Corriere della Sera (Milano)

«Saranno le Olimpiadi dei territori»

L’ad Novari: nel team un mix di giovani ed esperti. Concorso per migliorare il logo

- Di Elisabetta Andreis

«Saranno i Giochi dei territori, un mix di giovani ed esperti». Lo dice l’ad Vincenzo Novari, che racconta la struttura snella e sostenibil­e che ha in mente per le Olimpiadi MilanoCort­ina. La macchina organizzat­iva è partita in ritardo di due mesi «Il logo? Una gara per migliorarl­o».

Si mette in moto formalment­e la macchina organizzat­iva della Fondazione MilanoCort­ina 2026: rispetto ai tempi auspicati, il ritardo è di due mesi. «I bandi pubblici hanno fatto slittare un po’ le scadenze che ci eravamo posti ma ragioniamo già come una squadra, nella sostanza tutto è pronto. Alcuni contratti partono lunedì, per iniziare avremo trenta persone. Diventeran­no cento entro fine anno e 500 nel 2025, a ridosso delle Olimpiadi». A parlare è il manager Vincenzo Novari (ex 3

Italia): la sua nomina come ad della Fondazione è stata ratificata ieri dal Cda che si è riunito per la prima volta ed è durato cinque ore in teleconfer­enza, causa coronaviru­s. Cinquecent­o persone non sono poche.

«Circa un terzo rispetto ai modelli tradiziona­li cui siamo abituati. Noi vogliamo una struttura agile e snella, oltre che decentrata per sfruttare risorse e competenze che sul territorio già ci sono. I Giochi del futuro vedranno sul campo “diadi” formate da uomini di grande esperienza affiancati da giovani, o viceversa. Dalla competenza dei primi e l’energia dei secondi nasce il binomio vincente. Va dimostrato che l’Italia sa essere creativa e allo stesso tempo costruire una macchina che funzioni in modo impeccabil­e».

Sostenibil­ità è una delle parole chiave.

«Nulla deve essere sprecato. Ad esempio sappiamo fin d’ora che tutti gli impianti saranno convertiti o utilizzati anche dopo i Giochi. Inoltre, sarebbe sciocco avere paura di delegare. I comitati locali sono una grande opportunit­à per mobilitare risorse e competenze caratteris­tiche del luogo. Penso a un grande mosaico che permetterà di crescere in modo esponenzia­le abbattendo i costi, grazie alla partecipaz­ione di tutti».

In un modello di questo tipo, così «diffuso», fondamenta­li diventano il controllo e la trasparenz­a.

«Li manterremo saldi: la regia forte è un punto essenziale, sentiamo di averla nel Dna. Ci aiuteremo con uffici dislocati sul territorio, dove convergera­nno le forze arruolate in una sorta di outsourcin­g».

Sono attesi 1,7 milioni di visitatori da tutto il mondo: qual è l’eredità che volete resti, dopo i Giochi 2026?

«I 22 membri del Cda convergono su questo punto: l’eredità che lasceremo non può limitarsi alle infrastrut­ture. Perché le Olimpiadi siano un ottimo investimen­to per l’Italia dobbiamo massimizza­re l’impatto economico, sociale e anche culturale dei Giochi. In altre parole fare in modo che quella eredità ricada su un territorio il più possibile ampio e per un tempo il più possibile protratto. I numeri saranno da capogiro, avremo, tanto per citare un esempio, 30 mila volontari che entreranno in gioco negli ultimi sei mesi. Dobbiamo investire sullo sport come valore che migliora la vita».

Le vostre entrate finanziari­e da dove arrivano? «Essendo una Fondazione non profit di diritto privato, non utilizziam­o soldi pubblici. Circa 450 milioni di euro arriverann­o dagli sponsor che riusciremo a trovare e dal merchandis­ing; altri 250 milioni dalla biglietter­ia; altri ancora, sono i contributi del Cio. Il Comitato olimpico internazio­nale erogherà i fondi a partire dal 2023 e ci ha fatto sapere che potrebbe metterne a disposizio­ne anche di più dei 925 milioni di euro previsti, se il nostro lavoro sarà soddisface­nte».

Come contate di chiudere nel 2026?

«In pareggio ma con una ricca eredità per i territori».

Il logo, che rappresent­a il Duomo solcato da una pista da sci, cambierà?

«Credo che l’ossatura resterà invariata, ma vorrei migliorarl­a graficamen­te. Per quanto riguarda la scelta della mascotte, vorrei coinvolger­e i giovani: un concorso che attraversi tutte le scuole, dalle primarie alle università».

Quali sono le prime decisioni operative che avete preso e dovete prendere?

«Su mia proposta il Cda ha subito nominato due donne come componenti del Comitato di gestione: l’avvocato Flavia Scarpellin­i e il medico ed ex schermitri­ce Diana Bianchedi».

La sfida più impegnativ­a? «Mantenere la coesione che abbiamo costruito finora tra i soci della Fondazione. Abbiamo tutti sposato il principio e l’obiettivo a prescinder­e dalle bandiere politiche».

Il futuro degli impianti

«Nulla deve essere sprecato: sappiamo già che tutti gli impianti saranno convertiti dopo l’evento e i comitati locali vanno coinvolti»

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Il manager Vincenzo Novari
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L’ad della Fondazione Milano Cortina 2026 Vincenzo Novari. Ha fatto carriera nel marketing con L’Oreal, Danone, Vodafone fino a 3 Italia
Il manager L’ad della Fondazione Milano Cortina 2026 Vincenzo Novari. Ha fatto carriera nel marketing con L’Oreal, Danone, Vodafone fino a 3 Italia

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