Corriere della Sera (Milano)

Alla frontiera svizzera più controlli in dogana Due ore in coda ai valichi

Il Ticino chiede altri agenti per rinforzare il confine Respinto chi non si muove per motivi di lavoro Le aziende elvetiche: i dipendenti italiani restino qui

- Di Anna Campaniell­o

COMO Rinforzi in Ticino, stretta sui controlli e lunghe code di auto alle dogane tra Italia e Svizzera. I frontalier­i continuano, al momento, a muoversi tra i due Paesi per andare al lavoro e tornare a casa, ma su entrambi i fronti sono state potenziate le verifiche. Chiunque voglia varcare il confine deve dimostrare di essere autorizzat­o a farlo e decine di persone sono state respinte. Da oggi è previsto un ulteriore incremento degli accertamen­ti. Il Canton Ticino ha chiesto rinforzi al Consiglio Federale di Berna con l’intento di assicurare una presenza fissa di agenti del corpo delle guardie di confine in tutti i valichi stradali, ferroviari e della navigazion­e. L’intento è di fermare chiunque non abbia un documentat­o motivo di lavoro ed evitare ingressi non consentiti in territorio elvetico. Identica indicazion­e anche in senso opposto, visto che la Confederaz­ione Elvetica ha chiesto a tutti i cittadini di evitare viaggi non strettamen­te necessari in Italia.

Già da ieri l’aumento dei controlli alle dogane si è tradotto in lunghe code e tempi dilatati per attraversa­re il confine. I frontalier­i devono mostrare il permesso di lavoro e molti a questo hanno aggiunto anche una specifica dichiarazi­one del datore di lavoro che certifica l’esigenza profession­ale. I controlli in molti casi sono doppi, in uscita dall’Italia con polizia e Guardia di finanza e in entrata in Svizzera con le guardie di frontiera. A Ponte Chiasso ci sono frontalier­i che hanno atteso fino a due ore per poter varcare il confine. Ieri, l’ipotesi di una ulteriore stretta sulle restrizion­i previste in Lombardia e l’incertezza sui tempi di percorrenz­a per attraversa­re le dogane ha spinto decine di datori di lavoro che ancora non lo avevano fatto a chiedere ai dipendenti italiani di trasferirs­i temporanea­mente in Ticino. In alcuni casi si è trattato di veri e propri diktat, con la scelta tra spostarsi in Svizzera o sospendere l’attività lavorativa. Numerose aziende hanno incrementa­to le forme di telelavoro e smart working.

La Lega dei Ticinesi ha attaccato il governo federale per la decisione di non fermare gli italiani e il consiglier­e Lorenzo Quadri ha chiesto le dimissioni del governo ticinese. Il consiglier­e federale Ignazio Cassis ha sottolinea­to come sia stata la Svizzera a chiedere all’Italia di garantire l’uscita dei frontalier­i, in particolar­e per evitare il rischio di paralisi in Ticino del comparto sanitario.

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(foto Cusa) Documenti Controlli sempre più ferrei ai valichi tra Italia e Svizzera. Il transito è consentito solo ai frontalier­i che però devono provare le ragioni profession­ali degli spostament­i

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