Corriere della Sera (Milano)

Dal presidente Cossiga a González I 250 metri quadri venduti nel 1998 L’attico-santuario di via Foppa 5 in cui Bettino riceveva i potenti

- Di Giampiero Rossi

Era il più discreto tra i simboli del potere della «Milano da bere» che stava per diventare Tangentopo­li. Era «la casa», ma era anche un santuario, una meta di pellegrina­ggi di altissimo livello. Perché nell’attico di via Foppa 5, dove Bettino Craxi ha abitato per anni, sono passati anche personaggi che hanno segnato la storia politica di quello scorcio di Novecento. Anche se, come raccontava all’epoca la stessa signora Anna Mongini in Craxi, soltanto Claudio Martelli, il «delfino» del leader socialista, «aveva libero accesso al frigorifer­o». Ottavo piano, 250 metri quadrati ricoperti di moquette rossa più un terrazzo altrettant­o ampio. Un affitto a equo canone poi adeguato con un patto in deroga dalla Bnl, proprietar­ia dell’immobile. Un salone vastissimo, pieno di cimeli garibaldin­i, oltre che di libri, statuette e un organo con pedaliera, quattro camere da letto (una adibita a biblioteca), un’enorme vasca con idromassag­gio. E sotto casa il fidato autista Nicola e il discreto portinaio Antonio a fare da filtro. Nessuna barriera, né presidio di forza pubblica, nessun altro simbolo visibile della presenza di un inquilino dal peso decisivo sui destini d’italia e pressoché assoluto su quelli milanesi. La politica, e non soltanto quella cittadina, faceva riferiment­o soprattutt­o all’ufficio di piazza Duomo 19, dove si sono decise giunte, coalizioni e consigli d’amministra­zione. Ma la coda di persone — anche importanti — che avevano qualcosa da chiedere a Craxi e non riuscivano a ottenere udienza, era praticamen­te interminab­ile. Così molti cercavano di avvicinarl­o Al Matarel: era noto che ogni lunedì lui pastro sasse di lì per il pranzo e allora tutti i tavoli venivano prenotati con largo anticipo. Anche a casa — pur senza permesso di aprire il frigorifer­o — arrivavano tanti notabili socialisti e anche visite politicame­nte e istituzion­almente importanti, come lo storico leader socialista spagnolo Felipe Gonzàlez. E la mattina del 27 dicembre 1991 lo stupore fu grande anche per una città come Milano, tutto sommato abituata a ospitare personalit­à. Accompagna­ta da una vistosa scorta, a presentars­i nell’androne di via Foppa 5 fu addirittur­a il presidente della Repubblica in carica, il democristi­ano Francesco Cossiga. Era un venerdì sonnacchio­so, come sono le giornate tra Natale e Capodanno. Ma la politica, nazionale e cittadina, era tutt’alche quieta: a Roma il governo Andreotti (l’ultimo) era esposto a una delle non rare turbolenze del pentaparti­to, a Palazzo Marino era appena naufragata l'ultima giunta rossa, ponendo fine alla stagione del sindaco Paolo Pillitteri, socialista ovviamente, nonché cognato di Bettino Craxi. Cossiga e il leader del Psi passeggiar­ono a braccetto nel parco Solari, per poi pranzare nel salone all'ottavo piano. Meno di due mesi più tardi, il 17 febbraio 1992, arrivò l’arresto del «mariuolo» Mario Chiesa. E in aprile le elezioni politiche che diedero una prima scossa all’assetto politico nazionale quasi immutato dal dopoguerra. Fu l’inizio della fine del potere di Craxi. Fino all’esilio in Tunisia e a un cartello comparso sulla facciata della casa di via Foppa alla fine del 1997: «Vendesi». Bnl la cedette a un radiologo per un miliardo e 250 milioni di lire.

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L’incontro Destò stupore il 27 dicembre del 1991 la visita del presidente della Repubblica Francesco Cossiga: i due passeggiar­ono e pranzarono nel quartiere

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