Torri, ponte verde, canali Le visioni sullo snodo Gioia
Quattro soluzioni per il Pirellino, l’idea del parco sopraelevato
Che il destino del «Pirellino» — torre che a suo modo è da oltre cinquant’anni un segno riconoscibile lungo via Melchiorre Gioia — sia di perdere o rivoluzionare quel «braccio» che scavalca la strada è dato ormai quasi consolidato. Non ci sono solo le parole dell’ad di Coima, Manfredi Catella: «Ogni scenario è possibile, compresa la demolizione parziale o totale. Non abbiamo dato volutamente indicazioni», aveva risposto lunedì durante la conferenza stampa dedicata al nuovo quartiere Porta Nuova-Gioia. C’è anche altro. Sfogliando la documentazione del concorso lanciato l’altro giorno per individuare lo studio d’architettura che avrà il compito di ripensare l’edificio, ad esempio, si scoprono alcuni schizzi che non a caso si concentrano sulla stecca sospesa.
Per cominciare, basta uno sguardo a quelle che sono le opzioni generali sulle possibili volumetrie nell’area «apparecchiate» dal committente per gli architetti che pensano di partecipare. Sono quattro, e in tre il «braccio» su Melchiorre Gioia è cancellato dalle cartine, sostituito da un ponte pedonale di stampo più classico. Le prime due immaginano la demolizione della stecca: al suo posto, una nuova torre da affiancare a un Pirelli 39 ristrutturato o ricostruito da zero. La terza è quella più radicale: tutto azzerato, e i volumi concentrati in un unico grande grattacielo. Solo l’ultima ipotesi conserva quel pezzo di edificio, ma ne prevede una pesante ristrutturazione e addirittura un ampliamento in altezza.
E allora, per provare a indovinare che ne sarà del vecchio centro direzionale può servire recuperare un paio di frasi dell’altro giorno. «Abbiamo chiesto una soluzione che superi l’ostacolo per la mobilità sostenibile rappresentato dall’incrocio Gioia-Pirelli-Sassetti», è stata l’indicazione delbozze l’assessore Pierfrancesco Maran, mentre Catella ha consacrato la Biblioteca degli alberi a «simbolo» dell’area ed «elemento pubblico strategico» da valorizzare per ricucire il quartiere a Porta Nuova. Nel dossier ci sono un paio di scenografiche che suggeriscono due soluzioni, concentrandosi non a caso solo sul «braccio» sopra Melchiorre Gioia. Che in un caso viene trasformato in un prolungamento sospeso del parco, «alleggerito» da un enorme cubo di vetro che sovrasta la via.
L’altro è ancora più ambizioso. E non solo perché lo slancio creativo arriva già a scoperchiare quel tratto di Naviglio Martesana che corre da sotto il «Pirellino» fino ai Bastioni di Porta Nuova. Nel disegno sparisce la stecca. Lascia spazio a un gigantesco anello alberato sospeso sopra l’incrocio e aggrappato a due nuovi edifici a gradoni (anche questi con tetti green) che scendono verso le due metà di parco, garantendone così la riconnessione, e al tempo stesso trasformandosi in una sorta di «anfiteatro» per il pubblico che assiste agli eventi che segnano il calendario della Biblioteca degli alberi.