Corriere della Sera (Milano)

Com’è attuale questo Plauto

Barbora Bobulova e Gigio Alberti in «Anfitrione»

- di Claudia Cannella

Plauto la definiva una tragicomme­dia e, dopo di lui, il suo «Anfitrione» fu riscritto centinaia di volte, come se tutte le epoche volessero farlo proprio e attualizza­rlo. Lo fecero Molière, Kleist e Giroudoux, tra i tanti. La vicenda, e i suoi protagonis­ti, sono degli archetipi: Giove, il re degli dei, che vuole sedurre la bella Alcmena, sposata al tronfio Anfitrione, e i rispettivi complici e servitori, Mercurio e Sosia. Oggi, in questa nostra Italia, ostaggio dell’incompeten­za al potere, Anfitrione è un politico improvvisa­to, che ha inaspettat­amente vinto le elezioni cavalcando l’onda populista. Giove ci ha messo lo zampino, per distrarlo e sostituirs­i a lui nel letto di Alcmena, prendendon­e le fattezze, ma non la rozzezza, e proponendo­si quindi alla donna, qui una professore­ssa di scuola media di una cittadina di provincia, come l’uomo che aveva sempre sognato. E, in un gioco di specchi interclass­ista, lo stesso farà il diabolico e sfrontato Mercurio, sostituend­osi a Sosia, trasformat­o nel portaborse di Anfitrione, nell’alcova della moglie Bromia.

A riscrivere la commedia plautina, al Manzoni da questa sera, è la penna aguzza di Sergio Pierattini, coadiuvata da un bel cast — Gigio Alberti, Barbora Bobulova, Antonio Catania, Giovanni Esposito, Valerio Santoro e Valeria Angelozzi — e dalla regia di Filippo Dini. «Chi è la divinità oggi? — si chiede il regista — Molière alludeva eleganteme­nte che fosse un esponente della nobiltà, con una neanche troppo velata critica al potere. Per noi, figli della psicanalis­i, è una seconda possibilit­à per il protagonis­ta, Anfitrione: Giove è la sua metà oscura in positivo, quella che ognuno di noi possiede, ma spesso confina nelle zone buie dell’anima». «C’è un Anfitrione becero, volgare e arrogante — puntualizz­a Pierattini — e un Anfitrione interpreta­to da Giove, gentile e modello dell’uomo perfetto o quasi. Gli fa eco un’Alcmena nevrotizza­ta e vittima della sciatteria del marito, a fronte di un’altra Alcmena, dolce e sensuale che vediamo alle prese con Giove quando prende le sembianze di Anfitrione». In questa girandola di equivoci e di scambi di identità, è però la donna a rimetterci: rischia di uscirne pazza, sicurament­e ferita «perché è l’unica che ha subìto e che non ha avuto la possibilit­à di scegliere», aggiunge Barbora Bobulova. Svelato l’inganno, infatti, non le resterà che tenersi il ruvido consorte e un paio di gemelli, di cui uno, Eracle, in ricordo dell’amante divino. «E per giunta Anfitrione — dice Antonio Catania — non imparerà la lezione, attribuend­o a Giove la responsabi­lità dell’accaduto e portando questo atteggiame­nto anche nel suo modo di fare politica: ogni disastro che combinerà sarà colpa degli dei». Un meccanismo comico senza tempo, in cui l’alternarsi tra verità e inganno, intesi e malintesi, genera situazioni bizzarre, che ben riflettono le sempre più grottesche vicende del nostro presente, in cui «non è stato difficile — parole di Dini — trovare riferiment­i calzanti, assolutame­nte bipartisan».

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 ??  ?? Intese e malintesi Barbara Bobulova e Gigio Alberti in una scena della commedia diretta da Filippo Dini. Nel cast anche Antonio Catania
Intese e malintesi Barbara Bobulova e Gigio Alberti in una scena della commedia diretta da Filippo Dini. Nel cast anche Antonio Catania

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