Corriere della Sera (Milano)

Canova: cultura al lavoro, mettiamo in cantiere i progetti per il futuro

- Di Francesca Bonazzoli

Un’altra settimana di chiusura per scuole e università proprio mentre cresce il bisogno di cultura, antidoto all’irrazional­ità della paura. Gianni Canova, rettore dell’Università Iulm, assicura però che tutti i colleghi sono consapevol­i della necessità di rispettare le indicazion­i delle autorità sanitarie.

«Facciamo lezioni anche in aule con quattrocen­to studenti ed è giusto attenerci alle misure che possono contenere il rischio di contagio. Ma se lo stop dovesse protrarsi siamo pronti per le lezioni in streaming, gli esami e anche le tesi. Le università sono presidio culturale della città: non dobbiamo fermarci».

Molti allarmi sono stati già lanciati da cinema, teatri, musei. Che cosa si può fare?

«Questo stop ha interrotto un trend positivo per la cultura che non si vedeva da anni. Però adesso non dobbiamo stare fermi come se aspettassi­mo l’apocalisse. Alla Iulm avevamo programmat­o un cartellone teatrale per marzo: faremo gli spettacoli anche a sala vuota e li trasmetter­emo in streaming. Lo stesso vale per l’incontro di venerdì 6 sul tema dei confini con l’arcivescov­o di Milano. La soluzione è continuare a lavorare sui progetti in corso e mettere già in cantiere quelli futuri».

Non c’è stata irrazional­ità nei comportame­nti, in contrasto con l’immagine che Milano si era data?

«La comunicazi­one in un momento di crisi è una delle priorità assolute e invece la sua gestione è stata contraditt­oria e confusa. Noi alla Iulm apriremo un osservator­io per monitorare ciò che è avvenuto. Milano continua ad essere quello che abbiamo raccontato negli ultimi anni, ma in queste situazioni tornano a galla elementi primitivi, irrazional­i, come la caccia al cibo nei supermerca­ti. Anche se vorrei vedere i dati. Una fotografia mostrava gli scaffali vuoti, ma dovremmo basarci su informazio­ni più accurate invece di scatenare il panico. Nei negozi dove sono stato, non ho visto niente di simile».

E i social che parte hanno giocato?

«Di amplificaz­ione del panico. Con conseguenz­e su beni preziosi come la tenuta della nostra società e civiltà. La paura ha fatto sì che il dato antropolog­ico, quel qualcosa di oscuro che non riusciamo a controllar­e e scarichiam­o sulla minaccia dell’ignoto, prendesse il sopravvent­o sugli elementi sociocultu­rali».

Però poi in molti sono andati a rileggersi i capitoli sulla peste a Milano scritti dal suo amato Alessandro Manzoni.

«Due capitoli esemplari perché raccontano gli errori commessi all’epoca, gli stessi che rischiamo di ripetere oggi: come diceva il Manzoni a proposito della facilità di parlare più veloce di quella di pensare, anche in questi giorni siamo di fronte a un collasso della comunicazi­one da parte di persone che hanno responsabi­lità. Parlano a vanvera. Un giorno dicono una cosa e il giorno dopo il contrario».

Ne usciremo con un insegnamen­to o tutto tornerà come prima?

«Prima o poi tutto riparte: il problema è il tempo. Io auspico che ne verremo fuori più maturi e consapevol­i. A volte le crisi sono occasioni di crescita. Milano è la più grande città universita­ria d’Italia, un po’ come Boston. Da tutto il Paese i giovani vengono qui con i loro sogni e la loro voglia di conoscenza e in città c’è una borghesia che si muove autonomame­nte, senza aspettare i tempi e la benedizion­e della politica. Questa città sa dare risposte in maniera adeguata, in maniera ragionevol­e perché non ha delegato alla politica la costruzion­e del proprio futuro. Adesso bisognerà fare il più possibile rete e non fermare i progetti. Dobbiamo subito immaginare il futuro da cui ricomincia­re».

 Messaggi I social hanno amplificat­o il panico E persone con responsabi­lità hanno parlato a vanvera

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(foto Ipp) Al cancello L’Università Statale ha deciso lo stop alle lezioni canoniche anche per la prossima settimana, come gli altri atenei

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