La Germania del 1934 raccontata dai liceali di oggi
Filodrammatici Debutta «Gioventù senza» da Horváth
Insulti sui campi sportivi piccoli e grandi, atti di prepotenza e soprusi generalizzati nella vita di tutti i giorni: in questo periodo l’attualità evidenzia che il razzismo è più vivo che mai. Il che rende di allarmante attualità un testo come «Gioventù senza Dio» di Ödön von Horváth che nel 1937 narrava la tragica storia di un professore e dei suoi allievi liceali nella Germania nazista abbagliata dall’idea di superiorità della razza. Da qui prende le mosse «Gioventù senza» di Bruno Fornasari, al debutto stasera in prima nazionale al Filodrammatici con la regia di Emiliano Bronzino. «Conoscendo il romanzo, mi è venuto un flash di memoria su quel gruppo di ragazzi che crescono in un contesto culturale dominato dalla propaganda nazista razzista — racconta Fornasari —. Nel riprenderlo ho tolto la parola Dio perché, letto in una prospettiva storico-sociologica, Dio è la più grossa narrazione che l’uomo sia riuscito a creare e oggi stride completamente con le micro narrazioni rapidissime dei tweet e delle fake news, che funzionano molto bene proprio perché brevi. In questo periodo non si può approfondire perché non ci sono più grandi narrazioni».
L’azione si svolge in una scuola di oggi dove un gruppo di studenti (attori neo-diplomati all’Accademia Filodrammatici capitanati dal professore di Tommaso Amadio) rilegge i fatti del 1934 raccontati nel romanzo. «Ho trasformato la narrazione monologante del professore in racconto collettivo di un gruppo di studenti di oggi che cercano di trattare i fatti del romanzo come fossero realmente accaduti — prosegue l’autore —. Con questo artificio ho fatto in modo che i ragazzi si rimbalzino l’un l’altro le battute: giocano e si scontrano con il racconto, così da far emergere la conflittualità fra il desiderio di andare a fondo nell’analisi e la superficialità del sarcasmo e della battuta imperanti. Ingredienti che mi sono sembrati attinenti con la realtà odierna dominata da una propaganda roboante, molto sofisticata e altamente penetrante: non c’è più un megafono cui prestare attenzione, è il tuo telefonino che ti manda una notifica…».
All’impegnativo tema aderisce con intelligenza la regia di Bronzino che fa emergere dal testo sia ingredienti stilistici tipici dell’epoca, con forme più espressioniste e grottesche, sia meccanismi drammatici ed epici decisamente contemporanei.