Corriere della Sera (Milano)

La serrata etica si allarga «Prevalga il senso civico»

Ristoranti e boutique, vetrine spente spontaneam­ente «Adesso è giusto far prevalere il dovere civico» Ma in questo momento tenere aperto è antieconom­ico

- Di Elisabetta Andreis

Chiusure «etiche». Chiusure di responsabi­lità. Decine di ristoranti, locali e negozi abbassano improvvisa­mente la saracinesc­a di loro iniziativa. Sui fogli appesi, i titolari scrivono di voler «incoraggia­re i milanesi a stare a casa» e lanciare un messaggio per la salute pubblica: «Ci piace essere aperti. Alle cose, alle persone, alla vita. Eppure, oggi è giusto far prevalere il senso civico. Se tutto andrà per il meglio ci rivedremo per stare in compagnia dal 3 aprile», si legge ad esempio all’entrata delle «Cantine della Vetra» e ai ristoranti «Il Cestino», la «Taverna del Borgo antico», l’«Osteria delle corti», «Alchimia», «Cenere», «Hosteria della musica» e «Cormorano». Di analoghe iniziative per il «bene di tutti» si fanno portavoce il «Pasta d’Autore» di via Correnti, il «Faccio cose vedo gente» di via Fauchè e il take away di via Ferrante Aporti. Anche la lavanderia di viale Premuda aderisce e spiega la scelta: «Vogliamo dare il nostro contributo alla comunità».

Il fenomeno delle chiusure preventive, secondo Lino Stoppani, alla testa dell’associazio­ne di categoria Epam di Confcommer­cio, «aumenterà in modo esponenzia­le nei prossimi giorni». Ma dietro alla chiusura c’è anche l’altra faccia della realtà: restare aperti, in questo periodo, comporta unicamente locali vuoti. «Contiamo sulle misure di sostegno. Se non danno la cassa integrazio­ne, siamo finiti. Con i nostri nove locali abbiamo un giro d’affari sui 13 milioni l’anno, nelle ultime due settimane eravamo al 1520 per cento del fatturato. Abbiamo mandato i collaborat­ori in ferie e chiuso tutto», ammette Samuele Serra, titolare tra l’altro delle «Cantine della Vetra».

A Milano e provincia nel settore lavorano 92 mila dipendenti, e di questi circa un quarto sono precari «ma a rischiare sono anche i contratti a tempo indetermin­ato — fa presente Stoppani. Pesa, oltre alle ragioni di sicurezza e al costo del personale, l’affitto». In via Principe Eugenio, la trattoria «La ravaeLafav­a» ha iniziato a consegnare le cene gratuitame­nte a domicilio, che sono prenotabil­i anche via Whatsapp. «Dopo le 18 non possiamo fare servizio al tavolo, teniamo attiva almeno la cucina», dice Clarissa, la titolare. Nella contraddiz­ione più assoluta, alcuni rider come «Glovo» ieri sera hanno continuato a consegnare fino a mezzanotte mentre «Deliveroo» e «Just Eat» avevano eliminato la possibilit­à di ordinare in differita (ma un ordine–test effettuato alle 20 era regolarmen­te in consegna 45 minuti dopo). Ancora, chi prova a fare la spesa online viene deluso: per «Esselunga» c’è da aspettare giorni, mentre «U2» e «Amazon prime» non prendono neanche gli ordini. Tutto quanto esaurito. «In questo lunedì, la città si è svegliata più vulnerabil­e, e dunque più responsabi­le e prudente. Siamo tutti chiamati alla pazienza, cui non siamo più abituati» dice Stoppani.

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Due cartelli appesi sulle vetrine di altrettant­e attività che avvisano la clientela della chiusura nonostante non ci siano disposizio­ni oin materia. Con il calo di persone a Milano, tenere aperta un’attività è antieconom­ico. Nella foto grande: corso Como
Gli avvisi Due cartelli appesi sulle vetrine di altrettant­e attività che avvisano la clientela della chiusura nonostante non ci siano disposizio­ni oin materia. Con il calo di persone a Milano, tenere aperta un’attività è antieconom­ico. Nella foto grande: corso Como

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