Corriere della Sera (Milano)

In dogana «a caccia» di antilopi rare

- Di Cesare Rimini

Tutti i milanesi che vanno in Engadina a sciare o a passeggiar­e per godere della vista dei monti che scivolano nei laghi, sono interessat­i alla piccola storia che mi è successa. Ad alcuni può suscitare allegria e ad altri preoccupaz­ione. La Dogana Castasegna è controllat­a dalla Guardia di Finanza italiana e dalle Guardie di Confine svizzere. I controlli delle Guardie svizzere per solito si concentran­o su vino, alcolici e carne che possono essere esportati in quantità limitate. Ma l’ultimo passaggio in dogana, ha comportato l’apertura del mio bagagliaio. La novità è stata che, le Guardie di Confine, erano coadiuvate da un cane antidroga che ha annusato tutto il mio bagaglio. Mia moglie era preoccupat­a per l’arrosto che aveva cucinato per cena, ma il cane antidroga si occupava solo della droga che, evidenteme­nte, non c’era nel mio bagaglio. La seconda ispezione ha riguardato la sciarpa che avevo al collo. La Guardia l’ha portata nella stanza di controllo e poi me l’ha riconsegna­ta. Ho chiesto che cosa aveva controllat­o e mi ha risposto che «nella sciarpa non c’erano peli di animali protetti». Ho passato la frontiera dunque in grande serenità, non avevo droghe, né peli di animali protetti. Poi ho studiato e così ho saputo che la Svizzera con grande rigore tutela gli animali in via di estinzione e in particolar­e l’antilope Saiga o del Tibet (Shahtoosh), che gli altri Paesi non tutelano. Il compito delle Guardie svizzere deve essere attento, anche se si può dire scherzando che, il compito delle Guardie svizzere al servizio del Papa dal 1506, è rimasto fermo nei secoli. Erano i mercenari più fedeli del mondo.

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