AFFITTI E ALTRE «COSE DIFFICILI» DELL’EX ENFANT PRODIGE MARAN
Alla fine il tema l’ha posto lui: «Ci possiamo ancora permettere Airbnb?». La domanda dell’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran, in un tranquillo lunedì mattina, ha fatto boom. Centinaia di commenti sull’ipotesi, ventilata dall’assessore, che al mercato degli affitti brevi vengano messe regole più stringenti (un bel rebus, tra l’altro, normare i flussi in arrivo adesso dopo che per anni la città è stata raccontata al mondo, anche dall’amministrazione, come a place to be, un posto «nella scuderia di Penati», l’ex presidente della Provincia che proprio nello stesso periodo veniva travolto da un’inchiesta (da cui poi uscì assolto). Dopo Penati, come punto di riferimento, è arrivato Renzi da cui Maran si è scostato, come tanti di quella «nidiata» riformista, per tempo.
Prima i Trasporti, ora l’Urbanistica, a lui toccano da quasi dieci anni «le cose difficili». Segno di considerazione da parte dei sindaci che gliele affidano, ma anche di una certa disciplina vecchio stile: «Lavora molto, senza particolari smanie di apparire». Alle Europee del 2019, per esempio, si sarebbe candidato volentieri. Ma in campo c’era anche «l’altro Pierfancesco» (Majorino, ndr) e quindi è rimasto al suo posto senza nemmeno dare voce a quel po’ di delusione.
Il «momento di gloria» lo vive nel giugno del 2018 quando diventano pubbliche le intercettazioni dell’inchiesta corruzione sullo stadio della Roma. Si viene a sapere che il costruttore Luca Parnasi aveva tentato un approccio anche con l’assessore di Palazzo Marino che replicò con una frase che, ai tempi, sembrò quasi un «manifesto»: «A Milano non si usa».
Dal Pgt agli Scali ferroviari, sui dossier che definiranno la fisionomia della città di domani, e che sono in mano sua, Maran tiene posizioni «mediane», trovandosi spesso in mezzo al fuoco incrociato di chi lo attacca, da sinistra o da destra. Lui sui social spesso risponde. Pacatamente.
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