Eroina, la raffineria degli insospettabili
Trovato un laboratorio «professionale». Chiuso il canale di rifornimento nei boschi
Sono stati catturati tre uomini che gestivano una raffineria di droga a Fontanella, in provincia di Bergamo. L’eroina era destinata in gran parte alla zona dei boschi di spaccio del Milanese. Nel laboratorio è stata trovata un’abbondanza di dosi pronte per essere distribuite ai clienti.
Un collaudato schema, mutuato dalle grandi organizzazioni criminali di trafficanti di droga, quali comunque le bande albanesi sono, da tempo capaci di dialogare, sullo stesso livello e non più da subalterne, con i narcos sudamericani e la ’ndrangheta. Lo schema prevede la scelta di incensurati, la loro «formazione», il collocamento in unità immobiliari individuali, in paesi della provincia e all’interno di questi paesi in posizioni isolate dal resto della comunità. In una casa a due piani di Fontanella,
4.500 abitanti in provincia di Bergamo, non lontano da Caravaggio, la squadra Mobile diretta da Marco Calì ha scoperto una raffineria di eroina, destinata in gran parte alla zona dei boschi di spaccio della provincia milanese.
Il basso profilo
Arrestati tre albanesi, senza un lavoro, in due casi su tre appena arrivati in Italia, autentiche «ombre» a Fontanella, dove pochissimi per appunto li hanno visti in circolazione. Le giornate, così come ricostruito dai poliziotti, che hanno proceduto al blitz nella casa giovedì sera, venivano trascorse all’interno dell’appartamento indossando un grembiule e delle mascherine, manovrando presse, azionando frullatori, tagliando l’eroina con caffeina, confezionando le dosi poi sistemate a bordo di una Citroen C3. Questa macchina, nelle scorse settimane, è stata vista più volte nell’area di Solaro, a ridosso proprio di un bosco dove si smercia droga, e gli agenti della Mobile hanno deciso di investire. Una mossa vincente. Con un momento decisivo insieme favorevole e sfavorevole, ovvero, nel corso del pedinamento, l’incontro fuori da un casello autostradale, in totale assenza di traffico — uno degli effetti collaterali del coronavirus — degli albanesi con altri individui, agganciati e prossimi protagonisti di altre indagini, queste appena iniziate. Dopo l’incontro, la Citroen C3 ha puntato l’abitato di Fontanella; la vettura è stata parcheggiata all’esterno, i tre sono entrati dalla porta a passo lento, senza alcun atteggiamento furtivo, aprendo regolarmente con le chiavi. Stavano lì di base, quello era il covo.
L’irruzione
Chiamati i rinforzi, perché all’interno potevano esserci complici e pistole col colpo in canna, i poliziotti hanno cinturato la casa e proceduto con l’irruzione. Il laboratorio era al piano terra, con due albanesi al lavoro; il terzo era al piano superiore; tutti quanti hanno cercato di scappare, senza impugnare alcuna arma, dall’uscita sul retro, ma sono andati direttamente in bocca agli agenti appostati. L’immediata perquisizione ha permesso di scoprire il laboratorio e procedere al sequestro di dieci chili di eroina più uno di cocaina. C’era un’abbondanza di dosi già pronte per essere distribuite ai vari clienti. Gli arrestati sono stati zitti nell’interrogatorio, non hanno affatto collaborato. Non è escluso che nella fase dell’arruolamento i capi hanno ripetuto loro che in caso di errori sarebbero scattate le rappresaglie a danno dei famigliari ancora in Albania. Silenzio oppure no, potrebbe anche essere che decidano di fargliela pagare ugualmente. L’azzeramento del covo, la perdita di un significativo quantitativo di droga, il fatto che l’acquisizione e l’esame dei cellulari, al netto delle precauzioni fornirà dei dettagli utili ad allargare la rete investigativa, erano lo scenario peggiore che potesse capitare e si potesse immaginare l’organizzazione.
I chimici sudamericani
I tre, che hanno 22, 24 e 41 anni, arrivano dalla zona di Berat. Il distretto di Berat, posizionato come quasi l’intera Albania in un magnifico panorama naturalistico, ha prodotto alcuni tra i più ferali assassini nella lunga stagione della guerra civile, e poi ha generato — sovente si tratta delle medesime persone — i signori della droga che lungo la rotta balcanica veicolano lo stupefacente nel resto d’Europa. Di miglioramenti, nella
La vendita La sostanza era destinata in gran parte al mercato delle piazze nell’hinterland
prospettiva di entrare nell’Unione europea, l’Albania ne ha fatti e prosegue a farne, attirando anche investitori stranieri; due elementi però resistono a oltranza: una è l’endemica corruzione, l’altra l’intensità del «settore» delle droghe, «settore» in cui è stata registrata una crescita qualitativa esponenziale anche grazie al costosissimo ingaggio di chimici colombiani che insegnano come si aprono e gestiscono le raffinerie.