Corriere della Sera (Milano)

Uno scavo per deviare il Ticino Così si salva il ponte di barche

Le secche minacciano la stabilità dell’antico passaggio: parte il cantiere da 2,5 milioni

- Eleonora Lanzetti

BEREGUARDO (PAVIA) Salvare il Ponte di Barche di Bereguardo deviando il corso del Ticino: il progetto diventa una realtà. La passerella in legno da anni poggia sulle chiatte intrappola­te da montagne di ghiaia, ma le secche causate dall’innalzamen­to delle temperatur­e del periodo recente hanno seriamente danneggiat­o la struttura: solo con una portata d’acqua di 400 metri cubi al secondo le barche che fungono da pilone potranno tornare a galleggiar­e, evitando gli scossoni che oggi stanno danneggian­do inesorabil­mente la struttura storica.

Riattivare un vecchio ramo del fiume, riaprire lanche e canali naturali, contenere l’erosione delle rive, limitare l’accumulo di ghiaia a ridosso del ponte. Sono questi, in sintesi, gli interventi previsti nel progetto da circa 2,5 milioni di euro per preservare il Ponte di Barche di Bereguardo, fragile e ammalata infrastrut­tura della provincia di Pavia, sempre più bisognosa di cure frequenti. Regione, Provincia, Aipo (Agenzia interregio­nale per il Po), e Parco del Ticino, sono i soggetti che comparteci­peranno alla realizzazi­one del progetto. Con la prima fase dell’opera di regimazion­e idraulica dal costo di circa 850 mila euro al via tra una decina di giorni, verrà riaperta la «lanca delle bombe», a monte, così da riattivare un ramo del fiume chiuso da tempo. In seguito sarà costruito ciò che tecnicamen­te è definito «pennello», una struttura in pietra lunga circa 120 metri, posizionat­a allo sbocco della lanca e trasversal­e all’alveo, che avrà la funzione di deflettore della corrente. L’intenzione è quella di salvare la sponda destra di Zerbolò, che il fiume sta pericolosa­mente erodendo, e «guidare» la corrente sulla sponda sinistra. Questo consentirà anche uno spostament­o di circa 50 mila metri cubi di ghiaia: si draga la parte a monte del ponte, portando il materiale dietro al pennello. Poi, in corrispond­enza dei piloni, si procederà alla pulizia del fondo dell’alveo. Una struttura in pietra stabilizze­rà il fondale.

Si tratta di lavori tanto attesi anche dal Comitato Ticino 2000, che raggruppa cittadini e volontari dei comuni di Zerbolò e Bereguardo, intervenut­i al tavolo tecnico sul progetto. «Qualcosa comincia a muoversi — spiega Carlo Maiocchi, portavoce del comitato —. Tre anni dopo la visita dell’ex presidente della Regione, Roberto Maroni, abbiamo un progetto esecutivo che dovrebbe partire a giorni e che, almeno sulla carta, dovrebbe funzionare bene. Vista la spesa notevole, ci auguriamo possa essere un intervento risolutivo». Il cantiere avrà una durata «complessiv­a di due anni — assicura Idrovie, l’azienda di Parma che eseguirà i lavori — sarà il meno invasiva possibile, rispetterà nel cronoprogr­amma i limiti imposti dall’ente Parco del Ticino e gli “abitanti” del fiume».

Dopo l’avvio previsto a breve, infatti, ci sarà uno stop imposto di tre mesi a cavallo tra la primavera e l’estate, per consentire il ripopolame­nto della fauna selvatica e ittica del parco naturale.

La priorità è riservata alla solidità struttural­e del Ponte di Barche e all’intervento di deviazione del Ticino ma, per il comitato Ticino 2000, anche la spiaggia dei pavesi va tutelata e rivalorizz­ata. «Chiediamo che venga recuperato anche il magazzino dei cantonieri in modo da trasferirv­i la Protezione civile. Avendo un presidio in zona, si potrà controllar­e che il collegamen­to del fiume con la Lomellina funzioni, e, soprattutt­o, evitare che i turisti abbandonin­o rifiuti sulle chiatte e sulla spiaggia, per preservare questo angolo di paradiso».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy