DALLE BOTTEGHE SUI NAVIGLI AI SUPERMARKET DI SAN SIRO
Caro Schiavi, la storia insegna e influenza il futuro. A proposito di San Siro e del business sul nuovo stadio, ricordo un episodio antico sullo sfondo dei Navigli che potrebbe essere paradigmatico. Allora il duca di Milano, Francesco Sforza, per corrispondere alle richieste dei commercianti, nel 1465 trasformò il fossato difensivo in un canale mercantile. Riassumo i fatti. Per realizzare la Cà Granda, l’ospedale che ora è sede dell’università Statale in via Festa de Perdono, l’architetto Antonio Averulino detto il Filarete aveva scelto il luogo adiacente al laghetto di Santo Stefano perché «il sito era bello e comodo» in quanto per la sua lunghezza delle quattrocento braccia (240 metri) «v’era il fosso della città», ovvero la cerchia dei Navigli. Ora dietro l’ospedale vi è la via dedicata a Francesco Sforza, che ha ridotto il largo fossato «dalle 40 braccia (24 metri) della sua primiera grandezza a quella di 18 ( 12/11 metri)». La riduzione corrispondeva alle pressanti richieste dei mercanti di avere più spazio sulla riva interna del fossato per il deposito e il commercio dei materiali trasportati «in gran copia» in città per via d’acqua. Spazi per le così dette «sciostre» o «soste» presenti lungo la cerchia dei Navigli fino ai primi decenni del Novecento. Circa quarant’anni fa, nel corso del restauro della crociera del Filarete, condotto egregiamente dall’architetto Liliana Grassi, sono stati rintracciati e posti in luce — sottolineava l’architetto — una «fossa e una chiusa al piano della canova, in prossimità dell’angolo sinistro del fronte (dell’ospedale) verso il Naviglio». Quella fossa era parte del fossato, e serviva alle imbarcazioni per raggiungere le porte della Cà Nova dove vi erano «compartiti i luoghi per fare botteghe». Il grande Filarete e Francesco Sforza erano consapevoli del carattere commerciale dei milanesi, infatti nel suo progetto l’architetto, di concerto con il duca, aveva predisposto di realizzare alcune botteghe lungo il Naviglio, persino nell’ospedale. Figurarsi se oggi i milanesi si lasciano sfuggire l’occasione di realizzare spazi commerciali nello stadio di San Siro…
Caro Malara, non credo siano i milanesi a chiedere di aprir bottega nello stadio di San Siro: penso siano i cinesi, proprietari di Milan e Inter. Di nuovo stadio si parla da tempo e non ci vedo niente di male, ma né Moratti né Berlusconi, da presidenti, hanno mai pensato di abbattere San Siro… La metafora del Naviglio forse è un’altra: è stato giusto coprirlo?