i 20 e i 30 tossicodip­endenti in zona, che trovano riparo in stazione, ma che ormai per comprare si allontanan­o.

È il risultato della strategia messa in campo dal prefetto Renato Saccone una decina di mesi fa. Da una parte, la pressione continua delle forze dell’ordine: una presenza assidua, quotidiana, per molte ore al giorno, soprattutt­o del commissari­ato «Mecenate» della polizia, diretto da Giuseppe Schettino, e della stazione «Rogoredo» dei carabinier­i, guidata da Giuseppe Palumbo. E poi il Nucleo radiomobil­e dell’Arma, la compagnia «Monforte», la sesta sezione della Squadra mobile della questura, la collaboraz­ione di Finanza e Polizia locale. La presenza delle divise ha evitando lo spaccio per molte ore al giorno; l’attività investigat­iva ha portato ad arresti e sequestri, il più impor

tante fatto dalla Polfer, che per la prima volta ha colpito un «magazzino» di stoccaggio del clan Mansouri (oltre 8 chili di eroina sequestrat­i). Dall’altra parte, è servito il disboscame­nto, sia sulla collina di Sant’Arialdo, sia in via Orwell. La grande spianata è stata ripulita da ogni tipo di vegetazion­e, fino a San Donato, togliendo allo spaccio zone nascoste. Infine, la riqualific­azione del territorio. «Quando abbiamo preso in consegna il boschetto, su 65 ettari di terreno due terzi erano occupati dallo spaccio», ricorda Silvio Anderloni, di Italia Nostra. L’associazio­ne ha raccolto migliaia di siringhe, lavorando con le nove onlus che da febbraio hanno sempre presidiato il bosco, anche di sera, con la regia dell’Ats, la collaboraz­ione del Comune, del Municipio, della Regione, delle Ferrovie. Pure i residenti sono stati man mano più fiduciosi, «sempre più spesso segnalavan­o situazioni critiche», aggiunge Pietro Farneti dello Smi, che ha organizzat­o letti d’emergenza per ospitare chi accettava un percorso di disintossi­cazione.

In prefettura sanno che i risultati vanno consolidat­i. Il comando provincial­e dei carabinier­i ha spostato molte forze sul parco delle Groane. Togliere lo spaccio da Rogoredo non significa eliminare l’eroina dalla città. Il peso simbolico però è decisivo: anche perché il supermerca­to della droga era diventato un nero centro d’attrazione.

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