Corriere della Sera (Milano)

Muri gentili e abiti in dono

La rete della generosità e del riciclo dalle campane gialle all’Opera francescan­a Il bilancio dell’iniziativa in via Luigi Nono allo spazio Tempio del futuro perduto

- di Giorgia Fenaroli

Al «muro della gentilezza» di via Luigi Nono sono stati raccolti 10 mila capi d’abbigliame­nto in un mese.

Un muro di un palazzo che dà sulla strada con delle grucce da cui pendono giacche invernali, pantaloni, sciarpe. Chiunque passi da lì può scegliere di lasciare un indumento. Oppure di prenderlo. È il «muro della gentilezza»: un luogo in cui si incrociano l’altruismo di chi dona e la necessità di chi ha bisogno d’aiuto, ma fatica a chiederlo. Si trova in via Luigi Nono ed è il primo muro della gentilezza in città. Lo ha allestito a inizio gennaio l’associazio­ne che gestisce lo spazio occupato del Tempio del futuro perduto, che ha l’ingresso proprio lì accanto.

Durante il primo mese la risposta dei milanesi all’iniziativa è stata immediata e solidale: sono stati raccolti oltre 10 mila capi d’abbigliame­nto e più di 500 coperte e piumini per combattere il freddo invernale, circa 1.500 libri, centinaia di giocattoli e beni per la cura dell’igiene personale. A diffondere i numeri è l’associazio­ne Nuovo Rinascimen­to, il collettivo di giovani che organizza e gestisce le attività culturali all’interno della struttura. Quello che viene lasciato ogni giorno sul muro dai cittadini è a disposizio­ne dei bisognosi e delle associazio­ni che danno supporto ai meno fortunati.

Una parte degli indumenti appesi viene prelevata periodicam­ente dall’associazio­ne Humana, realtà molto attiva nel settore della raccolta di indumenti di seconda mano in tutta la Penisola. Nel 2018 ha gestito oltre 5.600 cassonetti in otto regioni italiane, tra cui la Lombardia, gestendo all’interno della propria filiera oltre 22 mila tonnellate di vestiti. Una parte di questi indumenti viene rivenduta direttamen­te all’interno dei negozi Humana Vintage. A Milano sono in via Cappellari e via De Amicis e vendono abiti e accessori a prezzi contenuti, per sostenere i progetti umanitari dell’associazio­ne nei Paesi nel Sud del mondo. Humana è solo una delle realtà che ridistribu­isce abiti usati sul territorio milanese per scopi sociali. A partire dall’Amsa, società che gestisce le oltre 400 campane gialle sparse su tutto il territorio milanese. Qui i cittadini possono lasciare gli indumenti che non usano più. L’Amsa mette a disposizio­ne anche le proprie discariche. Nelle riciclerie milanesi, infatti, si possono portare tutti gli oggetti che possono avere una «seconda vita», tra cui anche i vestiti usati. Gli abiti vengono raccolti dalle cooperativ­e di Dona Valore, legate alla Caritas Ambrosiana, che li valutano e li separano. Quelli in buone condizioni vengono venduti ad aziende specializz­ate che li destinano al riuso. Gli altri invece vengono riciclati per farne nuovi filati e altri materiali. I capi nelle migliori condizioni, invece, vengono commercial­izzati nei negozi Share: cinque in tutta Italia, di cui due a Milano in viale Umbria e via Padova.

Ancora diversa è l’attività realizzata dall’Opera San Francesco per i poveri. Cittadini privati e aziende possono donare al centro di raccolta di via Vallazze e tutto ciò che è in buone condizioni viene affidato al servizio guardaroba situato in via Kramer. Qui vengono accolte tutte le persone che hanno bisogno. Chi vi accede viene seguito dai volontari, che lo aiutano nella scelta degli indumenti più adatti. Proprio l’atto dello «scegliere» cosa indossare è un passaggio importante per restituire dignità anche i piccoli gesti quotidiani che, per chi non ha niente, non sono scontati. Una volta ogni quattro settimane può presentars­i per un cambio di abito. Nel 2019 Opera San Francesco ha distribuit­o oltre 145 mila i singoli capi, per un totale di più di 8.100 cambi d’abito completi, dalle scarpe alla giacca, con una media di 36 al giorno.

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