Dal super a casa Generazione «piatti pronti»
Prodotti già cucinati, confezioni, cibi esotici e frutta secca Single e studenti trainano il mercato soprattutto nelle città Anche giovani genitori e anziani disposti a spendere di più «In Lombardia un quarto del giro d’affari nazionale»
Minestrone di verdure e legumi con quinoa e ceci, cous cous con pollo e verdure, mix di cereali al profumo di curry, ma anche ramen con nasello, gamberi, verdure e funghi shiitake o caciucco accompagnato da pane grigliato: sono alcuni dei piatti pronti confezionati che troviamo nei settori frigo dell’Esselunga di viale Umbria.
Fino a qualche anno fa, per un pasto veloce, al supermercato si potevano comprare gli affettati, i piatti del banco gastronomia e i surgelati. Oggi, invece, si va dalle insalatone arricchite con il formaggio greco feta, noci o tonno, al pokè (piatto hawaiano a base di pesce crudo), alle zuppe fresche, senza aromi né conservanti. Si tratta spesso di monoporzioni, da conservare in frigo e consumare a temperatura ambiente o dopo un rapido passaggio nel microonde.
Il settore food-to-go
I dati Nielsen (azienda leader nelle analisi di mercato) mostrano che, da settembre 2018 a settembre 2019, gli italiani hanno speso circa 1,4 miliardi di euro al supermercato in alimentari pronti per il consumo, il food-to-go, che aumenta dell’8,7 per cento sull’anno precedente. E la crescita è in atto da diversi anni. Fra i più venduti in Italia troviamo barrette di cereali e frutta secca sgusciata, che molti usano come spuntino, ma anche zuppe pronte, sushi, insalate di pasta e frutta lavata e tagliata, pronta per il consumo. Gli ultimi due sono fra i prodotti che crescono di più.
Se in Italia l’esborso per il food-to-go rappresenta circa il due per cento della spesa al supermercato, a Milano si sale al tre per cento; il sushi guida la classifica, seguito da zuppe e mandorle sgusciate.
Salute e praticità
«Il fenomeno dei piatti pronti è più accentuato nel NordOvest, soprattutto nelle aree metropolitane — fa notare Nicola De Carne, business partner di Nielsen —. I prodotti che hanno il più elevato trend di crescita sono quelli pronti da consumare, senza nemmeno un passaggio sul fornello. I principali acquirenti sono persone single oppure giovani coppie, gli stessi consumatori, attenti alle novità e alla salute, che negli ultimi anni hanno provato gli alimenti senza glutine, senza lattosio o con altre certificazioni «salutistiche. La crescita dei piatti pronti si può leggere come un’evoluzione di questa tendenza: la frutta secca sgusciata, le zuppe fresche o le insalate arricchite, rispondono alla richiesta di prodotti che siano allo stesso tempo pratici e sani».
Take away e domicilio Passiamo sempre meno tempo in cucina anche grazie ai take away e alle consegne a
domicilio. Un italiano su quattro ordina cibo a domicilio, e a Milano si registrano il maggior numero di richieste. Secondo un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano, Monza, Brianza e Lodi, il business dei piatti pronti — comprendendo i take away e le imprese che producono pasti e sughi pronti — in Italia vale 5,5 miliardi. In Lombardia muove 1,3 miliardi e cresce dell’1,3 per cento rispetto all’anno precedente.
I nuovi bisogni
«Il boom dei piatti pronti e della ristorazione in generale — dice Annarita Granata, consigliere della Camera di commercio di Milano, Monza, Brianza e Lodi — è fortemente connesso al rapido cambiamento sociale, all’organizzazione dei tempi sempre più frenetica, alla necessità di flessibilità degli orari con l’adattamento a ritmi di vita differenziati di tutta la famiglia. La risposta delle imprese è stata pronta e si adatta ai diversi interlocutori: le madri che propongono un pasto diverso e veloce, gli amici che puntano su gusti nuovi, i single che si organizzano, gli anziani che trovano una risposta semplice per un menu adatto ai loro gusti e bisogni».
Per la praticità siamo disposti a pagare: se la classica insalata in busta può costare otto-dieci euro al chilogrammo (contro i 2-3 euro dell’analoga da pulire), l’insalata arricchita può superare i 25 euro. Un punto dolente, ora che è iniziata la guerra contro la plastica «inutile», è la maggior produzione di rifiuti, soprattutto di plastica, appunto, legata al consumo di monoporzioni già pronte.
Il nodo ecologia Il punto dolente è la maggior produzione di rifiuti di plastica legate alle monoporzioni
L’esperta
Il boom di questi prodotti è legato al cambiamento sociale in atto: dalla mancanza di tempo alle necessità di flessibilità delle persone fino ai ritmi differenziati delle famiglie