Testo in arabo Insulti web al leghista
Le famiglie hanno tenuto i ragazzi a casa: tensioni in classe. I prof: siamo con lei
Aveva tradotto in arabo il testo sui rifiuti della raccolta differenziata. Così il sindaco leghista di Massalengo, in provincia di Lodi, è finito vittima degli attacchi degli haters in Rete. La polemica è esplosa per un vademecum sui rifiuti tradotto in arabo che ha innescato una serie di reazioni rabbiose e xenofobe via social. Severino Serafini, eletto nelle liste del Carroccio, aveva pensato a un gesto distensivo. Un’operazione inclusiva per la comunità egiziana: è finito per incassare critiche provenienti anche dalla sua stessa base. Il primo cittadino non ha cambiato idea e ha condannato pubblicamente chi l’ha contestato.
LODI «Legalità». «Inclusione». «Una scuola per tutti». Citazioni su citazioni, dall’articolo 34 della Costituzione fino a Pier Paolo Pasolini. Sono gli striscioni utilizzati ieri da una cinquantina di docenti che, nel Lodigiano, hanno protestato ieri per «un caso — dicono — di discriminazione scolastica». Obiettivo della contestazione, la scelta dei genitori degli alunni di una classe che a loro volta, l’11 ottobre, avevano inscenato uno «sciopero bianco» tenendo a casa i loro figli dalle lezioni per lamentare «una situazione — queste la parole delle famiglie — di cui nessuno si fa carico» . Al centro di tutto una bimba delle elementari di un paese della provincia vittima di una forma di disabilità psichica che la porterebbe ad avere deficit comportamentali
Alle elementari
La bambina è affetta da disabilità. Il caso in Consiglio d’istituto Il Comune in campo
in classe. I genitori protestano, segnalano «un disagio che si trascina dall’inizio dell’anno scolastico», parlano di «episodi di aggressività, con addirittura una brocca lanciata all’indirizzo di un compagno». E lamentando che «nonostante gli episodi riportati, il silenzio della scuola continua con una totale assenza di informazioni in spregio al ruolo educativo delle famiglie». Per questo l’11 ottobre scorso non hanno mandato i loro bambini a scuola. Un gesto clamoroso. L’istituto, a loro dire, sarebbe «incapace di risolvere il problema». Alle critiche e alle mobilitazioni dei genitori, però, è seguita la contro-protesta silenziosa di 50 fra docenti e maestre del Lodigiano, che hanno silenziosamente manifestato con striscioni proprio davanti alla scuola del paese dove, di lì a poco, il consiglio d’istituto avrebbe affrontato la questione dell’alunna.
La manifestazione di ieri, iniziata con qualche momento di tensione fra insegnanti e genitori, è filata via tranquilla: le maestre hanno preferito il silenzio, così come la dirigente scolastica, lasciando però parlare i cartelli esposti in grande quantità: «La scuola è una comunità e come tale deve occuparsi di tutti, in particolar modo di chi ha più bisogno».
Per i professori e per i maestri la responsabilità è chiara: le famiglie hanno volutamente messo da parte una compagna che ha un deficit cognitivo (l’alunna, età intorno ai dieci anni, è seguita da un’insegnante di sostegno): con la mobilitazione hanno dunque voluto schierarsi idealmente al fianco dell’alunna. Non la pensano così i genitori, che parlano di problemi «che devono essere affrontati». «Noi siamo a favore di una scuola inclusiva — obietta il portavoce delle famiglie — e abbiamo tenuto i nostri figli a casa proprio per richiamare la nostra attenzione su questo, chiedendo con forza una scuola che sia realmente inclusiva secondo le indicazioni e le normative vigenti». Un caso delicato che ha raggiunto anche l’amministrazione comunale del paese lodigiano: «Abbiamo scritto alla dirigente perché ci informi su quanto accaduto. Siamo pronti a fornire assistenza nel rispetto del dialogo».