Corriere della Sera (Milano)

L’ex comandante vince la battaglia contro il licenziame­nto

Assente per malattia, Barbato era stato tagliato dall’Amat. Il tribunale accoglie il doppio ricorso

- G. San.

Il «soldato» Barbato va allontanat­o. Espulso dall’amministra­zione (il Comune) nel quale ha lavorato per una vita fino a diventare capo della Polizia locale, al vertice della quale è stato poi sostituito dall’attuale comandante Marco Ciacci (nel 2017). Dopo l’avvicendam­ento, Antonio Barbato è passato all’Amat, agenzia per la mobilità e l’ambiente del Comune, conservand­o la sua qualifica di dirigente. Succede però che Barbato si ammala, e beneficia di un periodo di assenza per malattia previsto dal contratto (240 giorni), al termine del quale chiede, sempre come previsto dal contratto (articolo 18), un ulteriore periodo di aspettativ­a retribuita di altri 180 giorni. Allega i certificat­i che attestavan­o una patologia che richiede «terapie salvavita». L’Amat a quel punto, sostenendo che l’ex comandante non avesse diritto a quel prolungame­nto e avesse superato il massimo del periodo di «malattia», avvia il licenziame­nto. Barbato fa ricorso: e vince. L’Amat fa appello contro la sentenza del Tribunale del lavoro (affidandos­i tra l’altro al patrocinio del legale Stefano Nespor, che ha difeso il sindaco Beppe Sala

nelle vicende giudiziari­e legate a Expo): e Barbato vince di nuovo. Si chiude così con un 2 a 0 giudiziari­o una storia che due anni fa creò molte polemiche a Palazzo Marino.

I giudici, che in entrambi i gradi di giudizio hanno condannato Amat anche al pagamento delle spese legali, hanno stabilito che l’agenzia non ha alcun diritto a conoscere quali siano le patologie del lavoratore (dati protetti per privacy) e che l’ex comandante ha presentato tutta la documentaz­ione medica nei tempi corretti e che tale documentaz­ione è stata certamente fondata e completa per la concession­e del secondo periodo di malattia. Amat ha contestato «l’idoneità della certificaz­ione medica e quella dei medici certificat­ori». Il Tribunale ha invece stabilito che «se si intende contestare la veridicità dello stesso fatto certificat­o (l’esistenza di una patologia che giustifica l’assenza dal lavoro) la proposizio­ne di una querela per falso diventa» necessaria. E tale querela non è stata fatta.

Nella prima fase della malattia, Barbato presenta nove certificat­i medici. Per il prolungame­nto, l’ex comandante dei vigili porta la nuova documentaz­ione al medico indicato dalla stessa Amat: sul pronunciam­ento del quale, sottolinea­no i giudici, l’Agenzia darà una lettura «alquanto scorretta». Il certificat­o decisivo è quello firmato dallo specialist­a in medicina del lavoro dell’Ats, dunque del massimo organo «certificat­ore» sul tema. Barbato fa subito ricorso contro il licenziame­nto e in attesa della decisione gli viene dimezzato lo stipendio. Amat è stata condannata al risarcimen­to.

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