Corriere della Sera (Milano)

«In bici per rifornire le feste degli altri»

Il turno dei fattorini a caccia di consegne extra. «Il lavoro premia chi non si ferma»

- Di Stefania Chiale

Il popolo dei rider non si ferma a Capodanno. Il primo gennaio in molti fattorini 2.0 — come Sissoko, 28 anni, originario del Mali — sperano che, data la flotta ristretta, «il lavoro premi chi non si ferma». Giacomo, 19 anni, punta invece sui bonus che Deliveroo «potrebbe mettere per farci accettare le consegne». Paolo spiega invece che non cambierà il carico di lavoro, ma il primo dell’anno lavorerà per scelta: «Mi sono appena fatto una settimana off, proprio perché decido io come gestire il mio tempo, quando e come lavorare». Le due anime che definiscon­o il popolo dei rider — i soddisfatt­i e i critici — si incontrano per le strade di Milano anche in questi giorni di festa.

Non è la prima volta per Giacomo Marilini. «Il primo gennaio molti ristoranti sono chiusi, tanta gente è fuori Milano. Ma io ci provo... Sempre che non mi succeda qualcosa, non mi ammali o non preferisca fare altro!». Il primo giorno del 2020 sarà il suo secondo capodanno su due ruote: app attiva e zaino carico di cibo da consegnare da un lato all’altro della città nelle case dei milanesi.

In questi giorni di festa, per le strade di Milano si incontrano almeno due delle tante anime che definiscon­o il popolo dei rider: i soddisfatt­i (del guadagno, del tipo di lavoro, dell’autonomia richiesta e concessa) e i critici (del guadagno, del tipo di lavoro, dell’autonomia non richiesta ma imposta). Giacomo, 19 anni, da due in bici con Deliveroo, studia come tecnico meccanico e nel tempo libero lavora come fattorino 2.0: «Faccio 5/6 ore al giorno. In un’ora riesco a fare anche cinque consegne, per un guadagno mensile di circa 1.500 euro lordi. Mi trovo molto bene». Il primo gennaio punta sui «bonus che probabilme­nte l’app metterà per farci accettare le consegne. Un incentivo: 1 euro in più a consegna».

La flotta più ristretta di rider a disposizio­ne delle aziende del food delivery porterà secondo alcuni un po’ di lavoro in più a chi si rende disponibil­e il primo gennaio. Ci spera Sissoko, 28 anni, che viene dal Mali e da due mesi lavora con Glovo. Soprattutt­o dopo i giorni di “magra” appena trascorsi: «Sono abbastanza soddisfatt­o del lavoro, ma tra Natale e Capodanno non ce n’è». Oggi ha dato la sua disponibil­ità dalle 11 alle 17, ma all’una e mezza è ancora a zero. «Il primo gennaio saremo meno rider in giro: spero venga premiato chi lavora». La pensa così anche Moudou Lemin Barry, 23 anni, dal Gambia, da cinque anni in Italia, da uno fattorino con Glovo, prima per Uber Eats. Non è felice del lavoro: «Il freddo, il pericolo, l’algoritmo che ti butta giù, ma non solo». Cosa? «Succede che l’app faccia pasticci. Cinque giorni fa un cliente al momento del ritiro ha pagato in contanti meno soldi di quelli dovuti. Risultato? Ho l’utenza bloccata da quattro giorni. Alle 14 vado a Sesto San Giovanni nell’ufficio di Glovo per farmela sbloccare». Lavorerà il primo gennaio, dalle 19 alle 4 di mattina. «Penso che saremo pochi a Milano e ci saranno più consegne per chi lavorerà».

«Non è così che funziona», sostiene Paolo B., 28 anni, milanese, ex dipendente d’azienda, che da oltre due anni consegna cibo per Glovo e Deliveroo con una media oraria di 15 euro e un lordo mensile (è in partita iva) tra i 2.000 e i 3.000 euro. Il primo gennaio lavorerà dalle 18 alle 23. «Non c’è differenza rispetto a qualsiasi altro giorno — spiega —: l’azienda distribuis­ce gli ordini in modo proporzion­ale sui rider che ha a disposizio­ne». Come? «Deliveroo approva i nostri slot orari mettendo sempre la quantità giusta di fattorini in base alle statistich­e degli ordini. E il primo gennaio di ordini ce ne sono pochi perché la gente è via». Non ti dispiace lavorare in un giorno di festa? «Mi sono appena fatto una settimana off, proprio perché decido io come gestire il mio tempo, quando e come lavorare. Stasera torno a Milano. Anno nuovo: si riprende a lavorare. È una scelta mia».

Non vorrebbe questa autonomia Abdul, 30 anni, originario del Bangladesh. Il primo gennaio ha dato disponibil­ità dalle 11 alle 15 e dalle 18 alle 23, «ma mi hanno confermato solo il secondo slot», dice. «Questa settimana sono riuscito a fare appena 27 ore, mentre in media con Deliveroo con cui lavoro da più di un anno arrivo a 42 ore alla settimana». Ma non è felice: «Vorrei che questo lavoro, che faccio a tempo pieno, diventasse fisso e coprisse tutto l’arco della giornata». Il tema più contestato è sempre lo stesso: la mancanza di garanzie: «Arrivo a guadagnare 1.700/2.000 euro al mese, ma lavorando tutti i giorni, dal lunedì alla domenica. Chiarament­e sperando di non ammalarmi!».

E l’ultimo dell’anno? Oggi non si lavora, spiega Sissoko. Che mostra il calendario «grigio» del 31 dicembre. I rider non possono prenotarsi per prendere consegne, né gli utenti farne. «Stessa cosa il 25 dicembre — dice Paolo —: da casa ho fatto un ordine su Just Eat ma non era attivo, se non per quei ristoranti che si basano su propri fattorini».

Su una panchina di fronte a Porta Genova, Lucky aspetta una notifica dal suo smartphone. Viene dalla Nigeria e ha 25 anni. È a Milano da cinque, ma parla un italiano stentato. Per cinque anni ha cercato un lavoro per strada, che non è arrivato. «Un amico tre mesi fa mi ha consigliat­o Glovo — racconta in inglese — . Per ora arrivo a fare 5/10 consegne al giorno per un totale di 500 euro al mese». Ma domani non lavorerà: «È un giorno di festa e andrò in chiesa». Quale? «La più bella e grande di Milano: il primo dell’anno si va in Duomo».

 Giacomo Molti ristoranti sono chiusi, tanta gente è via, ma io ci provo Punto sui bonus che metteranno per farci accettare le consegne

 Paolo Non c’è differenza rispetto al solito: gli ordini sono distribuit­i in proporzion­e sui rider disponibil­i E il «1°» gli ordini sono pochi

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Sui pedali Sissoko, originario del Mali
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(Fotogramma) A Porta Genova Sissoko, 28 anni, originario del Mali, da due mesi consegna cibo a domicilio con Glovo. Si dice soddisfatt­o del lavoro, anche se a Natale e Capodanno ce n’è poco
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