Jader Bignamini vola a Detroit
«Ma i 15 anni con la Verdi non si possono dimenticare»
«Quindici anni non si possono dimenticare, devo tanto alla Verdi». Per questo Jader Bignamini, nonostante un’agenda sempre più congestionata, continua a tornare in Auditorium per dirigere l’orchestra dove ha suonato (clarinetto piccolo) per 15 stagioni. Stasera (ore 20, domenica ore 16, l.go Mahler, € 15-36) accosta la sinfonia «Fantastica» di Berlioz al Concerto in sol di Ravel (solista Luca Buratto) e in prima assoluta «Al Buio» di Melchiorre. «Fantastica» che ha appena interpretato a Detroit, dove è stato nominato nuovo direttore musicale per le prossime sei stagioni: «Un’orchestra tecnicamente formidabile e intellettualmente molto aperta: tesa sempre scoprire qualcosa di nuovo. Vi ho debuttato quasi per caso la stagione scorsa, per sostituire Leonard Slatkin in Turandot: era il loro direttore musicale, doveva essere il concerto d’addio quindi c’erano attesa e attenzione. È scattata immediata una sintonia totale, potrei dire che è stato un vero colpo di fulmine; anche da parte dei musicisti, che infatti mi hanno invitato per un altro concerto e poi mi hanno voluto all’unanimità». A Detroit porterà la Nona di Beethoven: «Suonata con Chailly alla Verdi: il mio idolo da piccolo era Kleiber, ma Riccardo ha un carisma e un’intelligenza tali che chiunque sia stato diretto da lui non dimentica mai le sue indicazioni, ogni fraseggio». Bignamini ha 43 anni, ma ha imboccato la strada del podio solo nel 2005: «Da bambino usavo le bacchette del ristorante cinese per dirigere in camera, poi guidavo la banda del paese; a 19 il primo vero concerto, sempre nel paese; fu nel 2005 che diressi un’orchestra professionale, la Verdi, trovandomi davanti amici e colleghi. All’inizio Luigi Corbani mi affidava i «Crescendo in musica» o serate minori; poi intuì un potenziale, mi affidò il concerto per Napolitano e da lì è stato un crescendo, con i debutti al Metropolitan e alla Staastoper di Vienna con Butterfly».