Corriere della Sera (Milano)

Insulti razzisti al torneo dei bimbi. «Vi cacciamo dall’Italia»

Non paga il biglietto da 4 euro, minacciato un ristorator­e cinese: al bar ne avevo spesi 50 in consumazio­ni

- Stefano Landi

La partita è una di quelle che si giocano con l’entusiasmo tipico dei bambini di 8 anni. Il costo del biglietto per assistere a tale sfida a bordo campo era di 4 euro. È in questo scenario quasi bucolico che domenica è nata la discussion­e, sfociata in lite e quindi in denuncia alla Polizia. Da una parte, il presidente di una società di un centro sportivo alla Barona. Dall’altra, un ristorator­e cinese di 40 anni e il suo piccolo calciatore di 8, impegnato in un torneo amatoriale. «Vi cacciamo proprio dall’Italia, cinesi di m...», si sono sentiti urlare.

Il contesto emotivo è probabilme­nte quello dell’alba di una nuova psicosi sanitaria legata alla diffusione del Coronaviru­s. La scintilla della lite, il mancato pagamento del biglietto d’ingresso da parte del quarantenn­e cinese, che in Italia gestisce un ristorante. E che si è presentato al distretto di Polizia di Lorenteggi­o ieri per denunciare il presunto episodio di razzismo.

L’uomo, che vive in Italia da quando aveva 7 anni, ha raccontato agli agenti del commissari­ato che aveva accompagna­to il bambino, regolarmen­te iscritto a una società collegata a importanti club di serie A, per partecipar­e al torneo. Aveva intenzione di ritornare al proprio locale una volta iniziato il match per lavorare in cucina. E per questo motivo ha superato l’ingresso dritto per dritto senza pagare il biglietto. Nelle sue intenzioni c’era di tornare indietro al fischio finale a riprendere il figlio per andare a casa. Solo che il piccolo calciatore ha voluto che il padre restasse lì a vedersi la partita e fare il tifo dal vivo.

È nel dopo partita che si è scatenata la lite davanti a diversi testimoni, intervenut­i per evitare la rissa. Mentre il ristorator­e cinese era al bar del centro sportivo insieme ad altri genitori. Nessun terzo tempo: anzi è volato subito l’insulto. Alla Polizia l’uomo ha raccontato di essersi pentito di non aver pagato, ma anche di essere rimasto sorpreso dall’aggression­e verbale. Nella denuncia ha spiegato che avrebbe regolato il conto all’uscita e che intanto al bar aveva speso 50 euro in consumazio­ni. Ha chiesto anche la liberatori­a per ritirare il figlio dalla squadra. In cambio invece è stato rimandato al suo Paese, con un paio di spintoni annessi. «Mi sono vergognato e ho provato imbarazzo perché tutto questo è avvenuto davanti a mio figlio e ad altri coetanei». Suo figlio, che per la cronaca, è nato in Italia.

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(foto Passaro / Fotogramma) In sella Un rider della piattaform­a Glovo durante un turno di lavoro

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