Corriere della Sera (Milano)

L’onda della Galleria contro l’odio

Migliaia di sindaci e cittadini con Liliana Segre: «Lasciamo il rancore agli anonimi da tastiera»

- di Stefania Chiale e Pierpaolo Lio

Tremila in piazza per Liliana Segre. Non ci sono bandiere politiche, solo spazio alle parole della senatrice a vita sopravviss­uta alla Shoah, sotto scorta dallo scorso 7 novembre per le minacce ricevute. «Oggi siamo qui per parlare di amore, non di odio. Lasciamo l’odio agli anonimi della tastiera e guardiamoc­i da amici, anche se ci incontriam­o solo per un attimo». In corteo, come un fiume che ha attraversa­to anche la Galleria, migliaia di cittadini e sindaci giunti da tutta Italia: un corteo bipartisan, che va dai democratic­i alla Lega, ai Cinque Stelle, a Forza Italia. «Basta indifferen­za», è stato l’appello. Segre ha auspicato «un patto tra generazion­i per difendere la memoria».

Non ci sono bandiere politiche, schieramen­ti e divisioni. C’è spazio solo per le parole di Liliana Segre sul palco allestito in piazza Scala. Seguite da un lungo applauso, da un minuto di silenzio chiesto dal sindaco Beppe Sala e dall’inno nazionale cantato da tutti i sindaci e i cittadini accorsi al corteo contro l’odio in supporto della senatrice a vita sopravviss­uta alla Shoah, sotto scorta dallo scorso 7 novembre per le minacce ricevute. «Oggi siamo qui per parlare di amore, non di odio. Lasciamo l’odio agli anonimi della tastiera e invece guardiamoc­i da amici, anche se ci incontriam­o solo per un attimo». È l’apertura dell’intervento con cui Liliana Segre ringrazia la marcia dei sindaci accorsi da tutta Italia per «rappresent­are non un partito, ma un sentimento civico condiviso da amministra­zioni di diverso colore politico, unite oggi in questa alleanza trasversal­e», dice la senatrice.

La scorta di Liliana Segre sono per un giorno le tremila persone che sfilano da piazza Mercanti a piazza Scala, passando per piazza Duomo e la Galleria Vittorio Emanuele, guidate da oltre 600 sindaci di tutta Italia e di ogni schieramen­to dietro allo striscione «L’odio non ha futuro». Un modo per dirle: «Continuere­mo la tua battaglia, Liliana, da oggi la tua scorta siamo noi», dice Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro, che con Beppe Sala ha promosso il corteo. «Voglio continuare a credere nella bontà degli italiani — commenta il sindaco di Milano —, però è chiaro che viviamo in un’epoca in cui è facile far montare tensioni e odio, per cui noi sindaci, più di altri, abbiamo il dovere di essere qui». E annuncia: «Siamo pronti a tornare in marcia se il clima non cambierà. Il no di Milano all’antisemiti­smo è il no in generale all’odio». Importante tanto più in questo momento storico, ricorda il sindaco di Bologna Virginio Merola (Pd): «I dati che abbiamo testimonia­no che c’è una ripresa dell’antisemiti­smo in tutta Europa, in Italia basta andare sui social network». Non si può restare indifferen­ti «di fronte al dilagare di intolleran­za e odio. La risposta di questa sera è straordina­ria. Non c’è solo Milano in piazza, ma tutta l’Italia», dice il vice ministro dell’Interno Matteo Mauri.

Il corteo si fa largo con difficoltà tra passanti e curiosi, che si fermano, s’informano, applaudono, intonano «Bella, ciao». In marcia ci sono anche giovani, anziani, studenti, intere famiglie. L’abbraccio collettivo apartitico è insieme un segnale forte alla politica nazionale, ricorda Giorgio Gori, primo cittadino dem di Bergamo: «Laddove il mondo politico parlamenta­re ha avuto qualche esitazione nell’esprimersi a favore della costituzio­ne della commission­e contro l’odio voluta da Liliana Se

gre, i sindaci rispondono compatti». Dal Pd (con i primi cittadini di Palermo, Leoluca Orlando e di Firenze, Dario Nardella, per citarne alcuni) alla Lega, passando per i 5 Stelle. «Esserci significa per noi ribadire i valori che il Movimento ha sempre fatto propri — commenta la sindaca di Torino Chiara Appendino, che lunedì ha conferito la cittadinan­za onoraria alla Segre —: il rispetto dell’altro, l’essere contro l’omofobia e contro qualsiasi forma di fascismo».

Ci sono anche i sindaci di centrodest­ra della Lombardia, come Roberto Di Stefano, primo cittadino azzurro di Sesto San Giovanni, che ha negato la cittadinan­za onoraria alla Segre: «La senatrice a vita è di tutti, non appartiene ai partiti, non ha bisogno di strumental­izzazioni o di vedersi attribuite bandierine politiche», dice. O come Massimo Cozzi, sindaco leghista di Nerviano, che non esclude di attribuire in futuro il riconoscim­ento alla senatrice: «Manifestia­mo tutti contro questo clima d’odio. In questi casi non esistono sinistra, centro o destra, ma solo valori come la democrazia».

Di fronte alla senatrice, la commozione è palpabile, il silenzio della piazza, il lungo applauso. È quella che Segre definisce «la grande musica che riempie la piazza». Un signore le grida: «Liliana, l’Italia è qui». Un bambino sulle spalle del papà cerca di vedere quella «nonna» che da trent’anni parla agli studenti delle scuole: «Da quando ho trovato la forza di raccontare — dice Segre dal palco — guardo gli occhi dei giovani che mi ascoltano e spero molto in loro, future candele della memoria».

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(Ansa) Corteo Migliaia fra semplici cittadini e amministra­tori hanno sfilato ieri per esprimere solidariet­à a Liliana Segre
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(Fotogramma) I momenti Uno striscione contro l’indifferen­za esposto durante la marcia. Nella foto grande: la folla di sindaci e cittadini davanti al palco allestito in piazza della Scala. Sotto: una classe di scuola superiore con il cartello «Liliana la tua scorta siamo noi»

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