Fondi leghisti Indagato Galli Bufera in Regione
L’ex governatore Maroni: mai avuto ruoli
L’assessore regionale ad Autonomia e Cultura, Bruno Galli, è indagato per riciclaggio relativamente ai 49 milioni di rimborsi elettorali ottenuti dalla Lega. I fatti riguardano l’associazione «Maroni presidente». L’ex governatore, tuttavia, si smarca: mai avuto ruoli nell’ente.
«Chiarezza» e «trasparenza», chiedono incalzanti le opposizioni. «Certi della correttezza», rintuzzano i leghisti. In mezzo a questi atteggiamenti diametralmente opposti ci sono le notizie di un assessore regionale indagato per riciclaggio e di una perquisizione della Guardia di finanza a Palazzo Lombardia.
Le Fiamme gialle, partite da Genova per eseguire un decreto di perquisizione firmato dal procuratore aggiunto del capoluogo ligure Francesco Pinto e dal sostituto procuratore Paola Calleri, si sono presentate a Milano, Monza e Lecco alla caccia di documenti utili alle indagini sul riciclaggio di parte dei famigerati 49 milioni di rimborsi elettorali ottenuti dalla Lega attraverso false rendicontazioni. Controlli in casa e in ufficio dell’assessore regionale all’Autonomia e alla Cultura Stefano Bruno Galli, al quale è stato notificato un avviso di garanzia. I fatti ipotizzati nell’indagine riguardano il suo ruolo di presidente dell’associazione «Maroni presidente» che accompagnò la candidatura alla guida della Regione dell’ex ministro e allora leader della Lega che cercava di riprendersi dopo lo scandalo che aveva travolto la famiglia Bossi e il «cerchio magico» che la circondava.
Roberto Maroni prende subito le distanze da qualsiasi contestazione: «In merito alle indagini che riguardano un’associazione che porta il mio nome (creata per le elezioni regionali del 2013) preciso di non aver mai avuto in essa alcun ruolo gestionale né operativo», scrive l'ex governatore su Facebook. E poi aggiunge: «Sono tuttavia certo della correttezza della gestione da parte del presidente e dei consiglieri». Nessun commento dai vertici attuali della Regione, silenzio anche dagli alleati di Forza Italia. A difesa dell’assessore sotto inchiesta parla solo il capogruppo leghista al Pirellone, Roberto Anelli: «Allo stato attuale non ho nessun elemento per commentare la vicenda. Sono però assolutamente certo della buona fede e della correttezza dell’assessore Galli».
Assai meno concilianti, invece, le opposizioni: « Periodicamente affiorano dal passato vicende che le procure ritengono di dover approfondire circa le modalità di finanziamento intorno alla Lega — dichiara Marco Fumagalli, capogruppo del Movimento cinque stelle —. È bene che si chiariscano fino in fondo certi passaggi, soprattutto per una forza politica che ha messo in discussione il presidente del Consiglio circa il comportamento tenuto sul Mes. Per fare politica ci vogliono soprattutto trasparenza, onestà e coerenza». E il capogruppo del Pd, Fabio Pizzul, aggiunge: «Al netto della vicenda giudiziaria, che speriamo si concluda presto e che faccia chiarezza sulle eventuali responsabilità dell’assessore Galli, si pone con forza nuovamente una gigantesca questione politica, che è la scomparsa dei 49 milioni di euro che il tribunale chiede indietro alla Lega. Stiamo parlando di un partito, la Lega Nord e Lega Salvini premier, sui cui finanziamenti esistono diverse inchieste sia giornalistiche sia giudiziarie, una con pesanti risvolti internazionali. È la Lega dell’ex vicepremier Matteo Salvini, candidato in pectore del centrodestra alla guida del Paese. Il minimo che si deve pretendere è che quel partito faccia subito piena chiarezza sui 49 milioni e sulle sue fonti di finanziamento».
M5S Per fare politica ci vogliono soprattutto onestà e coerenza Ora i fatti vanno esaminati
Dem Il minimo che si deve pretendere è che la Lega faccia chiarezza sulle fonti di finanziamento
Carroccio Siamo certi della buona fede e della correttezza dell’operato dell’assessore Galli