Insulti razzisti al torneo dei bimbi. «Vi cacciamo dall’Italia»
Non paga il biglietto da 4 euro, minacciato un ristoratore cinese: al bar ne avevo spesi 50 in consumazioni
La partita è una di quelle che si giocano con l’entusiasmo tipico dei bambini di 8 anni. Il costo del biglietto per assistere a tale sfida a bordo campo era di 4 euro. È in questo scenario quasi bucolico che domenica è nata la discussione, sfociata in lite e quindi in denuncia alla Polizia. Da una parte, il presidente di una società di un centro sportivo alla Barona. Dall’altra, un ristoratore cinese di 40 anni e il suo piccolo calciatore di 8, impegnato in un torneo amatoriale. «Vi cacciamo proprio dall’Italia, cinesi di m...», si sono sentiti urlare.
Il contesto emotivo è probabilmente quello dell’alba di una nuova psicosi sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus. La scintilla della lite, il mancato pagamento del biglietto d’ingresso da parte del quarantenne cinese, che in Italia gestisce un ristorante. E che si è presentato al distretto di Polizia di Lorenteggio ieri per denunciare il presunto episodio di razzismo.
L’uomo, che vive in Italia da quando aveva 7 anni, ha raccontato agli agenti del commissariato che aveva accompagnato il bambino, regolarmente iscritto a una società collegata a importanti club di serie A, per partecipare al torneo. Aveva intenzione di ritornare al proprio locale una volta iniziato il match per lavorare in cucina. E per questo motivo ha superato l’ingresso dritto per dritto senza pagare il biglietto. Nelle sue intenzioni c’era di tornare indietro al fischio finale a riprendere il figlio per andare a casa. Solo che il piccolo calciatore ha voluto che il padre restasse lì a vedersi la partita e fare il tifo dal vivo.
È nel dopo partita che si è scatenata la lite davanti a diversi testimoni, intervenuti per evitare la rissa. Mentre il ristoratore cinese era al bar del centro sportivo insieme ad altri genitori. Nessun terzo tempo: anzi è volato subito l’insulto. Alla Polizia l’uomo ha raccontato di essersi pentito di non aver pagato, ma anche di essere rimasto sorpreso dall’aggressione verbale. Nella denuncia ha spiegato che avrebbe regolato il conto all’uscita e che intanto al bar aveva speso 50 euro in consumazioni. Ha chiesto anche la liberatoria per ritirare il figlio dalla squadra. In cambio invece è stato rimandato al suo Paese, con un paio di spintoni annessi. «Mi sono vergognato e ho provato imbarazzo perché tutto questo è avvenuto davanti a mio figlio e ad altri coetanei». Suo figlio, che per la cronaca, è nato in Italia.