Scali Fs, l’ok del Tar «Svolta sui progetti»
Respinto il ricorso di Italia Nostra
Via libera agli ex scali ferroviari. Il Tar dà ragione al Comune e respinge il ricorso presentato da Italia Nostra. Stessa sorte per un’altra azione legale presentata da un gruppo di cittadini. «Ora si può finalmente mettere l’acceleratore» dice l’assessore Maran. Intanto, iniziano a delinearsi i disegni sul «Pirellino». Nel bando ci sono alcune idee per riconnettere i due pezzi di parco: trasformare la stecca sopra Gioia in un grande anello alberato sospeso o abbatterla, sostituirla con un ponte e usare le volumetrie per una nuova torre.
Via libera all’Accordo di programma sui sette Scali ferroviari. Il Tar dà ragione al Comune e in parte respinge, in parte dichiara inammissibile il ricorso presentato da Italia Nostra. Stessa sorte per un’altra azione legale presentata da un gruppo di cittadini. «Ora si può finalmente mettere l’acceleratore — attacca l’assessore all’Urbanistica, Pierfrancesco Maran —. Il primo scalo a partire sarà Greco che ha già una proposta, fatta da Investire. Ora che i ricorsi sono finiti Fs può perfezionare la vendita».
Un milione e duecentomila metri quadrati di trasformazione urbana, uno dei più grandi interventi sulla città, ma anche un progetto al centro di dure polemiche, bocciato una prima volta durante l’era Pisapia, ripreso e modificato con il sindaco Sala e culminato con i ricorsi alla giustizia amministrativa che ieri hanno assegnato il primo round al Comune. Nel dispositivo della sentenza si risponde almeno in parte anche alle domande poste da Report, ossia che a fronte di una plusvalenza di 700 milioni, le Ferrovie per legge avrebbero dovuto versare almeno metà della cifra al Comune che invece ne riceverà solo 50 perché non sarebbe stato valutato il maggior valore generato dalla variante urbanistica. I giudici invece ritengono che la norma in questione non sia applicabile «sia per la mancata adozione di provvedimenti attuativi (...) sia per l’inapplicabilità della stessa agli Accordi di programma che riguardano l’attuazione degli ambiti di trasformazione urbana». Dal Comune aggiungono che la tesi riportata dagli esperti intervistati dalla trasmissione sarebbe errata perché si rifà a una legge che riguarda le aree agricole, mentre per le aree ferroviarie è previsto che gli utili che arrivano dalle dismissioni vengano reinvestiti nel potenziamento della rete ferroviaria. «Ci saranno 97 milioni di investimenti per costruire le stazioni della Circle Line — dice Maran — a cui si sommano il 50% delle plusvalenze generate dall’accordo; 241 milioni di investimento per la città tra oneri di urbanizzazione e extra oneri (81 milioni) concordati nell’Accordo».
Torniamo alla sentenza del Tar che fissa alcuni punti. «La scelta delle aree su cui effettuare gli interventi», come in «tutti i procedimenti di pianificazione territoriale, rientra nella piena discrezionalità dell’amministrazione» scrivono i giudici. Per Italia Nostra quell’accordo era stato concluso senza un «reale con
La sentenza I giudici danno torto a Italia Nostra: primo round al Comune Sette aree sbloccate
fronto con la collettività» e senza rispettare «principi di partecipazione e trasparenza necessari per garantire la corretta assunzione di decisioni di rilevante impatto urbanistico e ambientale». Una tesi respinta dal Tar. Tra i vari punti, i giudici evidenziano «la legittimità della partecipazione dei privati all’accordo di programma» e spiegano che il loro «coinvolgimento» si giustifica «con la circostanza che sono proprietari di aree direttamente coinvolte nell’attuazione dell’accordo di programma, in assenza delle quali, tale accordo non avrebbe potuto essere attuato». E l’assenza «di una procedura ad evidenza pubblica per la scelta» dei privati, scrivono ancora i giudici, «è pienamente giustificata dal fatto che la loro partecipazione non è finalizzata ad affidare loro attività gestionali», ma per coinvolgerli «in quanto proprietari delle aree interessate». E anche per la questione ambientali, il Tar scrive che «l’avvenuta riduzione dell’indice medio di edificabilità da 0,78 metri quadri a 0,65 che ha determinato una riduzione della capacità edificatoria da 845 mila metri quadri a 674 mila rappresenta certamente un elemento di miglioramento che non potrà che favorire un più elevato livello di qualità dell’aria».