Assessore ad alta tensione
L’assessore Giulio Gallera ripete i numeri organizzativi e ricorda a tutti che la Lombardia «s’è fatta trovare pronta».
«Nelle prossime 48 arriveranno 240mila tamponi per i test». L’assessore Giulio Gallera è un fiume in piena di numeri. Da giovedì in avanti dice di aver dormito 20 ore in tutto e così ogni tanto s’aggroviglia nelle cifre. L’annuncio significa comunque che l’emergenza è destinata a farsi permanente. A Palazzo Lombardia l’unità di crisi è al sesto piano, dove di norma ci sono gli uffici della protezione civile e dove invece in questi giorni si sono di fatto trasferiti assessori, dirigenti e tecnici.
Tutto è iniziato giovedì scorso alle nove e mezza di sera. «Ero a mangiare al ristorante con amici ed è arrivata la conferma della positività del primo paziente italiano, quello all’ospedale di Codogno», ricorda Gallera. Da lì in avanti sono state solo riunioni e pizze fredde, telefonate e videoconferenze, conferenze stampa e dichiarazioni alle agenzie. «Ho fatto in tempo a vedere mio figlio lunedì sera alle dieci mezza e mia moglie Paola in un paio di colazioni all’alba». Soprattutto, Gallera ha smesso di allenarsi. Lui corre e anche con discreti tempi: domenica avrebbe dovuto partecipare alla 24 chilometri sul lago d’Orta in vista della maratona di Praga ai primi di maggio. «Stavo seguendo un rigoroso programma di allenamenti, ma addio anche alla corsa».
Niente famiglia, niente maratone. Avvocato, di formazione liberale, Gallera entra in politica con Forza Italia. Prima l’elezione a Palazzo Marino, poi l’esperienza da assessore ai tempi di Albertini e infine il salto in Regione.
Secondo i soliti spifferi di corridoio, nei mesi scorsi, Gallera avrebbe più volte rischiato di «saltare» dalla poltronissima della Sanità (anche) per una sbandata politica in favore di Toti. E invece alla fine è rimasto al suo posto, a guidare la sanità della Lombardia mentre nella regione scoppiava il coronavirus. All’assessore Gallera è toccato peraltro di dare la notizia al figlio, in partenza per la settimana bianca con la scuola: «Guarda che non andate da nessuna parte, abbiamo bloccato tutto».
«La Lombardia c’è», «la Lombardia s’è fatta trovare pronta e preparata». L’assessore lo ripete come una nenia, in ogni intervista, in ogni collegamento. Ieri ha aggiunto il «carico», tra gli applausi del centrodestra in consiglio regionale: «Probabilmente se tutto questo fosse successo in un’altra regione, oggi saremmo in una situazione disperata per l’intero Paese. È successo in Lombardia e lo stiamo gestendo al meglio». I toni si erano alzati nella serata di lunedì, quando il governo Conte aveva puntato il dito contro l’ospedale di Codogno e indirettamente contro la Lombardia. «A noi le polemiche non interessano, nessuno ci deve dire grazie ma neanche svilire quello che facciamo», ha aggiunto in aula. Ma poi di nuovo numeri, una mitragliata di cifre non sempre coerenti l’una con l’altra, ma che fanno effetto e un bel po’ d’impressione: «Abbiamo fatto 3.500 tamponi, di cui 1.752 hanno già un esito, siamo a 900 posti letto in terapia intensiva e ne abbiamo 104 liberi. E poi sono pronti 6 nuovi laboratori per le analisi e sono in arrivo un milione di camici e 2 milioni di guanti...».