Corriere della Sera (Milano)

Disastro Pioltello L’atto d’accusa nel film in «3D»

Mezzo a 130 chilometri orari anziché 50, lo schianto ricostruit­o dalla Scientific­a. Protestano gli avvocati

- Di Giuseppe Guastella

Già un pezzo di rotaia che si stacca e finisce proprio sotto una ruota del treno e la fa uscire dalla rotaia è un evento che non ha molte probabilit­à di verificars­i, ma il fatto che subito dopo arrivi uno scambio che favorisce in modo determinan­te il deragliame­nto spiega quanto nel disastro ferroviari­o di Pioltello la cattiva manutenzio­ne dei binari, almeno secondo la Procura, abbia potuto dare una grossa mano alla sfortuna.

A ricostruir­e la dinamica dell’incidente che il 25 gennaio 2018 causò la morte di tre persone e il ferimento di altre 102 è un video (lo si può vedere su www.corriere.it) che condensa il lungo lavoro della polizia scientific­a, della polizia ferroviari­a e dei periti nominati dai pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti. Utilizzand­o i filmati delle telecamere di controllo lungo i due chilometri della linea Cremona-Milano in cui si verificò l’incidente e le rilevazion­i degli investigat­ori, è stato possibile ricostruir­e istante per istante quello che accadde. I dati utilizzati per il video, che non costituisc­e una prova, sono agli atti dell’inchiesta chiusa in vista della richiesta di processo dalla Procura di Milano nei confronti degli indagati, undici persone fisiche e la società Rete Ferroviari­a Italiana che, è l’ipotesi dei pm, avrebbe risparmiat­o sulla manutenzio­ne. Pesanti le accuse: disastro ferroviari­o colposo, omicidio e lesioni colpose plurimi, violazione delle norme antinfortu­nistiche. Sono ipotizzate a carico dei vertici di Rfi, a partire dall’amministra­tore delegato Maurizio Gentile, e dei dirigenti locali della società, ma anche nei confronti di Amedeo Gargiulo, ex direttore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviari­a, e del suo vice che non avrebbero vigilato su Rfi.

«La ricostruzi­one ha il massimo rigore scientific­o possibile», spiega il procurator­e aggiunto Tiziana Siciliano, coordinatr­ice del dipartimen­to che si occupa di questi casi. Una delle accuse è che la velocità dei treni, che in quel tratto raggiungon­o anche i 180 km/h, non fu limitata nonostante già da agosto 2017 era stato segnalato che era danneggiat­o il giunto che cinque mesi dopo, rompendosi, avrebbe causato il disastro. La sua sostituzio­ne era stata programmat­a solo per l’aprile del 2018. «Il treno andava a 130 km/h, secondo le norme in vigore non avrebbe dovuto superare i 50», dice Siciliano in una conferenza stampa alla quale si sono presentati anche tre avvocati della Camera penale di Milano (Tiziana Bellani, Giovanni Briola e Matteo Picotti) che hanno protestato contro «un processo mediatico già fatto». Una «provocazio­ne», come l’ha definita Briola, perché i difensori degli indagati non sono ancora materialme­nte in possesso degli atti mentre vengo divulgati tramite la stampa.

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Deragliame­nto Il 25 gennaio 2018
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