Il precedente di due anni fa: tre morti e undici indagati
«Cricche», giunti e deviatoi Da Pioltello a Ospedaletto: la manutenzione sotto accusa
Le ferrovie si rompono, è un dato di fatto incontrovertibile e in qualche modo inevitabile. L’unico modo per ridurre al minimo gli incidenti causati dalle rotture, che comunque statisticamente e tecnologicamente impossibili da scongiurare, è eseguire con costanza e rigore la manutenzione. Proprio la manutenzione dei binari, che si presume deve essere stata carente o inadeguata, è il denominatore comune tra gli ultimi due grandi disastri ferroviari italiani: quello di ieri ad Ospedaletto Lodigiano, con due morti, e quello di poco più di due anni fa a Pioltello, dove i morti furono tre.
Sottoposti a sollecitazioni enormi e continue, l’acciaio di cui sono fatti i binari si fessura. Tecnicamente si dice che si verificano delle «cricche» nel metallo le quali al passaggio ripetuto dei convogli si estendono progressivamente fino a spezzare la rotaia. Se questo accade nel punto in cui due sezioni di rotaia vengono tenute insieme, può saltare il giunto, esattamente come è accaduto a Pioltello il 25 gennaio del 2018 lungo la linea Cremona-Milano, poco dopo la stazione di Pioltello. L’inchesta della Procura di Milano chiusa a fine ottobre scorso dai pm Maura Ripamonti e Leonardo, accusa di disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose plurime ed omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro undici indagati, tra cui i vertici di Rfi, la società che gestisce la rete ferroviaria italiana. Per i pm ci sarebbero state una serie, di omissioni a catena proprio nella manutenzione. Rfi ha sempre dichiarato di non aver mai sottovalutato importanza e necessità della manutenzione sulle migliaia e di chilometri della rete.
Tra gli indagati ci sono i responsabili delle strutture di Rfi incaricate della manutenzione a livello locale i quali non avrebbero sostituito immediatamente il giunto al chilometro 13+400 permettendo che un pezzo di rotaia lungo 23 centimetri si staccasse e, infilandosi sotto un ruota della carrozza numero tre, facesse deragliare il regionale che a 130 km/h era diretto alla stazione di Milano-Garibaldi. La Polizia ferroviaria ha accertato che in molti sapevano che quel giunto aveva problemi e che in troppi hanno sottovalutato il rischio che si rompesse.
Un capo operaio, infatti, dopo aver segnalato il pericolo a voce, il 25 gennaio 2017 decise di mandare un’email. «Io tenevo alla sicurezza della linea. Ci viaggiano anche i miei figli e avevo capito che poteva essere pericoloso», ha dichiarato a verbale. I suoi allarmi ebbero come risultato solo interventi tampone, come il pezzo di traversina di legno che fu messa come «zeppa» sotto il giunto in attesa della sua sostituzione, che era stata programmata per qualche settimana dopo la data dell’incidente.
La cattiva manutenzione, in termini di errore umano durante le operazioni, al momento è la causa più probabile del disastro di Ospedaletto Lodigiano. Le prime indagini della stessa squadra della Polizia ferroviaria che ha lavorato a Pioltello, dicono che deve essere accaduto qualcosa durante i lavori di manutenzione fatti nella notte tra mercoledì e ieri su uno scambio della line dell’Alta velocità. Potrebbe essere stato un pezzo montato male, oppure qualcosa lasciato nel meccanismo durante i lavori fatti nella notte che, invece di posizionarlo per la marcia diritta, lo ha spostato in quella di svolta. Il Frecciarossa lanciato a 280 km/h è praticamente decollato verso sinistra investendo due carrelli e poi schiantandosi contro un edificio delle Ferrovie. La fortuna, ammesso che si possa parlare di fortuna in un caso del genere in cui sono morti i due macchinisti, ha permesso alla motrice di staccarsi dal resto del convoglio che ha proseguito la corsa lungo i binari fermandosi quando la prima carrozza si è inclinata ed ha deragliato. Anche in questo caso, la procura di Lodi, guidata da Domenico Chiaro, ha aperto un’inchiesta per disastro ferroviario colposo ed omicidio colposo plurimo. Per ora è contro ignoti, ma non appena i magistrati avranno a disposizione i risultati delle perizie tecniche, affidate agli stessi consulenti che si sono occupati dell’incidente di Pioltello, i primi nomi verranno iscritti nel registro degli indagati.
Gli accertamenti
La procura: inchiesta per omicidio plurimo In campo gli stessi consulenti di Milano