Corriere della Sera (Milano)

«Mai mollare»: la Lombardia che si inventa una vita in casa

Uffici svuotati, niente scuola, basta attività sportive. Ovunque si organizza la «resistenza» all’epidemia Lezioni con i prof in remoto e gare di cucina, gli adolescent­i scoprono un nuovo utilizzo del web E ovunque la solidariet­à non manca per aiutare chi

- alle pagine 8 e 9

Vigili per strada con l’altoparlan­te, numeri verdi con sostegno psicologic­o, universita­ri che ritirano farmaci e spesa per gli anziani, messaggi di speranza nei cantieri, pizze sospese per rianimator­i, vitto e alloggio gratis per medici e infermieri in prima linea: la Lombardia si reinventa per reagire all’epidemia.

Sette negozi, da piazza del Duomo alla Bovisa fino a Porta Genova: webcam esaurite nel giro di poche ore.

«I ragazzi vogliono collegarsi con più amici in contempora­nea, c’è una ondata di richiesta, osserva un commesso della Mondadori. La «seconda vita» sui social network inizia oggi, subito. Gli adolescent­i hanno smesso di protestare. In fretta hanno capito che per un po’ non potranno vedersi dal vivo, vista l’emergenza. Ma altrettant­o in fretta cercano soluzioni nel mondo virtuale. Moltiplica­no le video chat e le prolungano all’infinito.

Interi gruppi, sempre più grandi, in contatto via etere tra sfide, chiacchier­e, aperitivi e giochi. Schermi pieni di visi, tutti che parlano. Ognuno da casa propria. «Fa simpatia questo risveglio fantasioso messo in campo e viene una domanda — considera Serenella Banfi, psicoterap­euta —. La ricerca di socialità a tutti i costi non è anche un modo per esorcizzar­e il timore di restare soli?».

Le giornate si sono improvvisa­mente svuotate dalla scuola e dagli sport. Di fronte all’indicazion­e di non uscire più dall’oggi al domani, un certo scompenso è naturale. Loro reagiscono così. Tengono vivo lo scambio di relazioni ad ogni costo. «Rispettano le regole ma aggirano la paura, si incontrano virtualmen­te in gruppi, restano in contatto costante all’interno di video chat collettive che durano ore.

Si difendono da timori che sono contagiosi proprio come il pericoloso virus», osserva Chiara Lupo del Centro studi famiglia. Non sono abituati ad annoiarsi. Stanno imparando adesso ad aver pazienza, e non è un fatto banale. Loro ci provano così.

Nina Feraboli, 16 anni, liceale al classico Beccaria, assieme alle amiche ha organizzat­o una gara di cucina con tanto di preparazio­ne di plumcake torte e pasticcini in diretta, tipo «Masterchef», il reality televisivo degli aspi

ranti cuochi. Poi hanno postato le foto su un profilo creato

ad hoc su Instagram e una giuria di compagni (maschi), sempre in questa sorta di conference call, ha decretato il migliore. «Abbiamo sperimenta­to le lezioni da remoto con la prof di matematica e adesso usiamo le piattaform­e di gruppo», spiega Nina.

Isabella Sabatini, 24 anni, impiegata alla Fondazione Feltrinell­i, ha lanciato l’idea di un aperitivo da remoto, con tarallucci e vino, e l’hanno seguita in tantissimi: «Ci siamo ripromessi di farne uno ogni giorno per smorzare la tensione» dicono. Convergono per età e per quartiere, sul web invece che in piazza. Ieri erano in centinaia a commentare in diretta il concerto di Clementino, rapper napoletano che va per la maggiore tra i giovanissi­mi, mentre Jovanotti recitava sui social delle poesie.

Le iniziative per socializza­re aumentano di ora in ora, fanno concorrenz­a all’utilizzo dei videogame. Gli universita­ri di Uds (Unione degli studenti) annunciano ripetizion­i via Skype gratuite, altri studenti organizzan­o sessioni di ginnastica insieme, ma sempre da remoto.

Pochi quelli che approfitta­no per stare un po’ soli, ma qualcuno c’è. Scrive al Corriere

della sera un lettore sedicenne, Federico Bonetti: «In questi giorni sto leggendo molto, ho scritto, ho imparato a memoria il copione dell’Amleto di William Shakespear­e e il monologo finale in inglese del film Il grande dittatore, diretto e interpreta­to da Charlie Chaplin. Questo periodo di isolamento insegna a stare con se stessi. E a compianger­si il meno possibile, guardando invece avanti, e alla collettivi­tà che oltre il muro di casa, ci circonda».

La psicoterap­euta

«C’è una ricerca di socialità a tutti i costi per esorcizzar­e il timore di restare soli»

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Cena in videochiam­ata Rocco Vita, 20 anni, studente universita­rio iscritto in Statale, collegato online con le compagne Elisa, Consuelo ed Elena per la «cena da remoto»
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(foto Ansa) Il paesaggio Pedoni a passeggio sul viale della Liberazion­e deserto a Milano
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