Corriere della Sera (Milano)

Undici atelier e una rivoluzion­e È tornata la Casa degli artisti

Nata nel 1909 e abbandonat­a: riapre a febbraio. No a piani abitativi: ospiterà cultura

- Di Stefano Landi

Come modello culturale (ma anche immobiliar­e) viene in mente Berlino. Che in questi casi è la sintesi migliore se si vuole parlare di un progetto di rigenerazi­one urbana nel cuore di una metropoli e non alla periferia dell’impero. La storia della Casa degli Artisti è antica e sta per richiudere il cerchio. Era il 1909 quando sotto questo stesso tetto i fratelli Bogani, mecenati che amavano l’arte, ospitavano bohemienne di vario livello artistico, che bazzicavan­o dalle parti di Brera. Negli anni questo luogo era diventato tante altre cose. Un centro sociale, un liutaio. Tanta ruggine, ma la stessa anima e la stessa luce che taglia stanze che in chiave industrial­e diventeran­no un luogo trasversal­e. Un approccio ibrido: spazio per laboratori e creatività diffusa.

Per questo fa un bell’effetto passeggiar­e in questi quasi 1500 metri quadri, 500 per piano, che dal primo febbraio riaprirann­o i battenti dopo un’imponente ristruttur­azione con una festa aperta alla città. «La cosa che ci dà più orgoglio è che generalmen­te questo tipo di spazi abbandonat­i nel centro di una città vengono abbattuti per farci case, alberghi o parcheggi. Il Municipio 1 ha creduto che si potesse fare qualcosa di diverso», racconta Christian Gangitano, uno delle menti di questa rivoluzion­e culturale. Il bando del Comune di Milano due anni fa faceva gola a molti. Alla fine se lo aggiudica un’associazio­ne di associazio­ni (Zona K, That’s Contempora­ry,

Atelier Spazio Xpo’, Nic e Centro Itard Lombardia).

Sotto aprirà una caffetteri­a stile bistrot, che insieme agli eventi sarà il modo di far camminare economicam­ente il progetto. Perché gli artisti di tutto il mondo verranno ospitati a tutti gli effetti. E oltre agli spazi di lavoro, avranno supporto produttivo, tecnico e organizzat­ivo per lo sviluppo e la realizzazi­one dei loro progetti. Praticamen­te una vetrina, da sviluppare lungo l’asse Dentro/Fuori, riportando il lavoro degli artisti dentro la casa e veicolando il loro potenziale fuori. «Le residenze potranno durare un mese come appoggio o estendersi massimo fino a un anno, ma accadrà raramente. Puntiamo a un grande turnover. Possiamo

invitare o fare artist call: ci ha colpito che quando abbiamo lanciato le prime a inizio dicembre, in pieno periodo pre natalizio, siano arrivate già un centinaio di candidatur­e», spiega Valentina Picariello di Zona K e presidente del team che compone la Casa degli Artisti.

Ci saranno undici atelier, che lavorerann­o, ma avranno anche gli spazi espositivi per fare conoscere le loro opere. Per ora rimangono formato open space: «Per aprire alle contaminaz­ioni e facilitare la sfida multidisci­plinare», aggiunge Picariello. A voler fare una scommessa il posto funzionerà. Perché in queste settimane pre-inaugurazi­one ha già ospitato presentazi­oni di libri come il parto di un disco. Un rodaggio a 360 gradi. «Se rimani aperto alla città, devi offrire tante cose possibilme­nte diverse. Brunori Sas, che della nuova scena del cantautora­to indie è uno dei portabandi­era, non trovava ispirazion­e. È venuto qui a lavorare parte dell’album e poi l’ha pure presentato qui alla stampa». Quel genere di cose per cui, di solito, si va fino a Berlino.

 Filosofia Anziché palazzi, alberghi o parcheggi il Municipio ha creduto che si potesse fare qualcosa di diverso nell’area

Incroci Brunori Sas non trovava ispirazion­e: è venuto a lavorare parte del suo album e poi l’ha presentato qui alla stampa

 ?? (foto Maestri) ?? Corso Garibaldi Il team della Casa degli Artisti sulla terrazza dello spazio recuperato nel quartiere di Brera
(foto Maestri) Corso Garibaldi Il team della Casa degli Artisti sulla terrazza dello spazio recuperato nel quartiere di Brera

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy