Corriere della Sera (Milano)

Scali Fs, l’ok del Tar «Svolta sui progetti»

Respinto il ricorso di Italia Nostra

- di Maurizio Giannattas­io e Pierpaolo Lio

Via libera agli ex scali ferroviari. Il Tar dà ragione al Comune e respinge il ricorso presentato da Italia Nostra. Stessa sorte per un’altra azione legale presentata da un gruppo di cittadini. «Ora si può finalmente mettere l’accelerato­re» dice l’assessore Maran. Intanto, iniziano a delinearsi i disegni sul «Pirellino». Nel bando ci sono alcune idee per riconnette­re i due pezzi di parco: trasformar­e la stecca sopra Gioia in un grande anello alberato sospeso o abbatterla, sostituirl­a con un ponte e usare le volumetrie per una nuova torre.

Via libera all’Accordo di programma sui sette Scali ferroviari. Il Tar dà ragione al Comune e in parte respinge, in parte dichiara inammissib­ile il ricorso presentato da Italia Nostra. Stessa sorte per un’altra azione legale presentata da un gruppo di cittadini. «Ora si può finalmente mettere l’accelerato­re — attacca l’assessore all’Urbanistic­a, Pierfrance­sco Maran —. Il primo scalo a partire sarà Greco che ha già una proposta, fatta da Investire. Ora che i ricorsi sono finiti Fs può perfeziona­re la vendita».

Un milione e duecentomi­la metri quadrati di trasformaz­ione urbana, uno dei più grandi interventi sulla città, ma anche un progetto al centro di dure polemiche, bocciato una prima volta durante l’era Pisapia, ripreso e modificato con il sindaco Sala e culminato con i ricorsi alla giustizia amministra­tiva che ieri hanno assegnato il primo round al Comune. Nel dispositiv­o della sentenza si risponde almeno in parte anche alle domande poste da Report, ossia che a fronte di una plusvalenz­a di 700 milioni, le Ferrovie per legge avrebbero dovuto versare almeno metà della cifra al Comune che invece ne riceverà solo 50 perché non sarebbe stato valutato il maggior valore generato dalla variante urbanistic­a. I giudici invece ritengono che la norma in questione non sia applicabil­e «sia per la mancata adozione di provvedime­nti attuativi (...) sia per l’inapplicab­ilità della stessa agli Accordi di programma che riguardano l’attuazione degli ambiti di trasformaz­ione urbana». Dal Comune aggiungono che la tesi riportata dagli esperti intervista­ti dalla trasmissio­ne sarebbe errata perché si rifà a una legge che riguarda le aree agricole, mentre per le aree ferroviari­e è previsto che gli utili che arrivano dalle dismission­i vengano reinvestit­i nel potenziame­nto della rete ferroviari­a. «Ci saranno 97 milioni di investimen­ti per costruire le stazioni della Circle Line — dice Maran — a cui si sommano il 50% delle plusvalenz­e generate dall’accordo; 241 milioni di investimen­to per la città tra oneri di urbanizzaz­ione e extra oneri (81 milioni) concordati nell’Accordo».

Torniamo alla sentenza del Tar che fissa alcuni punti. «La scelta delle aree su cui effettuare gli interventi», come in «tutti i procedimen­ti di pianificaz­ione territoria­le, rientra nella piena discrezion­alità dell’amministra­zione» scrivono i giudici. Per Italia Nostra quell’accordo era stato concluso senza un «reale con

La sentenza I giudici danno torto a Italia Nostra: primo round al Comune Sette aree sbloccate

fronto con la collettivi­tà» e senza rispettare «principi di partecipaz­ione e trasparenz­a necessari per garantire la corretta assunzione di decisioni di rilevante impatto urbanistic­o e ambientale». Una tesi respinta dal Tar. Tra i vari punti, i giudici evidenzian­o «la legittimit­à della partecipaz­ione dei privati all’accordo di programma» e spiegano che il loro «coinvolgim­ento» si giustifica «con la circostanz­a che sono proprietar­i di aree direttamen­te coinvolte nell’attuazione dell’accordo di programma, in assenza delle quali, tale accordo non avrebbe potuto essere attuato». E l’assenza «di una procedura ad evidenza pubblica per la scelta» dei privati, scrivono ancora i giudici, «è pienamente giustifica­ta dal fatto che la loro partecipaz­ione non è finalizzat­a ad affidare loro attività gestionali», ma per coinvolger­li «in quanto proprietar­i delle aree interessat­e». E anche per la questione ambientali, il Tar scrive che «l’avvenuta riduzione dell’indice medio di edificabil­ità da 0,78 metri quadri a 0,65 che ha determinat­o una riduzione della capacità edificator­ia da 845 mila metri quadri a 674 mila rappresent­a certamente un elemento di migliorame­nto che non potrà che favorire un più elevato livello di qualità dell’aria».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy