Corriere della Sera (Milano)

Noi, supertifos­i a porte chiuse

Il derby d’Italia vissuto dagli ultrà «Ci potremo abbracciar­e in caso di gol? Per il Ludogorets eravamo in tre al bar, che tristezza»

- Di Carlo Baroni

Prima regola del tifoso: la partita non si guarda mai da solo. I commenti non te li puoi tenere per te. Ci vogliono testimoni per farli restare scolpiti nel tempo. Che tutti si ricordino che tu l’avevi detto che Lukaku è un giocatore meraviglio­so, invece Icardi...

Beh, lasciamo stare che siamo sempre dei signori. Solo la sofferenza è personale. Attorcigli­ata attorno al cuore come la tua sciarpa nerazzurra. Perché è di Inter che stiamo parlando. Domani c’è il derby d’Italia. A porte chiuse. E anche lontano da Torino la paura è invisibile e subdola. Il Covid-19 se la gioca con CR7. Il virus che non ha ciuffi e dribbla con le tue certezze. Porte chiuse. Come l’altro giorno. Serata di Europa League e nessuno a guardare da vicino. Manco al torneo di calcetto dell’oratorio in un giorno di nebbia. Inter club deserti, bar quasi. I quattro amici della canzone di Gino Paoli sarebbero stati una folla. «Per il Ludogorets eravamo in tre al bar — racconta sconsolato Giovanni Giuffrida dell’Inter club Gallo d’Oro di Seregno — di solito siamo almeno una trentina. Pensi che per me è già un errore chiudere gli stadi. Si potevano trovare altre soluzioni. Magari permettere l’ingresso ai soli abbonati. Con posti distanti».

Nei locali dei club è proibito radunarsi. Restano i bar ma solo seduti ai tavolini. E sarà così anche domani. Gioia contenuta in caso di gol. E se Lukaku segna? Ci si potrà abbracciar­e? O solo alzarsi dalla sedia, giusto per urlare un «evvaai!!!». Il tifoso dell’Inter sa cos’è la sofferenza. È temprato alle ustioni dell’ anima. L’unica consolazio­ne, finora , era sapere di avere accanto un altro come lui. E un altro ancora. Fino ad arrivare a sessantami­la o giù di li, gli abbonati alla Beneamata di San Siro. Altri che lo capiscono. Senza bisogno di parlarsi. Ci sono nomi che diventano codici d’accesso a un mondo che è solo loro. Milito ma anche Centofanti. Se gli togliete stadio e club resta il soggiorno di casa. Non è la stessa cosa. Anche se tua moglie vorrebbe metterci i tornelli. La partita in tv è come fare il sub davanti all’acquario. C’è sempre e ancora la moglie (ovviamente cripto milanista) che porta da bere quando Eriksen sta tirando una punizione e lei si piazza davanti allo schermo come una barriera disordinat­a che non rispetta la distanza, per non parlare della schiuma bianca spruzzata dell’arbitro. E in più protesta. Tu non puoi nemmeno tirar fuori il cartellino giallo. In casa devi tenere i toni bassi (come faticosame­nte cercano di fare anche i tuoi vicini). Hai dentro di te una bomba H che non puoi far esplodere. I commenti sono da finale di torneo di bridge. Gli epiteti da romanzo per educande: si arriva al massimo ai perbacco, caspiterin­a, che disdetta! Mentre il tuo campionari­o farebbe arrossire un camallo un giorno che gli sono andate di traverso le trofie con il pesto.

Se la ricorderan­no gli interisti questa notte di mascherine e sospetti.

L’alternativ­a

«Si potevano trovare altre soluzioni: far entrare i soli abbonati con posti distanti»

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(Afp) Spettacolo Lautaro Martinez e De Ligt nella gara di andata a San Siro

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