«Un sobbalzo e il treno si è spezzato»
I due macchinisti dilaniati tra le lamiere della motrice, miracolosamente illeso un viaggiatore che si trovava sulla prima carrozza Il viaggio del terrore raccontato dai testimoni. Scambio sotto accusa: «Ma l’allarme Fs non ha segnalato nulla»
Uno scambio lasciato aperto. Il punto d’origine dell’incidente alle 5.35 di ieri coincide con la base dell’inchiesta sul deragliamento del Frecciarossa. Dopo lo scambio, il treno ha registrato un tremendo sobbalzo, poi ha iniziato a saltare dal binario, infine si è «spezzato». La prima carrozza si è sganciata dalle altre e ha travolto tutto quello che aveva davanti. I macchinisti Mario Dicuonzo e Giuseppe Cicciù sono morti dilaniati. Sul treno c’erano altri 28 passeggeri più due addetti al vagone bar e un inserviente alle pulizie. Miracolosamente illeso un viaggiatore che si trovava nella prima carrozza.
Uno scambio lasciato aperto. Il punto d’origine dell’incidente alle 5.35 di ieri coincide con la base dell’inchiesta sul deragliamento del Frecciarossa. Il punto è preciso, ed è il «chilometro 166+771», all’altezza di Ospedaletto Lodigiano: siamo a trecentocinquanta metri di distanza dalla zona d’impatto del treno uscito dalla stazione Centrale alle 5.10 e diretto a Salerno.
I 280 chilometri orari
La motrice del Frecciarossa Etr 1000 viaggiava a 280 chilometri orari. Dopo lo scambio, il convoglio ha registrato un tremendo sobbalzo, poi ha iniziato a saltare dal binario, infine si è «spezzato». La prima carrozza si è sganciata dalle altre e ha travolto tutto quello che aveva davanti, schiantandosi contro alcuni macchinari di manutenzione; i carrelli si sono sganciati dal fondo della vettura, uno è terminato oltre la recinzione e l’altro si è fermato prima di un fosso, mentre il resto del vagone si è ribaltato cadendo in testacoda. I macchinisti Mario Dicuonzo e Giuseppe Cicciù, 59 e 51 anni, sono morti dilaniati tra le lamiere.
Sui vagoni
Un passeggero seduto nel primo tratto del convoglio è uscito incredibilmente illeso. Sul treno c’erano altri 27 passeggeri, un addetto alle pulizie e due al vagone bar. Sulla carrozza numero 2, di prima classe, in quel momento erano presenti due passeggeri, feriti ma non in maniera grave. Il vagone è stato comunque ritrovato quasi capovolto, adagiato sul fianco destro, le ruote e il fondo della vettura
La dinamica
I carrelli si sono sganciati dal fondo della vettura, uno ha finito la sua corsa oltre una recinzione
sollevati in aria. Soltanto uno il passeggero sulla terza carrozza, quelle divisa tra prima classe e vagone ristorante (per lui identico tranquillizzante bollettino medico).
Le indagini
Torniamo al «chilometro 166+771». È qui che si trova il «punto zero», come viene definito tecnicamente il tratto in cui i vagoni hanno iniziato ad uscire dai binari. I segni sono inequivocabili: un tratto di rotaia è deformato, mentre il binario di sinistra è completamente sparito, strappato via dalla forza del Frecciarossa fuori controllo. In questo tratto c’è uno scambio, un «deviatoio oleodinamico», dove gli operai di Rfi e di una ditta appaltante hanno lavorato fino a tarda notte tra mercoledì e ieri. Non è chiaro per quale mocia tivo sia stato effettuato l’intervento di manutenzione, se si sia trattato di lavori ordinari o straordinari; di certo il sistema di scambio dei binari risulta «morsettato».
I testimoni
Alcune testimonianze, tra passeggeri transitati mercoledì su altri treni Alta velocità, parlano di un «forte sobbalzo» notato proprio in corrispondenza della zona del disastro ferroviario. Le indagini coordinate dalla Procura di Lodi e affidate agli esperti del Nucleo investigativo ferroviario della Polfer, si stanno concentrando proprio sugli ultimi lavori di manutenzione. Lo scambio è stato trovato «aperto», quindi con la deviazione attiva verso i binari di sinistra (una linea secondaria). Perché lo scambio era attivo sulla linea Alta velocità che invece deve correre dritta e senza deviazioni? Fra gli inquirenti si sta facendo largo un tremendo sospetto: poiché il sistema automatico di segnalamento delle ferrovie (che si interfacdirettamente con i macchinisti) non ha segnalato nulla di anomalo, è possibile che dal termine dei lavori notturni di manutenzione lo scambio (o parte di esso) sia stato rimontato al contrario. In questo modo, i sensori avrebbero segnalato il sistema «chiuso» mentre invece i deviatoi erano aperti. Ieri sono stati interrogati gli operai che hanno eseguito gli ultimi lavori sullo scambio e anche i responsabili della tratta di Rete ferroviaria italiana.