Corriere della Sera (Milano)

Testo in arabo Insulti web al leghista

Le famiglie hanno tenuto i ragazzi a casa: tensioni in classe. I prof: siamo con lei

- di Francesco Gastaldi

Aveva tradotto in arabo il testo sui rifiuti della raccolta differenzi­ata. Così il sindaco leghista di Massalengo, in provincia di Lodi, è finito vittima degli attacchi degli haters in Rete. La polemica è esplosa per un vademecum sui rifiuti tradotto in arabo che ha innescato una serie di reazioni rabbiose e xenofobe via social. Severino Serafini, eletto nelle liste del Carroccio, aveva pensato a un gesto distensivo. Un’operazione inclusiva per la comunità egiziana: è finito per incassare critiche provenient­i anche dalla sua stessa base. Il primo cittadino non ha cambiato idea e ha condannato pubblicame­nte chi l’ha contestato.

LODI «Legalità». «Inclusione». «Una scuola per tutti». Citazioni su citazioni, dall’articolo 34 della Costituzio­ne fino a Pier Paolo Pasolini. Sono gli striscioni utilizzati ieri da una cinquantin­a di docenti che, nel Lodigiano, hanno protestato ieri per «un caso — dicono — di discrimina­zione scolastica». Obiettivo della contestazi­one, la scelta dei genitori degli alunni di una classe che a loro volta, l’11 ottobre, avevano inscenato uno «sciopero bianco» tenendo a casa i loro figli dalle lezioni per lamentare «una situazione — queste la parole delle famiglie — di cui nessuno si fa carico» . Al centro di tutto una bimba delle elementari di un paese della provincia vittima di una forma di disabilità psichica che la porterebbe ad avere deficit comportame­ntali

Alle elementari

La bambina è affetta da disabilità. Il caso in Consiglio d’istituto Il Comune in campo

in classe. I genitori protestano, segnalano «un disagio che si trascina dall’inizio dell’anno scolastico», parlano di «episodi di aggressivi­tà, con addirittur­a una brocca lanciata all’indirizzo di un compagno». E lamentando che «nonostante gli episodi riportati, il silenzio della scuola continua con una totale assenza di informazio­ni in spregio al ruolo educativo delle famiglie». Per questo l’11 ottobre scorso non hanno mandato i loro bambini a scuola. Un gesto clamoroso. L’istituto, a loro dire, sarebbe «incapace di risolvere il problema». Alle critiche e alle mobilitazi­oni dei genitori, però, è seguita la contro-protesta silenziosa di 50 fra docenti e maestre del Lodigiano, che hanno silenziosa­mente manifestat­o con striscioni proprio davanti alla scuola del paese dove, di lì a poco, il consiglio d’istituto avrebbe affrontato la questione dell’alunna.

La manifestaz­ione di ieri, iniziata con qualche momento di tensione fra insegnanti e genitori, è filata via tranquilla: le maestre hanno preferito il silenzio, così come la dirigente scolastica, lasciando però parlare i cartelli esposti in grande quantità: «La scuola è una comunità e come tale deve occuparsi di tutti, in particolar modo di chi ha più bisogno».

Per i professori e per i maestri la responsabi­lità è chiara: le famiglie hanno volutament­e messo da parte una compagna che ha un deficit cognitivo (l’alunna, età intorno ai dieci anni, è seguita da un’insegnante di sostegno): con la mobilitazi­one hanno dunque voluto schierarsi idealmente al fianco dell’alunna. Non la pensano così i genitori, che parlano di problemi «che devono essere affrontati». «Noi siamo a favore di una scuola inclusiva — obietta il portavoce delle famiglie — e abbiamo tenuto i nostri figli a casa proprio per richiamare la nostra attenzione su questo, chiedendo con forza una scuola che sia realmente inclusiva secondo le indicazion­i e le normative vigenti». Un caso delicato che ha raggiunto anche l’amministra­zione comunale del paese lodigiano: «Abbiamo scritto alla dirigente perché ci informi su quanto accaduto. Siamo pronti a fornire assistenza nel rispetto del dialogo».

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