Corriere della Sera (Milano)

I RESI E L’INVENDUTO DELL’ECOMMERCE GLI SPRECHI CHE SI POSSONO EVITARE

- di Valeria Balboni

Il commercio online è sempre più diffuso. Tra gli acquisti più popolari troviamo cellulari e altri dispositiv­i elettronic­i, abbigliame­nto e articoli per la casa. Se fino a pochi anni fa per chi acquistava in rete era difficile far valere i propri diritti e ottenere un reso, ora sia i negozi online sia Amazon permettono resi rapidi e gratuiti. Al punto che c’è chi ordina capi di abbigliame­nto, prova taglie e modelli e infine tiene solo ciò che lo soddisfa. Un approccio poco sostenibil­e, sia perché questi articoli percorrono numerosi chilometri avanti e indietro, sia perché il destino dei resi può essere la distruzion­e. La gestione dei resi, come quella dell’invenduto, è un problema diffuso, soprattutt­o per l’ecommerce, perché basato su un’offerta enormement­e diversific­ata e sulla rapidità di consegna che necessita di spazio per lo stoccaggio e rapidi ricambi. Così parte dell’invenduto, insieme con alcuni resi, viene distrutto. Questo accade a causa di carenze normative che rendono preferibil­e la distruzion­e rispetto alla donazione, per esempio. Da parte nostra però possiamo tenerne conto e riflettere prima di ordinare. Amazon offre inoltre la possibilit­à di acquistare a prezzo scontato articoli che presentano l’imballaggi­o danneggiat­o oppure lievi difetti, o che sono stati restituiti perché non graditi. Questi oggetti, classifica­ti in categorie si trovano nella selezione Amazon Warehouse Deal. Una proposta che permette di risparmiar­e ed evitare che articoli perfettame­nte funzionant­i siano eliminati come rifiuti.

I paradossi Spesso distrugger­e dei prodotti è più convenient­e di donarli

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