Via la targa all’eroe fascista Dopo ottant’anni Cocquio fa i conti con la sua storia
La strada intitolata all’autore del massacro di Debre Libanos
VARESE Per il fascismo fu eroe di guerra, ma le pieghe della storia hanno fatto venire a galla responsabilità per l’ordine impartito alle truppe coloniali in Etiopia di compiere il più grave eccidio di cristiani in Africa, il massacro di Debre Libanos. Per questo l’amministrazione comunale di Cocquio Trevisago, centro del Varesotto, ha deciso di togliere l’intitolazione della strada al generale Pietro Maletti, morto a sessant’anni il 9 dicembre 1940 a Sidi el Barrani mentre si opponeva ad un attacco inglese, gesto che gli valse la medaglia d’oro al valor militare e per il quale il podestà di Cocquio intitolò una via perché «eticamente caduto in Africa alla testa dei suoi battaglioni libici. Da molti anni soggiornava con la famiglia in comune, ove godeva il rispetto e la generale estimazione…». A Maletti vennero dedicate altre due strade, a Castiglione delle Stiviere, paese dove nacque nel 1880, e a Mantova, ma in entrambi i casi le intitolazioni sono state revocate. Rimane dunque solo Cocquio, che fino ad oggi sembra aver vissuto con un peso sul cuore e che ora vuole togliersi, forse per sempre.
La storiografia ufficiale ha a lungo ignorato i fatti di Debre Libanos e per questo non ci si deve sentire digiuni di storia se non si conosce quanto avvenne a partire dal 20 maggio 1937 in Etiopia dopo che, il giorno prima, il generale del regio esercito Pietro Maletti ricevette il seguente telegramma: «Passi pertanto per le armi tutti i monaci indistintamente compreso il vice priore». Firmato: Rodolfo Graziani.
L’allora viceré di Etiopia fu vittima di un attentato la mattina del 19 febbraio 1937 ad
Addis Abeba: 7 morti e decine di feriti tra cui lo stesso Graziani. Ne seguì una repressione durissima con migliaia di civili innocenti massacrati dalle camice nere.
Graziani colse l’occasione per chiudere la partita con la chiesa etiope accusata di essere connivente con gli attentatori e a maggio ordinò l’incursione a Debre Libanos, cittadella monastica fondata nel XIII secolo dal santo Tekle Haymanot, considerato il più importante luogo di culto del cristianesimo ortodosso d’Etiopia. Risultato: fra i 1.800 e i 2.200 morti, monaci e diaconi mitragliati e fucilati. «Liquidazione completa», così Maletti comunicò a Graziani la conclusione di una delle pagine più buie della storia italiana.
«Che Cocquio Trevisago celebra ancora titolando la via della chiesa parrocchiale proprio al generale», spiega il sindaco che annuncia per il prossimo consiglio comunale «la decisione di proporre la completa cancellazione del titolo “Pietro Maletti” alla strada per titolarla alle vittime della strage, in segno di rispetto a tutta la comunità cristiana, di ogni chiesa, in ogni parte del mondo».
Pietro Maletti sterminò 2.000 monaci etiopi, il più grave eccidio di cristiani in Africa