Le ragazze che riparano lapidi sfregiate
Cecilia e Ilaria, passione comune per la storia
Staffette del restauro, Cecilia Gnocchi e Ilaria Laisi sono ormai una certezza: quando l’odio fascista macchia targhe, lapidi o statue, ci si rivolge a loro. «Anche se per il momento siamo solo in due, il nostro è un collettivo: Restauro arte e memoria.
La lapide di marmo era nera come il carbone. Alla vigilia dell’ultimo 25 aprile, qualcuno aveva bruciato la corona di fiori dell’anno prima, stendendo un velo di fumo sulle belle parole dedicate al partigiano Carlo Ciocca in via Palmieri, alla Stadera. Alla Festa della Liberazione mancavano poche ore, e l’Anpi non ha avuto dubbi: «Chiamiamo le ragazze del Ram». E così Cecilia e Ilaria hanno inforcato la bici, hanno attraversato la città, e lavorando di gomito e spugnetta abrasiva fin dalle prime ore del mattino, hanno ripulito l’epigrafe che ricordava «una intera esistenza consacrata alla Giustizia e alla Libertà d’Italia».
Staffette del restauro, Cecilia Gnocchi e Ilaria Laisi, 37 anni entrambe, sono ormai una certezza su cui i comitati dell’Associazione partigiani possono fare affidamento. Quando l’usura del tempo o, peggio, l’erba gramigna dell’odio fascista macchia targhe, lapidi o statue, ci si rivolge a loro. «Anche se per il momento siamo solo in due, il nostro è un collettivo: Restauro Arte e Memoria. E facciamo proprio questo: difendiamo la nostra storia restituendo splendore ai suoi simboli, anche i più piccoli», spiega Ilaria. In due anni di attività hanno restaurato 10 siti dedicati alle vittime della Resistenza. E quest’anno, in vista del 75° anniversario della Liberazione, sono diventate protagoniste di un documentario della 3D Produzioni e di un evento promosso dall’Associazione Chiamale Storie-MemoMi, che oggi verrà presentato alla città: un concorso di idee per un monumento alle donne partigiane, alla Barona.
«Ci siamo conosciute alle scuole medie — spiega Cecilia — e ci siamo ritrovate vicine di banchetto ai mercatini dell’artigianato. Io rilego libri e mi occupo di restauro anche nella vita professionale, Ilaria produce tessuti. Abbiamo scoperto di avere una passione comune per la storia e per la Resistenza partigiana. Abbiamo pensato, però, che fosse il caso di trasformarla in qualcosa di concreto». Il primo intervento è stato così dedicato a due «nuovi partigiani», Fausto e Iaio, leoncavallini sul fronte della lotta alla droga, uccisi nel 1978 da un commando di estrema destra. Il restauro della targa che ne ricordava l’omicidio, in via Mancinelli, sfregiata da svastiche e slogan nazisti, è stato però solo il primo atto. «A volte capita di dover ripulire e mettere in ordine, o addirittura sistemare crepe e piccoli danni causati dal tempo», aggiunge Ilaria. «In altri casi si tratta di atti vandalici, come lo scorso maggio a Rogoredo, quando venne sfigurata la lapide di Luigi Cristini. Solitamente i teppisti entrano in azione in prossimità delle ricorrenze, e anche in quel caso si diedero da fare pochi giorni prima del comizio di Matteo Salvini e Marine la Le Pen».
Uno dei contributi fondamentali alla Resistenza è stato data da donne che hanno combattuto e rischiato la vita. «Vengono ricordate quasi sempre solo come staffette partigiane, ma non hanno fatto solo questo», aggiungono quasi in coro le due restauratrici della memoria. «Hanno preso le armi, lasciato le famiglie, e affrontato il nemico. Poi, sì, venivano impiegate spesso per portare messaggi, ma sarebbe sbagliato ridurle a questo». A Ilaria e Cecilia è quindi venuta l’idea di dedicare a loro, alle donne cadute per la Liberazione un monumento. «In un primo momento — conclude Cecilia — avevamo pensato anche di progettarlo. Poi Didi Gnocchi di MemoMi ha avuto l’idea di un concorso rivolto soprattutto agli architetti e in effetti è giusto così. I monumenti loro li fanno per mestiere. Noi, se serve, continueremo a restaurarli».