IL CUSTODE DEI CONTI DELLA CITTÀ CHE METTE IN RIGA I CONSIGLIERI
Quando il ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano se n’è uscito con la frase «Milano attrae ma non restituisce nulla all’Italia» cosa avrà pensato — di fronte all’idea di «restituire» qualcosa — il custode dei conti milanesi, l’assessore al Bilancio Roberto Tasca? A Provenzano ha poi risposto Beppe Sala — «non è che per annullare le differenze dobbiamo rallentare noi» — e Tasca, da tecnico, lascia che in questi casi sia sempre il sindaco infastiditi — «ci tratta come degli scolaretti». Una volta in effetti, di fronte a una serie di rilievi, probabilmente un po’ caotici, di un consigliere, gli scappò un «torni quando sarà più preparato» adatto a un’aula universitaria più che a una sede politica.
Ma la politica, dicevamo, non gli è estranea: non tanto perché a volte gli piace ricordare il suo passato da studente di sinistra, quanto per il tempismo di alcune polemiche — «indecente che tocchi a Milano pagare i debiti della
Capitale» disse ai tempi del «Salva Roma» e del governo gialloverde — o l’efficacia di alcune battute — «sono più leghista io di Salvini», a proposito di chi difende «davvero» l’autonomia finanziaria di Milano. Chiaro che Tasca leghista non è, anzi «ha idee liberaldemocratiche» e — da non politico — si può permettere con più agio di andar contro allo «spirito dei tempi» e, per esempio, difendere le tasse: «Non arriva a dire che sono bellissime, come fece l’ex ministro Padoa Schioppa, ma poco ci manca» sorride un oppositore.
In effetti, l’idea di recuperare risorse, per consolidare il bilancio e mantenere i servizi, è un chiodo fisso. Basta guardare al nuovo regime degli affitti in Galleria che ha consentito entrate record al Comune. «Se incassiamo di più, ce lo teniamo» disse una volta in polemica con il governo. È vero, Tasca non ha risposto direttamente a Provenzano, ma non è difficile immaginare cosa pensi.
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