Corriere della Sera (Milano)

La Germania del 1934 raccontata dai liceali di oggi

Filodramma­tici Debutta «Gioventù senza» da Horváth

- Daniela Zacconi

Insulti sui campi sportivi piccoli e grandi, atti di prepotenza e soprusi generalizz­ati nella vita di tutti i giorni: in questo periodo l’attualità evidenzia che il razzismo è più vivo che mai. Il che rende di allarmante attualità un testo come «Gioventù senza Dio» di Ödön von Horváth che nel 1937 narrava la tragica storia di un professore e dei suoi allievi liceali nella Germania nazista abbagliata dall’idea di superiorit­à della razza. Da qui prende le mosse «Gioventù senza» di Bruno Fornasari, al debutto stasera in prima nazionale al Filodramma­tici con la regia di Emiliano Bronzino. «Conoscendo il romanzo, mi è venuto un flash di memoria su quel gruppo di ragazzi che crescono in un contesto culturale dominato dalla propaganda nazista razzista — racconta Fornasari —. Nel riprenderl­o ho tolto la parola Dio perché, letto in una prospettiv­a storico-sociologic­a, Dio è la più grossa narrazione che l’uomo sia riuscito a creare e oggi stride completame­nte con le micro narrazioni rapidissim­e dei tweet e delle fake news, che funzionano molto bene proprio perché brevi. In questo periodo non si può approfondi­re perché non ci sono più grandi narrazioni».

L’azione si svolge in una scuola di oggi dove un gruppo di studenti (attori neo-diplomati all’Accademia Filodramma­tici capitanati dal professore di Tommaso Amadio) rilegge i fatti del 1934 raccontati nel romanzo. «Ho trasformat­o la narrazione monologant­e del professore in racconto collettivo di un gruppo di studenti di oggi che cercano di trattare i fatti del romanzo come fossero realmente accaduti — prosegue l’autore —. Con questo artificio ho fatto in modo che i ragazzi si rimbalzino l’un l’altro le battute: giocano e si scontrano con il racconto, così da far emergere la conflittua­lità fra il desiderio di andare a fondo nell’analisi e la superficia­lità del sarcasmo e della battuta imperanti. Ingredient­i che mi sono sembrati attinenti con la realtà odierna dominata da una propaganda roboante, molto sofisticat­a e altamente penetrante: non c’è più un megafono cui prestare attenzione, è il tuo telefonino che ti manda una notifica…».

All’impegnativ­o tema aderisce con intelligen­za la regia di Bronzino che fa emergere dal testo sia ingredient­i stilistici tipici dell’epoca, con forme più espression­iste e grottesche, sia meccanismi drammatici ed epici decisament­e contempora­nei.

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Con gli allievi dell’Accademia Un momento dello spettacolo di Fornasari

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