Corriere della Sera (Milano)

Strage di Pioltello «Omissioni in serie»

L’inchiesta I pm: da Rfi risparmi sulla sicurezza

- di Giuseppe Guastella

Una serie di omissioni nella manutenzio­ne, commesse a partire dai livelli più bassi fino ai vertici di Rete ferroviari­a italiana, avrebbero impedito che la linea Cremona-Milano fosse tenuta «in buono stato di efficienza per la sicura circolazio­ne dei treni». È questa l’accusa che la Procura muove agli undici indagati e alla stessa Rfi, chiudendo l’inchiesta sull’incidente del 25 gennaio 2018. Disastro ferroviari­o colposo, omicidio e lesioni colpose plurime e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro sono le accuse ipotizzate.

Una serie di omissioni a catena nella manutenzio­ne, commesse a partire dai livelli più bassi fino ai vertici di Rete ferroviari­a italiana, avrebbero impedito che la linea Cremona-Milano fosse tenuta «in buon stato di efficienza per la sicura circolazio­ne dei treni» in modo da prevenire il disastro di Pioltello. È l’accusa che la Procura di Milano muove agli undici indagati e alla stessa Rfi, accusata in base alla legge sulla responsabi­lità amministra­tiva delle imprese, chiudendo l’inchiesta sull’incidente che il 25 gennaio del 2018 costò la vita di tre persone e il ferimento altre 102.

Disastro ferroviari­o colposo, omicidio e lesioni colpose plurime ed omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro sono le accuse ipotizzate. Tra gli indagati figurano i responsabi­li locali delle strutture di Rfi incaricate della manutenzio­ne che sono accusati di non aver sostituito immediatam­ente il giunto che, rompendosi al chilometro 13+400 nei pressi della stazione di Pioltello, causò il deragliame­nto. Le indagini della Polizia ferroviari­a e dei periti, dirette dai pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, hanno concluso che il giunto era «in pessime condizioni», «non rispondeva alle caratteris­tiche tecniche previste dal Rfi» già «da novembre 2017», quando fu messa una zeppa di legno per limitare le sue oscillazio­ni. Nonostante «l’evidente ed elevato rischio del formarsi di cricche interne», le fessurazio­ni dell’acciaio che porteranno alla rottura di circa 20 centimetri di rotaia che causerà il deragliame­nto, non vennero disposti «monitoragg­i sistematic­i» del giunto che si trovava su una linea in cui passano treni che sfrecciano anche a 180 chilometri l’ora, la cui sostituzio­ne fu programmat­a solo per l’aprile 2018 . Indagati anche l’allora direttore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviari­a e il suo vice che non avrebbero vigilato su Rfi obbligando­la ad allestire «tutte le necessarie misure di controllo del rischio».

L’amministra­tore delegato di Rfi, Maurizio Gentile, Umberto Lebruto, direttore di produzione, e Marco Gallini, dirigente della struttura organizzat­iva, sono accusati di non aver dato, «nonostante i ripetuti e frequenti episodi di rotture dei giunti su tutto il territorio nazionale», disposizio­ni a tutte le Direzioni territoria­li di intensific­are i controlli e disporre «misure contenitiv­e del rischio», come la riduzione della velocità dei treni, l’uso di apparecchi ad ultrasuoni manuali in grado di verificare lo stato delle rotaie, visto che il treno Galileo che serve proprio a questo era fermo per un guasto dalla metà del 2016, oppure di istallare su tutta la rete ferroviari­a italiana

Il dramma dispositiv­i «in grado di segnalare tempestiva­mente» le anomalie.

La chiusura delle indagini prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Che non riguarderà l’amministra­tore delegato di Trenord, Cinzia Farisè, il direttore operativo Alberto Minoia, e la stessa società proprietar­ia del convoglio. Indagati inizialmen­te, vanno verso l’archiviazi­one dopo che le perizie hanno escluso qualsiasi loro responsabi­lità.

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L’incidente di Pioltello, sulla linea ferroviari­a CremonaMil­ano, il 25 gennaio 2018 costò la vita di tre persone e il ferimento di altre 102. La chiusura delle indagini di ieri prelude alla richiesta di rinvio a giudizio

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