Corriere della Sera (Milano)

Ultimo giorno di BookCity Incontri e reading da Gramellini a Lilli Gruber

«Non basta fare i figli bisogna avere la capacità di occuparsen­e»

- di Airoldi e Beretta a pagina

Aspettare un figlio. Da padre. È tutto in queste parole il libro di Massimo Gramellini «Prima che tu venga al mondo» (Solferino) che il giornalist­a del «Corriere» presenta oggi nell’ambito di BookCity alla Fondazione Feltrinell­i (e non al Mudec, inagibile), parlandone con il vicedirett­ore Barbara Stefanelli e con il direttore Luciano Fontana. Raccontare un’attesa che dura nove mesi per una paternità arrivata a 58 anni (il figlio di Gramellini, Tommaso, è nato nel febbraio scorso), ma non è un libro che si rivolge solo ai genitori o ai figli. Il tema è presente in tutti gli esseri umani, diventare padri vuol dire diventare responsabi­li, non basta fare i figli, bisogna anche avere la capacità di occuparsen­e con una scelta consapevol­e che è un po’ quella dell’adozione, un concetto molto nobile, bello, «ci si può mettere una vita per impararlo, io ne ho avuto la consapevol­ezza molto tardi», sottolinea l’autore. Paure, gioie e speranze si susseguono nelle pagine. Insieme con tante storie che gli sono rimaste dentro, comprese quelle personali. Più storie che consigli, perché Gramellini non crede al potere seduttivo delle parole: «Per convincere un bambino a fare una cosa, non basta ordinargli­elo. Se vuoi che non usi il telefonino a tavola e tu invece lo adoperi, non puoi pretendere che lui non lo faccia. Se invece quando siete a tavola lo lasci nella tasca o meglio ancora in un’altra stanza, allora anche a lui verrà naturale farlo».

Smuovere emozioni e sentimenti, ecco ciò che l’autore sperava e, in effetti, chi l’ha già letto «si ritrova nelle ansie e nelle gioie che ho raccontato». Gramellini è anche in tv su Raitre con «Le parole della settimana», e visto che dal suo libro «Fai bei sogni» Marco Bellocchio ha tratto un film… «È un libro molto intimo», ci stoppa subito. «La forma giusta è proprio quella del libro, però, poiché ci sono anche cose molto divertenti, credo possa diventare una sitcom, di quelle che fanno ridere, ma anche pensare». Un giorno Tommaso leggerà di questa attesa del papà, di quali e quante domande si sia fatto. «Magari la prima volta che lo prenderà in mano sarà in quell’età in cui i figli detestano i genitori e per ripicca lo lascerà lì, ma arriverà un giorno, forse più in là, in cui avrà per la prima volta una sofferenza d’amore e lo tirerà giù dallo scaffale: “Vediamo un po’ che cosa dice mio padre”. Spesso ci chiediamo che senso abbia il nostro lavoro, ogni giorno ricominci da zero, hai sempre una sensazione di inutilità, raccontiam­o i ladri e i ladri continuano a rubare, sembra che non abbiamo nessun potere reale se non la denuncia. Invece, quando metti insieme le storie che hai scritto e le lasci a tuo figlio pensi: a qualcuno e a qualcosa sono servito pure io».

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Ritratto di famiglia Massimo Gramellini, 59 anni, con la compagna Simona Spartaco e il figlio Tommaso

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