La serrata etica si allarga «Prevalga il senso civico»
Ristoranti e boutique, vetrine spente spontaneamente «Adesso è giusto far prevalere il dovere civico» Ma in questo momento tenere aperto è antieconomico
Chiusure «etiche». Chiusure di responsabilità. Decine di ristoranti, locali e negozi abbassano improvvisamente la saracinesca di loro iniziativa. Sui fogli appesi, i titolari scrivono di voler «incoraggiare i milanesi a stare a casa» e lanciare un messaggio per la salute pubblica: «Ci piace essere aperti. Alle cose, alle persone, alla vita. Eppure, oggi è giusto far prevalere il senso civico. Se tutto andrà per il meglio ci rivedremo per stare in compagnia dal 3 aprile», si legge ad esempio all’entrata delle «Cantine della Vetra» e ai ristoranti «Il Cestino», la «Taverna del Borgo antico», l’«Osteria delle corti», «Alchimia», «Cenere», «Hosteria della musica» e «Cormorano». Di analoghe iniziative per il «bene di tutti» si fanno portavoce il «Pasta d’Autore» di via Correnti, il «Faccio cose vedo gente» di via Fauchè e il take away di via Ferrante Aporti. Anche la lavanderia di viale Premuda aderisce e spiega la scelta: «Vogliamo dare il nostro contributo alla comunità».
Il fenomeno delle chiusure preventive, secondo Lino Stoppani, alla testa dell’associazione di categoria Epam di Confcommercio, «aumenterà in modo esponenziale nei prossimi giorni». Ma dietro alla chiusura c’è anche l’altra faccia della realtà: restare aperti, in questo periodo, comporta unicamente locali vuoti. «Contiamo sulle misure di sostegno. Se non danno la cassa integrazione, siamo finiti. Con i nostri nove locali abbiamo un giro d’affari sui 13 milioni l’anno, nelle ultime due settimane eravamo al 1520 per cento del fatturato. Abbiamo mandato i collaboratori in ferie e chiuso tutto», ammette Samuele Serra, titolare tra l’altro delle «Cantine della Vetra».
A Milano e provincia nel settore lavorano 92 mila dipendenti, e di questi circa un quarto sono precari «ma a rischiare sono anche i contratti a tempo indeterminato — fa presente Stoppani. Pesa, oltre alle ragioni di sicurezza e al costo del personale, l’affitto». In via Principe Eugenio, la trattoria «La ravaeLafava» ha iniziato a consegnare le cene gratuitamente a domicilio, che sono prenotabili anche via Whatsapp. «Dopo le 18 non possiamo fare servizio al tavolo, teniamo attiva almeno la cucina», dice Clarissa, la titolare. Nella contraddizione più assoluta, alcuni rider come «Glovo» ieri sera hanno continuato a consegnare fino a mezzanotte mentre «Deliveroo» e «Just Eat» avevano eliminato la possibilità di ordinare in differita (ma un ordine–test effettuato alle 20 era regolarmente in consegna 45 minuti dopo). Ancora, chi prova a fare la spesa online viene deluso: per «Esselunga» c’è da aspettare giorni, mentre «U2» e «Amazon prime» non prendono neanche gli ordini. Tutto quanto esaurito. «In questo lunedì, la città si è svegliata più vulnerabile, e dunque più responsabile e prudente. Siamo tutti chiamati alla pazienza, cui non siamo più abituati» dice Stoppani.