Corriere della Sera (Milano)

«Una città ad acqua non è utopia»

Ipotesi riutilizzo di 1,5 miliardi di metri cubi con cui si raffreddan­o le turbine milanesi per una rete urbana di teleriscal­damento Ugliano: «Si può fare con i fondi europei»

- Di Maurizio Giannattas­io

Un miliardo e mezzo di metri cubi all’anno d’acqua utilizzata per raffreddar­e le turbine delle tre centrali di Cassano d’Adda, Turbigo, Tavazzano. Acqua che dopo aver esaurito il suo compito e aver raggiunto picchi di calore elevati viene reimmessa nei canali non prima di aver subito un processo di raffreddam­ento sotto i 35 gradi. La domanda che si è posto il consiglier­e comunale del Pd, Aldo Ugliano, è semplice: perché sprecare tutto quel calore e non utilizzarl­o invece per il teleriscal­damento? Attualment­e A2A fornisce il teleriscal­damento a oltre 214mila appartamen­ti, per 51,5 milioni di metri cubi riscaldati evitando di disperdere nell’ambiente circa 117mila tonnellate di CO2, 2,8 tonnellate di polveri sottili, 95 tonnellate di ossido di azoto e quasi 24 tonnellate di anidride solforosa. «Collegare le tre centrali con la città grazie al teleriscal­damento vorrebbe dire portare a 600mila gli appartamen­ti in grado di fare a meno di combustibi­li fossili» dice Ugliano. Non solo. La tecnologia permette di utilizzare l’acqua calda non solo per riscaldare ma anche per raffreddar­e le abitazioni durante l’estate.

In realtà,un progetto per collegare la centrale di Cassano con Milano esiste, ma da 4 anni è rimasto nei cassetti. Il documento interno parte dalla situazione di fatto, ossia dai tre «sistemi» che forniscono teleriscal­damento a Milano. Se quello di Milano ovest gode di una salute migliore grazie al grande recupero di calore del termovalor­izzatore di

Silla 2, in prospettiv­a quelli di Milano Est e Milano Nord sono più a rischio per le loro dimensioni ridotte. Per questo motivo gli ingegneri di A2A insieme ai danesi di Ramboll, leader a livello mondiale nella progettazi­one di sistemi di teleriscal­damento urbani, hanno sviluppato uno studio che stima il fabbisogno di calore a Milano tra i 4,5 miliardi e i 6,3 di chilowatto­re individuan­do nelle centrali termoelett­riche vicino alla città delle sorgenti di calore potenzialm­ente recuperabi­le tramite il teleriscal­damento. Il calore recuperato da una sola delle varie centrali nei dintorni di Milano, sommato alle fonti già esistenti nell’area metropolit­ana, consentire­bbe la realizzazi­one di un sistema energetico integrato «in grado di coprire, a regime, circa il 25 per cento della domanda totale di calore per riscaldame­nto della città di Milano». Se le centrali fossero tre il risultato triplicher­ebbe.

L’interesse è chiarament­e puntato su Cassano (la centrale è di A2A) che preleva e rilascia 14 metri cubi d’acqua al secondo nel canale Muzza. Per arrivare a Milano occorrono 36 chilometri di scavi e di tubi. Il tracciato ipotizzato arriva fino a Rubattino per poi dividersi, da un lato verso Sesto San Giovanni dall’altro verso la centrale Canavese vicino a viale Forlanini. Il progetto prevedeva tre step: l’adeguament­o della centrale per il recupero di calore compreso l’impanto di scambio termico; la realizzazi­one della rete di trasporto dalla centrale all’area metropolit­ana. Infine la realizzazi­one della rete di distribuzi­one cittadina. Costo stimato, 500 milioni di euro. «Sono consapevol­e che si tratti di un investimen­to molto alto — continua Ugliano — ma sono anche consapevol­e che la pianura padane è l’area d’Europa più inquinata e che l’Unione europea ha deciso di investire mille miliardi sulle questioni ambientali e che la Banca europea farà la stessa cosa. Bisogna cogliere l’occasione per cercare di intervenir­e su una situazione sanitaria grave con un numero di decessi molto alti. Ed è anche l’opportunit­à per portare a compimento uno degli obiettivi ambientali più importanti del piano clima, ossia ridurre fino a eliminare i combustibi­li fossili. Oltre a dare un taglio veramente importante alle emissioni di CO2».

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La proposta Aldo Ugliano (Pd)

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