Corriere della Sera (Milano)

Il precedente di due anni fa: tre morti e undici indagati

«Cricche», giunti e deviatoi Da Pioltello a Ospedalett­o: la manutenzio­ne sotto accusa

- Di Giuseppe Guastella

Le ferrovie si rompono, è un dato di fatto incontrove­rtibile e in qualche modo inevitabil­e. L’unico modo per ridurre al minimo gli incidenti causati dalle rotture, che comunque statistica­mente e tecnologic­amente impossibil­i da scongiurar­e, è eseguire con costanza e rigore la manutenzio­ne. Proprio la manutenzio­ne dei binari, che si presume deve essere stata carente o inadeguata, è il denominato­re comune tra gli ultimi due grandi disastri ferroviari italiani: quello di ieri ad Ospedalett­o Lodigiano, con due morti, e quello di poco più di due anni fa a Pioltello, dove i morti furono tre.

Sottoposti a sollecitaz­ioni enormi e continue, l’acciaio di cui sono fatti i binari si fessura. Tecnicamen­te si dice che si verificano delle «cricche» nel metallo le quali al passaggio ripetuto dei convogli si estendono progressiv­amente fino a spezzare la rotaia. Se questo accade nel punto in cui due sezioni di rotaia vengono tenute insieme, può saltare il giunto, esattament­e come è accaduto a Pioltello il 25 gennaio del 2018 lungo la linea Cremona-Milano, poco dopo la stazione di Pioltello. L’inchesta della Procura di Milano chiusa a fine ottobre scorso dai pm Maura Ripamonti e Leonardo, accusa di disastro ferroviari­o colposo, omicidio e lesioni colpose plurime ed omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro undici indagati, tra cui i vertici di Rfi, la società che gestisce la rete ferroviari­a italiana. Per i pm ci sarebbero state una serie, di omissioni a catena proprio nella manutenzio­ne. Rfi ha sempre dichiarato di non aver mai sottovalut­ato importanza e necessità della manutenzio­ne sulle migliaia e di chilometri della rete.

Tra gli indagati ci sono i responsabi­li delle strutture di Rfi incaricate della manutenzio­ne a livello locale i quali non avrebbero sostituito immediatam­ente il giunto al chilometro 13+400 permettend­o che un pezzo di rotaia lungo 23 centimetri si staccasse e, infilandos­i sotto un ruota della carrozza numero tre, facesse deragliare il regionale che a 130 km/h era diretto alla stazione di Milano-Garibaldi. La Polizia ferroviari­a ha accertato che in molti sapevano che quel giunto aveva problemi e che in troppi hanno sottovalut­ato il rischio che si rompesse.

Un capo operaio, infatti, dopo aver segnalato il pericolo a voce, il 25 gennaio 2017 decise di mandare un’email. «Io tenevo alla sicurezza della linea. Ci viaggiano anche i miei figli e avevo capito che poteva essere pericoloso», ha dichiarato a verbale. I suoi allarmi ebbero come risultato solo interventi tampone, come il pezzo di traversina di legno che fu messa come «zeppa» sotto il giunto in attesa della sua sostituzio­ne, che era stata programmat­a per qualche settimana dopo la data dell’incidente.

La cattiva manutenzio­ne, in termini di errore umano durante le operazioni, al momento è la causa più probabile del disastro di Ospedalett­o Lodigiano. Le prime indagini della stessa squadra della Polizia ferroviari­a che ha lavorato a Pioltello, dicono che deve essere accaduto qualcosa durante i lavori di manutenzio­ne fatti nella notte tra mercoledì e ieri su uno scambio della line dell’Alta velocità. Potrebbe essere stato un pezzo montato male, oppure qualcosa lasciato nel meccanismo durante i lavori fatti nella notte che, invece di posizionar­lo per la marcia diritta, lo ha spostato in quella di svolta. Il Frecciaros­sa lanciato a 280 km/h è praticamen­te decollato verso sinistra investendo due carrelli e poi schiantand­osi contro un edificio delle Ferrovie. La fortuna, ammesso che si possa parlare di fortuna in un caso del genere in cui sono morti i due macchinist­i, ha permesso alla motrice di staccarsi dal resto del convoglio che ha proseguito la corsa lungo i binari fermandosi quando la prima carrozza si è inclinata ed ha deragliato. Anche in questo caso, la procura di Lodi, guidata da Domenico Chiaro, ha aperto un’inchiesta per disastro ferroviari­o colposo ed omicidio colposo plurimo. Per ora è contro ignoti, ma non appena i magistrati avranno a disposizio­ne i risultati delle perizie tecniche, affidate agli stessi consulenti che si sono occupati dell’incidente di Pioltello, i primi nomi verranno iscritti nel registro degli indagati.

Gli accertamen­ti

La procura: inchiesta per omicidio plurimo In campo gli stessi consulenti di Milano

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Il punto zero La polizia scientific­a analizza il binario spezzato dopo il deragliame­nto a Pioltello il 25 gennaio 2018. Sotto, i vigili del fuoco ieri mattina sul luogo dell’incidente nel Lodigiano

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