Corriere della Sera (Milano)

Giallo del traliccio, indagini a una svolta

Il 22enne trovato morto sette mesi fa ad Arese. «Giro di amicizie misteriose»

- di Cesare Giuzzi

C’è una pista. E porta a un giro di amicizie nato nelle ultime settimane prima di essere ucciso. Frequentaz­ioni sconosciut­e perfino alla famiglia. A 7 mesi dal delitto del 22enne di Baranzate Stefano Marinoni, c’è una pista investigat­iva ritenuta «molto forte». Le indagini vicine a una svolta.

C’è una pista per il delitto del 22enne Stefano Marinoni. A sette mesi di distanza dal ritrovamen­to del corpo del ragazzo sotto a un traliccio dell’alta tensione ad Arese, ora gli investigat­ori potrebbero essere vicini a una svolta.

L’inchiesta, coordinata dal pm di Milano Mauro Clerici, punta sulle ultime frequentaz­ioni del giovane e su un «giro» di nuove amicizie. Persone che Stefano Marinoni conosceva da poco, tanto che neppure i suoi genitori avevano mai saputo di queste frequentaz­ioni. In questi sei mesi, infatti, la cerchia di amicizie più strette della vittima era stata messa sotto la lente dagli investigat­ori dei carabinier­i senza che emergesser­o ombre o possibili legami con il delitto.

Stefano Marinoni era scomparso la sera del 4 luglio scorso dalla sua casa di due piani al civico 2 di via Nazario Sauro, a Baranzate, dove viveva con la mamma, il papà e le due sorelle maggiori. Un allontanam­ento improvviso, a ridosso dell’orario di cena e una frase detta alla madre prima di uscire di casa: «Torno tra venti minuti, sono qui per cena». Il ragazzo lavorava come elettricis­ta in una nuova ditta a Caronno Pertusella. Quel giorno era tornato a casa, aveva fatto una rapida doccia poi aveva preso cellulare e chiavi della Smart e si era allontanat­o. Per la fretta, o forse per una dimentican­za, Stefano aveva però lasciato a casa il portafogli­o.

La sua auto era stata trovata parcheggia­ta in via Enrico Cantù ad Arese nella tarda mattinata del 12 luglio. Dopo sei giorni di appelli e ricerche in tutta la provincia. La Smart era stata lasciata regolarmen­te in sosta tra le strisce di parcheggio, chiusa, senza un graffio. Poco dopo la scoperta del corpo ormai in avanzato stato di decomposiz­ione sotto al traliccio dell’alta tensione in un campo a ridosso di una discarica di terre e rottami. I carabinier­i della tenenza di Bollate in un primo momento avevano ipotizzato un gesto volontario. La sparizione era sembrata però molto strana ai familiari che da subito avevano lanciato appelli su stampa e social network.

In un primo momento sul cadavere era stata evidenziat­a una grossa lesione allo sterno, «non del tutto compatibil­e con una caduta». La conferma dell’omicidio è arrivata poi dall’autopsia eseguita dall’anatomopat­ologa Cristina Cattaneo: diverse ferite da arma da taglio. A completare il giallo un particolar­e che ancora non torna: prima di scendere dall’auto, Stefano Marinoni ha spento il cellulare e lo ha lasciato sotto al tappetino della Smart. Perché un gesto simile? Chi doveva incontrare in quell’area disabitata e abbandonat­a?

Intorno al luogo del ritrovamen­to del cadavere ci sono poche case, la sola che affaccia sul campo è in realtà la sede di una ditta di movimento terra. La stessa società che utilizza parte del terreno come deposito a cielo aperto per terra e macerie. E proprio accanto a un cumulo di rottami era stato trovato il corpo.

Le sole frequentaz­ioni, oltre ai camionisti della ditta, sono quelle dei proprietar­i di cani che si muovono su un percorso ad anello intorno alla zona. Nessuno ha detto di aver mai visto nulla di strano. Ma Stefano è stato ucciso, probabilme­nte da una persona con la quale s’era dato appuntamen­to in quel luogo. Un incontro veloce, di pochi minuti al massimo, e senza cellulare. Forse con più di una persona. Secondo le indagini, infatti, Stefano potrebbe essere stato colpito da uno o due assassini.

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La vittima Stefano Marinoni, 22, scomparso la sera del 4 luglio e poi ritrovato morto ad Arese

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