Medici di base in trincea «Superlavoro e triage ma servono protocolli»
L’appello: dateci indicazioni e attrezzature
Sono quasi le otto di sabato sera e la luce dell’ambulatorio del dottor Irven Mussi in via Palmanova è accesa. Le visite sono ancora in corso. «E anche domani (oggi, ndr) ho dato appuntamento a tre pazienti. Hanno le difese immunitarie basse, devo proteggerli». I medici di base hanno dovuto rivedere l’organizzazione degli studi, a causa dell’epidemia di coronavirus. Si va in ambulatorio solo dopo aver concordato col dottore data e ora, «anche in caso di urgenze». Niente folla nelle sale d’aspetto, per evitare la possibilità di contagi e tutelare soprattutto gli anziani e i malati cronici, ai quali il nuovo virus potrebbe creare seri problemi.
«Facciamo un triage telefonico per i casi gravi — racconta Mussi —, rimandiamo le visite rimandabili, con i colleghi di studio programmiamo gli appuntamenti in modo da non lasciare troppi pazienti insieme in sala d’aspetto. Se i pronto soccorso in questi giorni sono vuoti è merito nostro, che facciamo da filtro». Lamenta però la mancanza di mascherine e dispositivi sanitari che possano proteggere i medici di famiglia dal contagio di Covid-19. «Sono state distribuite nelle “zone rosse” e alle guardie mediche, a noi non ancora e sono introvabili. Ne avevo ordinate alcune su
Internet, ma il pacco ora è disperso e chissà se arriverà. Senza protezioni rischiamo di diventare bombe biologiche. E se “saltiamo” noi, che siamo il primo riferimento per i cittadini, salta tutto». Già oggi, dice, alcuni medici di base nell’Ats di Milano sono in quarantena. «Ricordiamo che nel frattempo continua anche l’influenza. Dobbiamo poter visitare le persone, capire che cosa hanno. Come facciamo senza mascherine, guanti, camici usa e getta?».
Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei medici milanese, rimarca la necessità di queste protezioni per i suoi colleghi. «Siamo imbufaliti. Non è ancora arrivato niente. Io sono riuscito a trovare una mascherina per miracolo in un negozio di antinfortunistica». Ricorda che nei primi giorni di diffusione del virus «siamo stati tempestati dalle chiamate, i cittadini volevano indicazioni, non sapevano cosa fare». Le linee guida elaborate dall’Ats di Milano per i medici di famiglia prevedono la possibilità di rinnovo delle ricette senza passare dagli ambulatori. «Il paziente chiama il dottore e si fa comunicare il codice per ottenere il medicinale dal farmacista — spiega Rossi —. A mio avviso si potrebbe abolire anche questo passaggio, per venire incontro agli anziani». Non è l’unico appunto che fa alla gestione dell’emergenza. «Sono mancati protocolli e indicazioni univoche».
Tutele Noi medici di base facciamo da filtro, ma abbiamo bisogno di mascherine per proteggerci dal rischio di contagio